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Il ponte della discordia
e sette abitanti contesi
da Venarotta e Roccafluvione

PONTE NATIVO, tratto di 150 metri che divide i due Comuni. Quattro case e pochissimi residenti, sul cui indirizzo c’è scritto "Venarotta-frazione Capodipiano", gravitano per praticità su Roccafluvione e vorrebbero farne parte definitivamente. C'è anche una petizione. Polemica tra i sindaci Fabio Salvi e Francesco Leoni
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I sindaci Fabio Salvi (Venarotta) e Francesco Leoni (Roccafluvione)

di Maria Nerina Galiè

Un ponte, o meglio un tratto di 150 metri, divide due Comuni sia geograficamente che politicamente. Si tratta di Ponte Nativo, tra Roccafluvione a Venarotta. Il primo tratto, partendo da Roccafluvione, ricade sotto Venarotta. Quattro case (nel vero senso della parola) e sette abitanti contesi tra i due paesi. Proseguendo, il ponte ridiventa di competenza di Roccafluvione in direzione Casacagnano. In ragione di una convenzione stipulata anni fa tra i due enti, Roccafluvione provvede alla pulizia di tutto il ponte e Venarotta gli riconosce 500 euro l’anno. I pochissimi residenti, sul cui indirizzo c’è scritto “Venarotta frazione Capodipiano”, gravitano per praticità su Roccafluvione e vorrebbero farne parte definitivamente. Per questo, circa due mesi fa, hanno firmato un’apposita petizione e presentata al sindaco Francesco Leoni di Roccafluvione il quale ha interessato Fabio Salvi, sindaco di Venarotta. I due ne hanno parlato quindi in modo informale. La conferma arriva da entrambi.

Salvi sostiene di aver recepito l’intenzione dei suoi concittadini, di cui peraltro era già al corrente da oltre un anno, e dato la sua disponibilità invitando però prima il collega ad un’attenta valutazione della questione, al fine di prendere una decisione condivisa e sulla base di studi di fattibilità. In seguito alla richiesta, invece, il Consiglio comunale roccafluvionese lo scorso 25 gennaio ha approvato all’unanimità e con “carattere di urgenza” l’assenso alla annessione dell’area interessata e trasmessa sia alla Regione Marche che al Comune di Venarotta. La Regione ha dapprima recepito la manifestazione di volontà sia dei cittadini che dell’ente locale disposto all’annessione ed ha chiesto quindi il parere del sindaco di Venarotta, utile ma non necessario per perfezionare la pratica. In un secondo tempo ha respinto la delibera, perché “carente della necessaria  documentazione”, intesa come l’accordo esplicito tra i due Comuni.

La manovra è diventata facile spunto per gli oppositori alla ricandidatura del sindaco Leoni, criticato sia dai alcuni suoi concittadini che dal collega di Venarotta. «Non mi è piaciuto il modo con cui è stata condotta l’operazione – dice Salvi – è un problema di correttezza istituzionale. Ero al corrente della volontà dei miei concittadini che ritengo meritevole di essere analizzata. E’ importante, ma di certo non urgente e non mi aspettavo, da parte di Leoni, che la portasse avanti così e proprio a ridosso della sua ricandidatura. Una simile decisione va presa con studi tecnici, ma anche pratici, alla mano. Potrebbero esserci, ad esempio, porzioni di territorio di Roccafluvione che sarebbe opportuno annettere a Venarotta. Ridisegnare i confini in maniera razionale. In ogni caso tengo a precisare che non sarò di ostacolo alla volontà dei residenti e per il loro bene mi attiverò nei modi e nei luoghi dovuti».

La posizione di Leoni è quella di avere semplicemente dato seguito alla richiesta delle sette persone, manifestando il consenso all’annessione per permettere alla Regione Marche di attivare il corretto iter procedurale. «Mi meraviglio che Salvi si sia scaldato tanto per così poco. Informalmente o meno, sapeva tutto».

 


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