di Walter Luzi
Carnevale di Ascoli. Ressa e risate. Maschere e ingorghi stradali. Viabilità in tilt fra le uscite di Marino del Tronto e Porta Cartara della superstrada Ascoli-mare e tutti i parcheggi sold out. Il sole di una eterna primavera richiama in centro una folla inverosimile, mai ricordata, per vedere da vicino, anzi, da dentro, questo incredibile, e unico nel suo genere, Carnevale ascolano. Ma toglietevi subito dalla testa di riuscire a vederli tutti i centoventicinque gruppi mascherati in lizza. Mission impossible. In Piazza del Popolo e nelle vie adiacenti ci si può spostare infatti solo in completa balia della autentica marea umana di spettatori e attori. Pubblico e maschere si mescolano e si fondono in una festa sfacciata come in pochi altri posti del mondo.
Come Offida e Castignano, per non andare troppo lontano. Perchè solo nel Piceno il Carnevale è una istituzione, nelle sue unicità. E così basta tuffarsi nella calca per ritrovarsi subito faccia a faccia con le maschere. Gli attori che fanno diventare attore anche te. Perchè al Carnevale ascolano dentro la gag ti ci tirano dentro. Volente o nolente. Qui funziona così. E così trovi la dottoressa Palmina che ti dà un’occhiatina alla funzionalità dell’attrezzo, oppure quello che “tira annanz’ ch li mà e ch’ li piè”. Benedetto dialetto asculà. Nelle battute è quasi sempre irrinunciabile (e sennò che Carnavale ascolano sarebbe?) ma anche, purtroppo, limite evidente per una godibile fruizione da parte dei tantissimi spettatori non autoctoni.
Chi non ha un amico indigeno al seguito per la spiegazione in italiano può sperare solo nei progressi della tecnologia. Vedrai che prima o poi la tirano fuori una app per la traduzione simultanea in cuffia. A proposito della tecnologia. I (meritati) spernacchiamenti a social e moderni aggeggi infernali multimediali si sprecano. Dall’ Influenzer a chi “zappe e se anche tu whatszappe” alla irriverente parodia dei troppi… incontinenti da post sui gruppi social. Politicanti e potere, come sempre gli obiettivi privilegiati della satira più tagliente. Dalle “racchemannate” alla “trattoria dell’arengo” fra gli altri, ma il capolavoro lo confeziona Marco Regnicoli con “vuò fa parte de la crema”.
Immagini a grandezza naturale degli esponenti più autorevoli della “crema” locale accanto ai quali è possibile posare, magari per una foto, infilando la propria testa in una sagoma. Una berlina volontaria pur di far parte, per un volta, della ristretta cerchia di quelli che contano. Ma il bello del Carnevale ascolano è che il più rappresentativo della “crema” è proprio lì, in prima fila, in carne e ossa. A ridersi addosso. Temi molto sentiti anche il centro storico che sta morendo e alcuni decori urbani natalizi (leggi ciammariche) rimasti indigesti, evidentemente, ai più. Non mancano gli appassionati di enologia fra cui “cantine spalancate” e la loro pruriginosa lista di vini double face, e gli immancabili nostalgici della riapertura delle case chiuse. In Piazza Arringo a contatto di gomito due gruppi storici del Carnevale ascolano. Con la parodia della leggenda del Ponte di Cecco e il credo di ogni tifoso “lu perdì ne lu vogghie sendì”.
Il Chiostro di San Francesco è riempito invece dai fan di Claudio Pizi & C. con “Chi è l’ultimo?”. Gag esilaranti in sala d’attesa in cui ogni spettatore può riconoscersi. Un altro dei tanti segreti del successo del Carnevale ascolano. Il frutto dell’inventiva, del senso dell’humor, e anche dei sacrifici, degli appassionati protagonisti, qualche volta vanificati da un dettaglio importante colpevolmente trascurato. Il server audio. Troppe infatti le postazioni con impianti di amplificazione inefficaci. Talenti mortificati da microfoni e decibel insufficienti. Gli amici abruzzesi della Compagnia Tradizioni Teatine, con i loro suoni, costumi e colori, sono un valore aggiunto.
C’è anche il sosia (impressionante la somiglianza) del dittatore nord-coreano Kim Jong-un arrivato ad Ascoli con i suoi missili e i suoi capricci. Molto applaudita la coreografia… metereologica sulle note di singing in the rain, annunciata dalla “Cappella dell’Ascensiò”, mentre anche la vetrina di un noto brand di biancheria intima sotto le logge di Piazza del Popolo si animava con un manichino molto ammirato dal pubblico femminile. Intanto si è fatto tardi e nella calca non ce se la fa più. Con questo sole oggi sono usciti proprio tutti, accidenti. Per fortuna martedì pomeriggio si replica.
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