di Adriano Cespi
Mesi di silenzio. Totale. Quasi assordante sul nome del candidato sindaco. Con l’ipotesi esternata pubblicamente di votare, addirittura, in un eventuale ballottaggio tra la Lega di Antonini e la lista civica di Celani, l’esponente di Forza Italia, in un’ottica antisovranista tanto cara all’ex deputato Pd, Luciano Agostini, e all’ex senatore Udc, Amedeo Ciccanti. Il Pd ascolano sembra fermo, bloccato, quasi paralizzato dalla sua incapacità di trovare un candidato sindaco credibile. E, così, in questa palude in cui l’intera coalizione di centrosinistra pare essere sprofondata, la candidatura forte, autorevole, e di alto profilo, arriva dall’esterno.
Da un comitato libero e spontaneo, che si riconosce, sì, nei valori tradizionali della Sinistra (democrazia partecipata e antifascismo), ma tenendo ben fermo il proprio profilo marcatamente apartitico. «Siamo qui – spiega Walter Sfratato, responsabile del comitato “Ascolto e Partecipazione” nel corso di una conferenza stampa convocata in tutta fretta, all’ora di pranzo, alla libreria Rinascita – per fare una proposta al centrosinistra. Proponiamo come candidato sindaco della coalizione Emidio Nardini, professionista di chiara fama, medico cardiologo all’ospedale Mazzoni (ora in pensione, ndr) molto conosciuto in città per la sua riconosciuta umanità oltre che capacità professionale, persona di alto profilo morale ed etico e lontana dalle logiche e dalle beghe dei partiti . Ieri sera l’assemblea ha ratificato questa scelta e ora aspettiamo che Pd, Leu e Ps ci rispondano». Nella sala riunioni (presente anche l’ex assessore regionale Antonio Canzian) parte spontaneo un applauso. «Voglio proprio vedere – aggiunge l’ex segretario comunale Pd, Giuseppe Pizi – cosa ci rispondono. E come motiveranno un eventuale no, perché con Nardini il centrosinistra non solo andrà tranquillamente al ballottaggio, ma sono sicuro che vincerà le elezioni. Con Nardini si potrà davvero porre termine a questi vent’anni di cattiva amministrazione di centrodestra.
Il programma? Quello lo si fa in tre giorni. Naturalmente noi non metteremo come prioritaria la vendita dello stadio Del Duca, ma penseremo principalmente a rilanciare la città, a ridare vita ad un centro storico quasi fantasma, a creare occupazione». Una candidatura, insomma, davvero autorevole quella di Nardini che, seppur privo di esperienza amministrativa, conosce tuttavia il funzionamento della macchina comunale per essere stato eletto, nel 2009, consigliere di opposizione alla prima giunta Castelli per la lista civica “La Primavera di Ascoli” d’appoggio all’allora candidato sindaco del centrosinistra Canzian. «Lo diciamo chiaramente – precisa Sfratato – la nostra è semplicemente un’offerta di una candidatura forte che facciamo al centrosinistra. Qualora dalla coalizione dovesse arrivarci un rifiuto, riuniremo di nuovo l’assemblea e lì decideremo cosa fare, ma credo che difficilmente andremo avanti da soli». Invitato al tavolo dei relatori, a quel punto Nardini si presenta e spiega il perché del suo Sì. Cominciando da un concetto, diventato poi il grido di battaglia della Sinistra anni 70, quel “Libertà è partecipazione”, che Giorgio Gaber ripeteva nei suoi concerti.
«Io provengo da una certa politica – sottolinea con una certa emozione Nardini – quella di tutti i giorni che vede nel lavoro, nella moralità, nell’impegno, nell’onestà, dei valori imprescindibili. La mia idea di politica è quella che il personale è politico, come dicevamo alla fine degli anni ’60. E proprio per questo, quando gli amici del comitato mi hanno fatto questa proposta di candidarmi a sindaco, non ho saputo dire no. Perché ritengo che la partecipazione sia importante. Oggi, purtroppo i giovani non vivono la politica come la vivevamo noi. Li capisco perché la politica è spesso sinonimo di carrierismo, disonestà, conquista di poltrone. Proprio per questo bisogna entrare dentro, partecipare, condividere, mettersi al servizio per contrastare chi invece si serve della politica, di quella che deve essere una casa comune, per fare i propri interessi e non quelli degli altri, dei cittadini».
Parole alte, concetti e ideali d’altri tempi. Che cozzano con la realtà di un centrosinistra spaccato al proprio interno, con un Pd, il primo partito della coalizione, diviso tra la componente moderata, che fa capo all’ex deputato Luciano Agostini, orientata verso l’antisovranismo targato Ciccanti-Celani, e quella più di sinistra, che si riconosce nella segreteria comunale, disposta a correre con un candidato Pd, o in subordine, come dichiarato, qualche giorno fa, dallo stesso ex sindaco, Roberto Allevi a Cronache Picene, «con un candidato sindaco di provenienza civica». La domanda, a questo punto, sorge spontanea: chi meglio di Nardini può rappresentare questo civismo?
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