di Stefania Mistichelli
Entra nel vivo il Progetto A.G.A.P.E. (Azioni generative di Accoglienza per Progetti Educativi) volto alla prevenzione della violenza di genere e alla promozione dell’inclusione degli alunni con disabilità, realizzato in collaborazione con la presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento per le pari ppportunità. Alla base della realizzazione del progetto, c’è la costruzione di una rete internazionale di scuole che promuovano interventi di sensibilizzazione della comunità studentesca sui temi della violenza di genere e dell’integrazione degli alunni. Scuola capofila nelle Marche è l’IIS Mazzocchi-Umberto I.
«Come Istituto – spiega il dirigente Nazario D’Amato – abbiamo aderito alla rete internazionale che comprende oggi 24 scuole che ha come capofila la direzione didattica Novelli di Monreale (Palermo) e siamo capofila della rete marchigiana, costituita insieme agli Isc don Giussani Monticelli di Ascoli, Lorenzo Lotto di Monte San Giusto (Macerata) e Ascoli Centro D’Azeglio. I destinatari vanno dai 9 ai 16 anni e, in particolare, coinvolgiamo un terzo superiore, due prime medie e due quarte elementari». La modalità scelta è quella della peer education. «Due docenti tutor per ogni scuola rappresentate nella rete – spiega la vice preside del “Mazzocchi” Manuela Marzii, una delle docenti referenti del progetto – sono state formate per guidare a loro volta i ragazzi nella peer education. La formazione è avvenuta prima a Roma presso l’Ucim, alcune di noi hanno partecipato anche al progetto della Nave della Lagalità, per poi proseguire la formazione ad Ascoli con la dottoressa Caterina Spezzano sempre dell’Ucim. Oggi si concluderà con Roberto Paoletti, con il quale metteremo a punto la performance conclusiva che si terrà il 31 maggio alle ore 17 al Palafolli. In quell’occasione, ogni insegnante formerà i suoi alunni per renderli in grado di diventare peer educator per i propri compagni di scuola. Quindi, dalla quarta elementare fino alla terza superiore realizzeremo un percorso sulle tematiche della violenza di genere e dell’esclusione sociale».
Macro obiettivo del progetto è promuovere le life skills dei ragazzi. «Con questa inziativa – spiega la docente Carol Carosi – si intende promuovere negli studenti le capacità relazionali e comunicative e qualità come l’empatia, che li aiutino a riconoscere e gestire le proprie emozioni e quindi rispettare gli altri. L’intero lavoro avrà ricadute nelle rispettive classi, visto che la rete di peer che rimarrà nelle scuole».
L’apprendimento cooperativo sarà lo strumento principale della fase finale di formazione. «Non si tratterà di lezioni “in aula” – dice Roberto Paoletti – ma sicuramente nel corso del laboratorio cercheremo di portare avanti l’apprendimento cooperativo, che dovrà coinvolgere insegnanti, studenti e, perché no, genitori. Infatti, nell’ottica dell’allargamento della comunità educante, coinvolgere i genitori permette loro di entrare nell’esperienza e non solo nei “fogli di carta”». «Un progetto che ho subito sposato – conclude la dirigente Valentina Bellini – perché credo molto sia nel metodo (in quanto penso che la peer education si collochi in posizione opposta rispetto al bullismo) sia nei temi affrontati della violenza di genere e dell’esclusione sociale. Inoltre si tratta di pratiche che non si fermano al progetto ma che diventano strumenti utili per la didattica quotidiana».
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