di Andrea Ferretti
Perdere 7-0 è roba da torneo amatori, al massimo Terza Categoria se però quel giorno la tua squadra si presenta in campo con meno di undici calciatori. Nella sua centoventenaria storia, l’Ascoli scoppole di queste proporzioni le ha date e le ha prese. Il 7-0 dell’11 settembre 1983 (prima di campionato) contro la Juventus ai tempi della Serie A fece scalpore. Ma mica tanto. Del resto, a parte i colori, in comune non avevano niente: erano di due pianeti diversi. L’Ascoli la settimana successiva vinse 4-1 al ”Del Duca” con l’Avellino dimostrando di avere carattere e potersela comunque battere con i pari grado. A essere comprensivi, quella di Lecce può essere definita una sbandata. Ma l’avversario va ringraziato per non aver infierito segnandone dieci di gol. Allucinante quello che si è visto allo stadio di Via del Mare. Ancora di più, rileggendo le dichiarazioni prepartita di Vivarini: “Coraggio, aggressività e idee chiare: voglio una prestazione di alto livello”.
Quello che fa riflettere più di tutto è la totale assenza di attributi di una squadra costituita da giovani, giovanissimi e finti veterani (tipo Padella e Troiano che erano in campo), la stessa che mesi fa, per una notte, si era perfino goduto un posto nella griglia playoff. Quella squadra, ebbene, non c’è più. C’è solo da salvarsi raggiungendo quota 40-42 al più presto. Tornando al carattere, restando negli ultimi 50 anni e non scomodando difensori di un altro livello rispetto agli attuali come Pagani, Colautti, Scorsa, Perrone, Zanoncelli, Aloisi e Cudini la domanda sorge spontanea: a Lecce sarebbe finita in maniera così umiliante se in campo ci fosse stata gente tipo Mengoni o addirittura Peccarisi? La risposta è no. Non solo, ma un Mazzone o un Sonetti, e forse anche un Cosmi, probabilmente sarebbero entrati in campo prendendo per il bavero qualche proprio giocatore. Manco questo. C’è stata una colossale strigliata nell’intervallo? Se sì, il risultato non è pervenuto.
Prendersela però solo con Vivarini è troppo facile. Un suo eventuale esonero giustificherebbe, da solo, lo sballato mercato di gennaio? Quello che ha portato ad Ascoli, sotto mentite spoglie di rinforzi, ragazzi come Iniguez e Chaja che la B potrebbero al massimo vederla in televisione. Un mercato di gennaio figlio di quello estivo, con idee abbastanza confuse come la decina di portieri passati per il “Picchio Village” fino a individuarne uno per affidargli i gradi di titolare, ma che non convince manco i compagni. Giunti a dicembre/gennaio, all’Ascoli mancavano tre puntelli. L’avevano capito anche i bambini: un portiere, un attaccante che sapesse fare gol e un centrocampista con caratteristiche simili a Troiano le cui qualità ed esperienza non si discutono, ma che certe volte va in affanno solo a salire le scalette del sottopassaggio. Come si è rimediato? Portando ad Ascoli Iniguez che manco lui si ricordava l’ultima volta che aveva giocato e Ciciretti che sarà bravissimo, ma che ad Ascoli ha finora dimostrato zero e che, soprattutto, non ha le caratteristiche del giocatore che serviva all’Ascoli.
Con una spesa minima (gettoni di presenza o poco più) Cacia sarebbe tornato a piedi e avrebbe segnato, anche con una gamba sola, quei 5-6 gol che all’Ascoli sarebbero stati sufficienti per rimediare al forfait di Ardemagni eterno infortunato, un attaccante che in B ha segnato oltre cento gol ma la cui carriera non brilla per continuità. A proposito di Ardemagni, altra domanda da rivolgere alla società e non solo a Vivarini: come si può schierare un giocatore così importante mezzo infortunato sapendo che poi rischia di bloccarsi per mesi come accaduto nel prenatalizio Ascoli-Brescia? A gennaio si è detto che Cacia è vecchio e magari pure logoro. Meglio allora questi baldi giovani (non tutti giovani per la verità) che da mesi non riescono a infilare due partite decenti e che a Lecce hanno messo alla berlina se stessi, una società, una storia, una città e un popolo bianconero diviso ora tra arrabbiati e offesi. Adesso è arrivato il ritiro punitivo. Ma le punizioni andavano applicate anche in altre occasioni. In quasi tutte le società, infatti, vige la regola (interna allo spogliatoio) che quando un giocatore viene espulso (e poi squalificato) per proteste o per motivi che non sono legati a normali falli di gioco, viene multato. Nell’Ascoli 2.0 questo non accade.
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