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Alberi monumentali sfregiati
«Fermate il “potatore folle”»

MONTALTO MARCHE - Valido Capodarca, censore dei grandi esemplari con libri fotografici, chiede di fermare gli interventi di taglio indiscriminati. Nella nostra provincia sono spariti negli anni la quercia de lu Cuccu a Ussita, quella di Villa Cimarella a Macerata e l'altra di Santa Cassella a Potenza Picena. Oltre al faggio di Montegemmo a Fiuminata. Il treeklimber Ottavio Mozzoni: «Dobbiamo solo gestire un patrimonio che non ha bisogno delle nostre cure ma di rispetto»
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Valido Capodarca

 

di Gabriele Censi

«E’ entrato in azione il potatore folle, fermatelo». L’allarme a tutti i sindaci delle Marche lo ha lanciato su Facebook Valido Capodarca a proposito delle potature indiscriminate in corso su alberi monumentali durante la stagione. «Il fenomeno – scrive Capodarca – sta assumendo le dimensioni di una vera e propria piaga d’Egitto. Arrivano da ogni angolo delle Marche e non solo, notizie e foto di alberi monumentali orribilmente deturpati dal potatore folle che, a quanto pare, sta agendo indisturbato se non già con la connivenza inconsapevole delle pubbliche amministrazioni. In alcuni casi, si tratta di alberi già inseriti nell’elenco della regione Marche. Sono querce presenti nei miei libri e ora miseramente mutilate».

Grande quercia di Urbisaglia massacrata dal “Potatore Folle”

Valido Capodarca 74 anni, marchigiano di Porchia, frazione di Montalto Marche, laureato in Lingue e Letterature Straniere Moderne all’università di Macerata è noto come autore dei primi libri fotografici sugli alberi monumentali, una passione nata 40 anni fa. Alla nostra regione ha dedicato “Alberi Monumentali delle Marche“.  In questa pubblicazione con 330 foto a colori, sono presentati e raccontati cento alberi di cui trenta sono della provincia di Macerata. La seconda quercia delle Marche, inferiore solo a quella di Passo di Treia, un paio di bellissimi e giganteschi pioppi, una robinia e perfino un ailanto. Tra gli alberi monumentali la Castagna de Menecola, in provincia di Ascoli, record regionale di circonferenza di fusto 11,57 metri. Giganti perduti sono stati definiti i 14 dei vecchi cinquanta alberi raccontati nel suo primo libro. Quattro di questi erano in provincia di Macerata. Non ci sono più la quercia de lu Cuccu a Ussita né la Quercia di Villa Cimarella a Macerata. Nel 2006 si è schiantata al suolo la Quercia di Santa Cassella a Potenza Picena. Scomparso il Faggio di Montegemmo a Fiuminata, Lu Faggiu de fifì, dal soprannome del suo proprietario, che fu anche sindaco di Fiuminata.

Roverella della A14 prima della potatura

Storie di esseri viventi tanto più longevi degli uomini ma che gli uomini non rispettano abbastanza secondo Valido che ricorda un episodio esemplificativo di tre anni fa:  «Mi stavo recando a Roma, per tenere una conversazione sui racconti dei reduci della Prima Guerra Mondiale. A farmi da autista c’era Giulio, un bravo ragazzo appassionato anche di alberi monumentali e approfittammo del tragitto per visitare qualche grande albero. Il primo fu la malandata “Quercia del dottor Betti”, situata dietro la fatiscente e abbandonata villa del celebre giurista camerte, alla periferia di Belforte del Chienti. La quercia è moribonda da almeno 35 anni, e in tutto questo tempo non ha mai voluto compiere nemmeno un passettino per passare dalla fase di moribonda a quella di morta.

Roverella della A14 dopo la potatura

Si pensi che i censimenti della Provincia del 2003 e della Regione del 2010 non l’hanno degnata di considerazione proprio per la sua scarsa aspettativa di vita, invece lei si prende gioco di tutti. Per intenderci, in 30 anni non è peggiorata di una virgola, sempre uguale. Anzi, la circonferenza che era di 4,97 metri nel 1984 quando la scoprii, ora è di 5,15.  Nel tragitto una pattuglia di carabinieri ci fermò per chiarimenti. Per spiegarmi tirai fuori una copia del mio libro  dove è presente la quercia del celebre giurista proprietario. Con mia gradita sorpresa, il maresciallo dichiarò non solo di di possedere il libro, ma di conoscere diversi degli alberi in esso raccontati, fra cui la quercia di Bozzolone, di proprietà del suo ex collega, maresciallo Bello, che lui ci annunciò morta e abbattuta. Prima di accomiatarci dopo aver controllato e registrato i nostri documenti, ci insegnò un metodo infallibile per rafforzare la salute di tutte le querce: tagliare tutti i rami. Guardai il maresciallo, e la mia espressione dovette essere alquanto perplessa, perché il sottufficiale si affrettò a precisare. “Ha presente come è fatta una quercia? Ecco: tutto quello che c’è al di sopra del tronco… zac,zac,zac, eliminare tutto! Così la quercia si rinvigorisce”. Arboricoltori e treeklimber, che avete sprecato anni dei vostri studi per imparare a curare gli alberi; che come acrobati da circo volteggiate fra i rami più sottili dentro le immani volte di giganteschi roveri a 30 metri da terra, stando ben attenti a non togliere un ramoscello più del necessario, avevate a disposizione una cura sicura per ogni quercia e non la sapevate».

Ottavio Mozzoni

Quercia Divina Pastora prima della potatura

A proposito di arboricoltori e treeklimber abbiano sentito la voce di un superesperto: Mr Green al secolo Ottavio Mozzoni: «E’ un fenomeno comune purtroppo, gli scempi sui grandi alberi fa più specie ma stiamo rovinando anche gli alberi comuni che sono il 99%.  Una guerra impari con operatori che utilizzano la motosega in modo improprio, a volte sono anche grosse ditte che ottengono grandi appalti comunali offrendo un servizio al ribasso. Si toglie la preziosa chioma agli alberi e la loro stabilità è messa a dura prova oltre a renderli più brutti. Gli alberi non hanno bisogno di cure, sono in grado di farlo da soli,  noi dobbiamo solo rispettarli e gestirli in ambito urbano, per evitare che cadano rami esclusi in testa alle persone»

Quercia Divina Pastora dopo la potatura

 


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