di Luca Capponi
Un momento che è entrato di diritto nella storia. E’ ben nota infatti, anche a chi conosce solo superficialmente la figura di Pier Paolo Pasolini, della passione che il grande scrittore nutriva per il calcio. Dai campi dei Prati di Caprara (Bologna) a quelli della periferia romana. Dai match improvvisati giocati in giacca e pantaloni a quelli ufficiali in divisa. Dentro e fuori dai romanzi, dalle storie, dagli articoli, dalla vita, dagli stadi.
Uno di questi, probabilmente a chiusura dell’amata galleria sportiva, fu il glorioso “Ballarin” di San Benedetto. Lì il poeta giocò nel settembre nel 1975 quella che a memoria dei biografi fu la sua ultima partita “pubblica” prima di morire il 2 novembre dello stesso anno.
Un incrocio tra due monumenti: il campo che ha fatto la storia dell’allora borgo marinaro e l’uomo del pensiero, dell’arte, della penna. Foto in bianco e nero che a osservarle oggi mettono una stretta al cuore. Per questo, e per tramandare un momento importante per tutto il Piceno (e non solo), prende vita “L’ultima partita di Pasolini”, documentario del regista Giordano Viozzi nato da un’idea di Francesco Maria Anzivino, autore del reading da cui tutto prende spunto.
Pasolini arrivò in città per giocare con la Nazionale Artisti, per un incontro sicuramente poco memorabile dal punto di vista sportivo ma nodale per tanti motivi. C’era un mondo che cambiava, irrimediabilmente, di cui il poeta aveva intuito già molte cose.
Le voci dei protagonisti della partita si alternano alle parole di critici letterari come Massimo Raffaeli), giornalisti (Valerio Piccioni), scrittori e musicisti quali Emidio Clementi e Pierpaolo Capovilla.
Il progetto, attualmente in fase di post produzione, è in cerca di sostegno: è possibile partecipare alla campagna di crowdfunding lanciata sulla piattaforma Eppela per l’acquisto di diritti su spezzoni di materiale d’archivio Getty Images e Istituto Luce.
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