Bepi Pillon nella sala stampa del “Del Duca” dopo il fischio finale (Foto Edo)
di Lino Manni
Un derby quello tra Ascoli e Pescara deciso dai “piedi buoni” bianconeri: Ninkovic e Ciciretti. Una vittoria di rigore sulla quale storce il viso Bepi Pillon, l’allenatore della squadra dei “diabolici” ed ora timoniere della compagine abruzzese: «Il primo rigore non c’era – dice in sala stampa – è stato una sorta di regalo, come per ripagare quello concesso alla mia squadra. L’arbitro non ha visto un fallo su Sottil e ha abboccato alla caduta di Ardemagni. In fondo la partita è stata equilibrata, ma decisa da episodi. Bene noi nel primo tempo mentre nella ripresa abbiamo sbagliato sulle palle in uscita. Troppi errori tecnici che hanno permesso all’Ascoli di rendersi pericoloso».
Mister, però il Pescara ha fatto ben poco per vincere la partita?
«Nella ripresa ci siamo allungati troppo e siamo andati in difficoltà. Quello che mi da più fastidio è che è stata una partita che poteva finire in parità ma che poi alla fine è stata decisa da episodi. Nonostante tutto questo nei minuti di recupero abbiamo avuto la grande occasione di pareggiare».
E’ stato applaudito per il suo ritorno al “Del Duca”.
«E’ sempre bello tornare ad Ascoli dove ho vissuto tre bellissime stagioni. Qualcuno si ricorda ancora di me ma la cosa che mi rode di più è quella di aver perso la partita. Ci manca una vittoria per assestarci nella zona playoff».
Sulla stessa linea di giudizio l’attaccante biancoazzurro Leonardo Mancuso: «Primo tempo giocato abbastanza bene; ripresa gara giocata a ritmi bassi da tutte e due le squadre decisa ancora da un episodio. Novantacinque minuti fatti di momenti dove devi essere bravo a sfruttare le occasioni. Certo il nostro è un campionato dai due volti: bene in casa, male in trasferta».
Nei minuti finali si è visto in campo anche l’ex Gaetano Monachello: «Ci può stare perdere ad Ascoli. Loro sono stati più bravi ad attaccare. Noi purtroppo nel finale il pareggio lo abbiamo solo sfiorato. Ma nel calcio è così: ci sono giocate che come la tocchi entra ed altre volte invece non ne vuol sapere».
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