di Martina Fabiani
Il world wide web, uno spazio virtuale infinito in cui tutti hanno uno spazio, in cui tutto trova spazio. Ed è proprio questo il punto perché, spesso, il tutto diviene sinonimo di troppo, di brutto, di sporco. Riccardo C. ha 56 anni e vive a Castel di Lama e le nefandezze di internet sono il suo pane quotidiano. Da circa dieci anni, infatti, Riccardo è volontario di “Meter Onlus”, associazione che si occupa di tutela dei minori e di lotta alla pedofilia e pedopornografia online. Quest’ultima nasce nel 1989 ad Avola (Siracusa) per volontà di don Fortunato Di Noto, oggi conosciuto a livello internazionale per la lotta e il contrasto alla pedofilia ed alle organizzazioni pedocriminali. «Circa dieci anni fa una mia ex fidanzata mi fece conoscere l’associazione – racconta Riccardo – all’inizio ero disinteressato, ma poi conobbi di persona don Fortunato durante una serata a Loreto, e da lì è partito il mio percorso da volontario». La Meter rappresenta ormai un punto di riferimento in Italia e nel mondo per la prevenzione del disagio infantile e la progettazione di interventi mirati ad un aiuto concreto alle vittime degli abusi sessuali.
Don Fortunato Di Noto
Riccardo svolge la sua attività da casa, di fronte al computer. Ci mostra una foto di un uomo nell’atto di scattarsi un selfie e nella didascalia si legge che è alla ricerca di ragazze giovani; guardando la foto più attentamente si nota uno specchio alle spalle dell’uomo, dove è riflesso il suo fondoschiena. «La cosa assurda è che una foto come questa non fa più notizia – confessa Riccardo – l’evoluzione è in negativo e su internet i contenuti sono ormai molto più espliciti. Adesso, per esempio, vanno di moda le bambine russe e brasiliane». Riccardo spiega come sul web ci si può imbattere sia in “pedofilia light” che in “pedofilia attiva”; nel primo caso viene semplicemente consumato materiale pedopornografico, nel secondo invece si parla di veri e propri predatori sessuali. «Noi facciamo volontariato investigativo nei siti, nei cloud, nei social, girovaghiamo nel web, siamo dei ficcanaso», afferma il volontario. È una attività di monitoraggio, talvolta di sensazione e di fiuto.
«Accendo il pc, apro Google e inizio a scrivere delle parole chiave – continua – se mi accorgo di qualche anomalia, faccio una segnalazione alla sede di Avola, dove procedono con ulteriori approfondimenti». Se si tratta di una segnalazione corretta, la questione passa poi nelle mani degli organi competenti. Tutte le informazioni raccolte vengono immagazzinate in un database che può essere consultato anche dalle forze dell’ordine. La Meter, infatti, collabora attivamente con il CNCPO (Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online) grazie ad un protocollo d’intesa con la Polizia Postale, siglato nel 2008, e con varie Procure italiane. Vi sono diverse sedi Meter sparse sul territorio nazionale, ma la regione Marche ne è sprovvista. «Sono diventato responsabile di zona – racconta Riccardo – propongo a tutti questa attività, ma non sono riuscito a reclutare nessuno». Per diventare volontario Meter basta compilare la domanda che si trova sul sito e gli operatori competenti faranno poi le opportune indagini per scartare possibli precedenti penali ed appurare che si abbia a che fare con una persona equilibrata.
Riccardo durante la sua attività di volontario
Riccardo spiega come oggi la pedopornografia sia diventata un business mondiale, arrivato quasi ad eguagliare quello della droga; foto scaricate da cataloghi reperibili su internet possono valere fino a mille euro. «Qualche anno fa, durante una perquisizione, hanno individuato un filmato che aveva come protagonista un bambino torturato e ucciso», racconta Riccardo. Si tratta di “snuff movie”, ovvero filmati in cui vengono rappresentate scene di tortura o di omicidio che si presume siano realmente accadute. «In alcuni casi abbiamo a che fare con persone malate o con una parafilia – continua Riccardo – per altre è una questione monetaria». Come si reagisce ad immagini di questo tipo? «Credo di essere preparato mentalmente – afferma il nostro volontario – ho sviluppato con il tempo una sorta di “coscienza cinica”. Vedo qualcosa di osceno, e mi rendo conto che lo è, ma non si ripercuote sulla mia vita personale».
I volontari Meter agiscono sia nel “Clear Net” che nel “Dark Web”. Il primo è quello “pulito”, indicizzabile tramite Google. Il secondo, invece, è raggiungibile tramite un software chiamato “Thor”, variazione di Firefox. Thor riesce a delocalizzare l’ip – che risulta sempre sopra l’equatore – rendendo impossibile capire dove si trova l’utente. Sul Dark Web ogni indecenza e perversione è esacerbata, resa estrema. «Qualche tempo fa ho segnalato un sito nel Deep Web dove comparivano foto di neonati con cordone ombelicale ancora attaccato, adagiati sul telo verde di una sala parto in posizioni strane» racconta Riccardo. I volontari Meter non sanno esattamente quante delle loro segnalazioni si rivelano corrette. Ogni anno, però, l’associazione pubblica sul proprio sito un report annuale.
Il volantino della “Giornata bambini vittime della violenza, dello sfruttamento e dell’indifferenza, contro la pedofilia”
La Meter si occupa anche di fare informazione nelle scuole affinché sia i ragazzi che i genitori siano educati all’utilizzo dei social e delle nuove tecnologie. Inoltre, Riccardo si trova spesso a distribuire volantini nelle chiese per sensibilizzare al tema, ma non sempre trova la porta aperta.
«Trovo paradossale che il fondatore della Meter sia un prete e i maggiori oppositori sono spesso i suoi colleghi – confessa indispettito il volontario – in alcune parrocchie mi è stata vietata l’affissione dei volantini perché ritenuti non pertinenti». È accaduto, ad esempio, qualche anno fa a Castel di Lama e a Brecciarolo. Un riscontro positivo invece lo ha ricevuto a Pagliare, Colli del Tronto e ultimamente anche a Castel di Lama. Oggi, 5 maggio, ricorre la “Giornata Bambini Vittime della violenza, dello sfruttamento e dell’indifferenza contro la pedofilia2, promossa da Meter Onlus e con il patrocinio del Senato e della Camera e l’adesione di numerose associazioni laiche e religiose, di centinaia di parrocchie, scuole e famiglie per incoraggiare a perseverare con tenacia nell’azione in favore dei piccoli, dei deboli e degli indifesi.
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