«Rinnovare il 9 maggio il ricordo di tutte le vittime del terrorismo e delle stragi non è solo in ossequio ad una legge dello Stato (la numero 56 del 2007), ma è soprattutto un modo perché non sbiadisca nel sentire generale il senso di quei fatti, il valore di quegli uomini e quelle donne che, nella gran parte dei casi consapevolmente, intrapresero battaglie di civiltà e di legalità sapendo di correre gravi rischi». E’ il pensiero del sindaco Pasqualino Piunti alla vigilia della giornata simbolo per ricordo delle vittime della stagione che insanguinò l’Italia tra gli anni ’70 e ’80 del secolo scorso.
«La data del 9 maggio (giorno del ritrovamento del corpo senza vita di Aldo Moro, era il 1978, ndr) è stata scelta come simbolo di questa commemorazione perché fu in quel giorno che si verificò una delle stragi terroristiche più impresse nella memoria di noi italiani, lo sterminio della scorta di Aldo Moro e il rapimento del presidente della Democrazia Cristiana.
Il sindaco Pasqualino Piunti (foto Vagnoni)
Ma furono centinaia le vittime di quella sciagurata stagione della nostra storia, un’epoca di follia ideologica che si è lasciata dietro una scia di lutti e di pianto giunta fino a noi. Il terrorismo – prosegue Piunti – ha assunto negli anni forme diverse ad ogni latitudine, come purtroppo ci dicono le cronache quotidiane. Ma è possibile individuare un filo conduttore comune che supera i confini geografici e le motivazioni ideologiche: ovunque il terrorismo dispieghi i suoi effetti mortali, trae energia dall’obiettivo di seminare morte e distruzione, gettare nel panico le comunità colpite per tentare di sovvertirne gli ordinamenti costituiti.
Quando questi ordinamenti sono ispirati al principio di libera convivenza civile, quando grazie ad essi nessuno può sentirsi superiore alla legge formatasi sulla base del consenso popolare, il terrorismo si fa strumento spietato del tentativo di abbatterne il carattere democratico per istituirne di autoritari e liberticidi. Ricordare – conclude il sindaco – le vittime degli atti terroristici significa dunque ribadire la nostra adesione ai valori di libertà e democrazia, da non considerare mai come acquisiti ma da custodire e tramandare anche non dimenticando chi è morto per difenderli».
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