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Whirlpool, vigilia di fuoco
Comunanza con il fiato sospeso

ROMA - Domani il nuovo faccia a faccia al Mise tra Di Maio e i vertici dell’azienda. Saranno presenti le Rsu del sito piceno. Oggi il vice premier, in un video, ha firmato gli atti d'indirizzo per la revoca degli incentivi previsti nell’accordo quadro per il triennio 2019-2021, qualora questi venissero disattesi con la vendita di Napoli
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di Maria Nerina Galiè

Soffia vento di tempesta sulla vertenza Whirlpool con al centro lo stabilimento di Napoli e che sempre di più rischia di trascinarsi dietro tutti i siti produttivi italiani. O almeno i più “deboli” e cioè maggiormente bisognosi degli ammortizzatori sociali, tra cui quello di Comunanza. Per il Ministro Lugi Di Maio Il sito campano è “destinato alla chiusura” (lo ha detto chiaramente al tavolo del 4 giugno scorso). Negli obiettivi dell’azienda si profila invece “la vendita con la salvaguardia dei volumi occupazionali”. Vendita comunicata a sorpresa ai sindacati il 31 maggio e diversa dagli investimenti di 17 milioni euro compresi nel piano industriale 2019-2021 per rendere il sito campano polo europeo delle lavatrici. Domani alle 17 se ne riparlerà nella sede romana del Ministero per lo sviluppo economico. Ma lo scambio di “battute” intercorse oggi tra il vice premier e l’azienda hanno odore di scontro. In un durissimo video affidato al suo profilo social Di Maio ha affermato che «è finita l’epoca in cui le multinazionali firmano accordi, prendono i soldi dallo Stato e poi fanno quello che vogliono. Le aziende, gli imprenditori e i lavoratori italiani meritano rispetto. Revoco i finanziamenti alla Whirlpool se non manterrà gli impegni presi». Si parla di 27 milioni di euro di cui 15 per Napoli, in parte già erogati in ammortizzatori sociali da ottobre 2018. Di Maio poi, in diretta, ha firmato gli atti di indirizzo al Ministero del Lavoro, dello Sviluppo economico e ad Invitalia, per dare il via alla procedura se l’incontro del 12 giungo non darà l’esito atteso. 

L’azienda in una nota risponde di essere rammaricata, afferma di  “non aver proceduto ad alcuna disdetta dell’accordo siglato” e ribadisce che “non intende procedere alla chiusura del sito di Napoli, ma è impegnata a trovare una soluzione che garantisca la continuità industriale e i massimi livelli occupazionali del sito. E “riconferma la centralità dell’Italia e la volontà di continuare a lavorare con tutte le parti coinvolte per trovare una soluzione condivisa. Nel corso dell’incontro al Ministero previsto per domani 12 giugno – conclude la nota  – auspichiamo di poter iniziare il percorso con le istituzioni presenti e le organizzazioni sindacali volto a risolvere la vertenza”.

L’atmosfera è molto tesa dunque e lo è anche a Comunanza dove i dipendenti da anni lavorano al 50 % delle ore e da gennaio 2019, in ragione degli accordi “disattesi”, lo Stato paga loro il 60% dello stipendio che perdono. Al momento né i rappresentanti sindacali né il sindaco Alvaro Cesaroni, che si è fatto portabandiera del rinnovo di un piano aziendale sostenibile, si sentono di fare previsioni e, tanto meno, commenti.  

 


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