Coppa Teodori 1969: Mauro Nesti su Tecno F.3 alle sue prime apparizioni in salita
di Giorgio Tabani
«La velocità […] è piacevolissima per sé sola, cioè per la vivacità, l’energia, la forza, la vita di tal sensazione. Essa desta realmente una quasi idea dell’infinito, sublima l’anima, la fortifica, la mette in una indeterminata azione, o stato di attività più o meno passeggero. E tutto ciò tanto più quanto la velocità è maggiore». Così Giacomo Leopardi scrive nello “Zibaldone”. Lo sport automobilistico ha origine dall’istinto dell’essere umano di confrontarsi con sé stesso e con le proprie realizzazioni. La Coppa Paolino Teodori ha visto concorrere centinaia e centinaia di appassionati piloti, locali e non, insieme a grandi campioni tutti accomunati da un’intensa passione.
“Gianfranco” pronto per la partenza a bordo della sua Abarth Osella
Franco Bernabei, romano, è il vincitore della prima edizione, nel 1962. «In quel periodo ero reduce da un grave incidente subito nel GP di Pescara dell’agosto del ’61 dove avevo centrato una casa con una Giaur, rischiando di chiudere con l’automobilismo. Mi ruppi tre vertebre e sono stato ingessato a lungo. Per riprendere con le corse, la salita di Ascoli fu l’occasione giusta e con gli amici Antoniucci e Ridolfi, e grazie ad una monoposto De Sanctis avuta in prestito riuscii addirittura a vincere, anzi ci portammo a casa tutto il podio dell’assoluta. Fu come una scampagnata tra amici, da considerare quasi goliardica. La ricordo ovviamente con molto piacere perché per me fu come l’inizio di una seconda vita sportiva. Ho in mente la partenza dal centro città, dove al via mi pattinarono notevolmente le ruote motrici, poi ripresi la macchina e salii bene su un ottimo percorso, per quei tempi da considerare bello e largo».
Pietro Laureati, pilota nella prima edizione e per le successive 18. «C’era una grande partecipazione di pubblico e la passione della gente era fortissima. Il clima tra noi piloti era sempre molto cordiale. Avevo molti amici tra i piloti […]. Mi preparavo soltanto sui tratti essenziali del tracciato, il resto veniva di getto. Il mio modo di fare andava bene sui percorsi lunghi in cui c’è molto di improvvisazione. La cura dell’auto si riduceva alla messa a punto nel corso della mattina, appena prima della partecipazione alla gara. Mi presentavo con il mio carrello, preparavo l’auto, accendevo il motore e davo gas. Non badavo al peso della benzina come altri piloti; per me bastava che la lancetta segnasse la quantità necessaria».
Coppa Teodori 1996: il vincitore Fulvio “Ricki” Braconi
Gianfranco Trombetti di San Severino Marche (Macerata) vinse l’edizione 1974. «Ascoli mi piaceva moltissimo, avevo partecipato tre anni prima con un’Alfa Romeo GTA 1600, arrivando terzo di classe. In quella gara del ’74 prima di me saliva Domenico Scola, e subito dopo l’arrivo mi si avvicinò dicendo… caro amico, mi dispiace, ho fatto una corsa impeccabile, oggi ti ho battuto!… Io avevo volato e rimasi zitto, infatti quando comunicarono i tempi rimase sbalordito perché gli avevo rifilato dieci secondi. Quando ero arrivato in cima ero veramente soddisfatto, ero riuscito a non fare nemmeno una sbavatura. Il percorso medio-veloce era proprio per i miei gusti, mi caricavo sui tratti veloci. Per me fu una grande soddisfazione, la considero importante come qualche gara vinta in pista, anche perché in quel periodo non avevo ancora raccolto grandi risultati, ed oltretutto avevo un motore Abarth che non era il massimo».
Mauro Nesti, pistoiese di Bardalone, ha raccolto più di 200 vittorie assolute in Italia e in Europa, oltre a venti titoli tricolori e nove titoli europei. «Ricordo che in un’edizione si era rotto il motore nelle prove, mi hanno portato da casa un motore, l’abbiamo sostituito di notte per poi vincere la domenica; per quei tempi erano belle imprese […].Tanti si chiedono se c’era qualcosa di particolare per cogliere così tanti successi. Niente di tutto questo, io mi dedicavo pienamente alle corse, non certo come andare a prendere il sole al mare, imparando i percorsi alla perfezione come andavano studiati, per andare forte e non farsi male. Fin dalla linea di partenza sapevo mettere le ruote come dove e quando. […] Prediligo ricordare i percorsi rimasti immutati nel tempo, ma mi rendo conto che per varie motivazioni si sono succedute tante modifiche su queste strade in salita. Ricordo che quando si fece per la prima volta la Piagge-San Giacomo, assieme all’allora direttore dell’Automobile Club Cenciarini, facemmo un bel lavoro sistemando sulle curve alte le cunette, riempiendo le fossette per non danneggiare le nostre vetture. Una bella collaborazione per un lavoro fatto con il cuore».
Fulvio Braconi di Arezzo: vincitore di quattro edizioni consecutive della Coppa Paolino Teodori, dal 1996 al 1999. «Ho tanti bellissimi ricordi della gara, della zona, della gente, ma quello che più è rimasto nel mio cuore è il fan club che si era creato in città e che mi dava lo stimolo a non saltare mai l’appuntamento della corsa ascolana. […] Le gare a due manches le ritengo veramente stressanti, ti può fregare la pressione psicologica tra una salita e l’altra. Come percorso quello di adesso non si discute, ma ad esempio quando correva mio fratello con la versione a salita unica con partenza dalle Piagge, era indubbiamente un percorso di grande qualità. Personalmente non riesco ad avere una predilezione per una soluzione o l’altra, nel caso di Ascoli si possono definire ottime tutte e due».
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