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Kevin Spacey torna in scena
grazie al marchigiano Tinti:
«Gli ho scritto, mi ha risposto subito»

LA PERFORMANCE dell'attore che a Roma ha dato voce al Pugilatore ha fatto il giro del mondo. Il progetto e i testi sono del critico d’arte e poeta di 39 anni, nato a Jesi e cresciuto a Senigallia: «Probabilmente ha visto contenuto, solidità, valore nella mia idea ed è rimasto appassionato»
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Kevin Spacey accanto al Pugilatore a riposo

di Marco Benedettelli

È stato il poeta marchigiano Gabriele Tinti a riportare in scena Kevin Spacey. L’attore americano premio Oscar non si esibiva al pubblico da due anni, silenzio rotto lo scorso venerdì a Roma, a palazzo Massimo del Museo Nazionale Romano, quando Spacey si è affiancato alla statua del Pugilatore a riposo, attribuita a Lisippo, e ha recitato cinque testi sula boxe scritti da Gabriele Tinti, critico d’arte e poeta di 39 anni, nato a Jesi e cresciuto a Senigallia dove tuttora insegna letteratura nelle scuole. In una performance, ideata dallo stesso Tinti, che si è rivolta a un ristretto pubblico.

La notizia in poche ore ha fatto il giro del globo, rimbalzando sulle pagine culturali di arte e spettacoli dei più prestigiosi siti di news. Dal New York Times al El Mundo, dalla Cnn alla Bbc a Le Parisien e The Indipendent e via così.
A destare interesse è stato il ritorno sulle scene di Kevin Spacey dopo due anni di assenza. Tanto più con un artista come Gabriele Tinti, dal lungo curriculum, prestigiose collaborazioni ma che non ha la notorietà di un esponente dell’establishment culturale. Kevin Spacey si era ritirato dalla recitazione a seguito di un fatto di cronaca accaduto in pieno #MeToo, il movimento di ribellione ai casi di molestie e aggressioni sessuali negli ambienti di lavoro scaturito col caso Harvey Weinstein. Nel 2017 l’attore di American Beauty e Seven aveva subito la denuncia da parte d’un cameriere di un bar di Nuntucket per molestie e aggressione sessuale, accuse deposte a fine luglio dal procuratore del Massachusetts.

Kevin Spacey e Gabriele Tinti (foto di Mauro Maglione)

Scagionato dunque da qualche settimana, Kevin Spacey ha affidato la sua ricomparsa ai versi del marchigiano Gabriele Tinti prestando la sua voce al Pugilatore di Lisippo, statua antica che rappresenta un guerriero assorto in un enigmatico momento di riposo. Tinti, di certo molto soddisfatto, racconta così la inaspettata vicenda. «Ho contattato Kevin Spacey lo scorso anno, via mail. Lui mi ha riposto subito, dimostrandosi molto interessato al progetto di dare voce a una statua antica. Ci siamo incontrati negli Stati Uniti per studiare la performance, finché ci siamo accordati sulla esibizione del 2 agosto a Roma, quando lui è venuto appositamente in Italia». Tinti lavora sul rapporto fra poesia e boxe ormai da tempo e non è la prima volta che coinvolge attori di calibro nelle sue esibizioni dedicate a questo mondo. Franco Nero, Joe Mantegna, Robert Davi, Alessandro Haber sono alcuni degli artisti con cui il poeta senigalliese ha già collaborato. Fino al recente exploit. «Kevin Spacey si è rivelato un attore molto appassionato, attento, si è preparato alla lettura con grande determinazione». Singolare, viene da chiedersi, che una stella del cinema abbia deciso di riaffacciarsi alla scena pubblica e rompere il silenzio in una performance così particolare. «Dovete chiederlo a Spacey, e non a me, il perché ha detto sì alla mia proposta piuttosto che ad altre che magari gli stavano arrivando. Probabilmente ha visto contenuto, solidità, valore nella mia idea ed è rimasto appassionato. Oltre che star del cinema, è attore di formazione shakespeariana . Le centoventi persone del pubblico sono rimaste incantate dalla sua lettura che Spacey ha ripetuto in un bis improvvisato per le tante persone rimaste fuori sala, nel cortile del museo. Ora sto ricevendo telefonate da ovunque, per commentare questo successo».


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