di Luca Capponi
Ferragosto e l’abbraccio ai monti. Alla ricerca di bellezza e fresco. Sebbene l’afa, almeno per un giorno, abbia allentato un po’ la morsa. Ma la calamita della montagna attrae ancora. Nonostante tutto. E poco importa se per una volta il capoluogo, Ascoli, sia apparso un po’ in sofferenza a livello di affluenza al cospetto di un entroterra che ha invece registrato il sold out. Il primo vero, forse, dopo quel maledetto spartiacque chiamato sisma. Questa è la strada.
Dal Lago di Gerosa al Santuario dell’Ambro, da Foce di Montemonaco a Montegallo fino a Spelonga di Arquata ed Acquasanta: in mezzo ai prati o in riva al fiume per campeggiare e godersi una giornata all’aria aperta, tra musica, giochi ed un bagno ritemprante. Fascino ancestrale di questi monti, Sibillini e Laga, che non deludono mai. Difficile, per non dire impossibile, trovare un posto libero o avvicinarsi a ristoranti e locali, tutti uniti dal ritornello “tutto esaurito”.
Due esempi su tutti; la stessa Foce, rampa di lancio per tanti escursionisti, meravigliosa frazione ferita dal terremoto, è stata letteralmente presa d’assalto sin dalla mattinata da chi era diretto al Lago di Pilato o da chi, più semplicemente, ha scelto il Piano della Gardosa per rilassarsi e godere di un panorama unico.
Stesso refrain nella vicina Montemonaco, altro comune che ha vissuto tante difficoltà legate al sisma. A Ferragosto è sembrato di essere tornati indietro nel tempo, con l’odore di buono del mitico forno alle porte del paese che si mescola al profumo dei fiori, in un piccolo centro storico di gran pregio che sembra finalmente rinascere. Tra i siti da segnalare, la chiesa di San Biagio aperta al pubblico così come il Museo della Sibilla, fruibile gratuitamente con la sua messe di storie e leggende dedicate al territorio della misteriosa maga.
Anche nei dintorni di Ascoli è andata così. Colle San Marco con solita e prevedibile invasione di tende e persone sul pianoro, mentre nella vicina San Giacomo situazione più “vivibile” ma di buona affluenza. Da lì, d’altronde, oggi si vedeva il mare Adriatico tanta era la chiarezza dei colori. Uno spettacolo davvero impagabile.
Non si può usare lo stesso termine, invece, per quanto di peggiore mostrano gli umani in tali occasioni. Braci ancora in parte accese, rifiuti abbandonati, sigarette buttate a terra, poco rispetto per i luoghi. E soprattutto sfregi che non andrebbero commentati ma su cui è difficile non esprimersi. Guardare per credere cosa hanno fatto alla statuina della Madonna che chi ha percorso almeno una volta il sentiero tra il bosco di Piagge e San Marco ha sempre incrociato lungo il cammino: distrutta, nel soqquadro generale che qualche mente instabile ha creato sul posto nelle ultime ore, visto che fino a qualche giorno fa tutto era in ordine. La speranza è che il nuovo aumento delle temperature influisca sulla psiche di questi soggetti mandandogli in tilt i neuroni al fine di un rinsavimento altrimenti difficile da presagire.
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