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Personale per i Comuni del cratere,
esplode l’ira del sindaco Petrucci

ARQUATA DEL TRONTO - In ballo ci sono 200 persone a tempo determinato destinate agli enti locali colpiti dal sisma. Il primo cittadino: «Non è possibile ridiscutere i criteri già decisi, alle Marche va il 62% dei posti»
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Proprio alla vigilia del terzo anniversario del drammatico sisma del 2016, il sindaco di Arquata Aleandro Petrucci sbotta di nuovo dopo l’esito della riunione della cabina di coordinamento svoltasi giovedì pomeriggio a Roma. «Non è possibile rimettere in discussione ogni volta quanto già deciso all’indomani del sisma», tuona il sindaco in merito alle 200 unità di personale aggiuntive a tempo determinato previste per gli enti locali del cratere.

Aleandro Petrucci (Foto Andrea Vagnoni)

«Le quote sono state assegnate in base all’entità e
all’ampiezza del danno riportato da ciascuna Regione coinvolta dagli eventi sismici – dice Petrucci – e alle Marche è stata attribuita la percentuale del 62% in un’ordinanza che risale al
2016. Non è pensabile rimettere ogni volta in discussione quanto gia’ stabilito – aggiunge il sindaco – perché si rischia di allungare ulteriormente i tempi della ricostruzione; ma
soprattutto non e’ pensabile rimettere in discussione il contingente di personale e le risorse economiche assegnate alla Regione Marche che indubbiamente è quella piu’ gravemente
danneggiata dal sisma».Ma che cosa è successo? La richiesta di una revisione delle quote di ripartizione del personale, fa sapere il sindaco di Arquata, è stata avanzata dalla Regione Abruzzo oggi fortemente critica nei confronti di quel 10% attribuitole dall’ordinanza: «La ricostruzione sembra non essere più una priorità – conclude Petrucci. – Ci si perde in discussioni inutili invece di fare passi avanti per restituire alle popolazioni e ai territori colpiti la dignità’ che meritano. La Cabina di coordinamento tornerà’ a riunirsi martedì’ e annuncio da subito l’assoluta indisponibilità’ a nome dei Comuni marchigiani colpiti dal sisma a discutere e quindi rimettere in discussione le ripartizioni già’ precedentemente condivise e stabilite».

rp


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