di Walter Luzi
E’ arrivato in jeans, zainetto in spalla e il solito sorriso sornione. Portachiavi penzoloni ornato dall’immancabile mini pallone. Cristiano Militello è questo. Basico, ma straordinariamente acuto. E’ venuto a San Benedetto a presentare il suo libro Cartelli d’Italia. Piccola enciclopedia di avvisi assurdi, errori bestiali, insegne strampalate e scritte divertenti raccolte in tutta la penisola. Trecentosettantacinque pagine di risate tratte da quotidiana comicità italica del tutto involontaria. Parte del ricavato delle vendite, che stanno andando benissimo, sarà devoluto in beneficenza alla Fondazione Together to go una onlus milanese di eccellenza che assiste bambini affetti da patologie neurologiche complesse.
Una realtà che lui ha avuto occasione di conoscere molto da vicino. E forse non è un caso che proprio una scuola per i più piccini, l’Asilo Merlini, ospiti l’avvenimento. Nella serata lo affiancano l’inossidabile Mimmo Minuto, una autentica istituzione, ormai quarantennale, con la sua Bibliofila in campo librario e culturale cittadino, e il padrone di casa, il presidente del “Merlini” Alberto De Angelis. La conduttrice è di lusso. E’ la scrittrice italo-americana Christina B. Assouad, due lauree e una mezza dozzina di romanzi già in libreria, nonché esponente dell’associazione I luoghi della Scrittura organizzatrice dell’evento.
Ma la scena è tutta per Militello, che delizia con una raffica di esilaranti aneddoti sulla sua lunghissima carriera. «Ho iniziato a dieci anni, ero uno scout, a imitare i professori, e non mi sono più fermato». Un precoce talento che a sedici anni «… cioè due ernie e due menischi fa…» grazie a Gigi Proietti si affaccia sulla prima ribalta importante. Ma per raggiungere la massima popolarità passerà un altro ventennio. Un ventennio di gavetta e, come lo definisce lui, di privilegiato precariato di lusso. Con il gruppo dei comici toscanacci, Pieraccioni, Panariello, Ceccherini si fa pian piano apprezzare dal grande pubblico grazie a programmi come Vernice fresca e Aria fresca con Carlo Conti.
«Per lo Zecchino d’oro ho scritto, pensa tu, persino i testi per Topo Gigio… una roba seria…». Fa cinema, televisione e teatro, raccoglie in libri di successo le sue esperienze di strada e, soprattutto, di stadi, ma fa anche spettacoli durante le feste di matrimonio. Un cannibale del palcoscenico. Nel 2004, a trentasei anni, l’incontro con Antonio Ricci segna la svolta. Lui viene dal successo del suo libro “Giulietta è ‘na zoccola” e il guru di Striscia lo vuole in prima linea nel programma. Le sue rubrichette diventano sempre più popolari, attese e seguite. «Il mio primo incontro con Ricci fu davvero incoraggiante. Ma dove vai in video con quella faccia, mi disse. Con quel capello pisciato, quel muso da cavallo… Chi lo conosceva bene però mi rassicurò subito: vai bene, se parla così significa che gli piaci. E meno male…».
Al pubblico, assiepato anche in piedi nel giardino Merlini (le sedie non sono bastate), vengono le lacrime agli occhi dalle continue risate. C’è chi lo segue da anni ogni mattina anche alla radio, dove le sue battute, sempre pronte, puntuali, fulminanti, spesso al vetriolo, rappresentano il valore aggiunto della Banda di R101. Cinquantuno anni, pisano, non toscano, ci tiene lui a precisare, una laurea in Scienze Politiche comunque incorniciata alla parete di casa, e una espressività non comune. In alcuni atteggiamenti ricorda il genio di Stan Laurel, ma la sua grandezza sta nel cogliere ogni spunto per la strada. Con o senza telecamere e microfono in mano. «La gente comune, il quotidiano sono la mia ricca riserva di caccia. Su soggettoni incontrati per la strada ho costruito la mia carriera. Per certa fauna umana ci ho il radar…». Il giardino dell’Asilo Merlini è gremito di fans di ogni età. Segno di un successo, anche anagraficamente parlando, trasversale. Molti i turisti che hanno approfittato della felice concomitanza di calendario.
Con l’ausilio di uno schermo mostra le chicche delle sue esperienze a Striscia. Confessa orgoglioso di non possedere Smartphone e tira fuori dalla tasca un telefonino sorpassato «Credo sia un Termozeta». Ignora cosa sia whatsapp «Mi fermo alla e-mail». Usa i Social ma detesta «… la cancrena dei selfie…» e l’abuso che, soprattutto i minori, fanno di queste tecnologie moderne. Non per questo si sottrae all’atteso rito della firma copie e delle foto insieme ai fans. E’ disponibilissimo. Alla fine saluta tutti. Alla sua maniera. «Viva San Benedetto! E un saluto anche alla vicina Ascoli Piceno. Sò che vi volete un gran bene…».
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