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Vittime del terremoto,
lo scultore Mauro Morganti
dona un’opera in memoria

CASTEL DI LAMA - La lettera dell'artista al sindaco Mauro Bochicchio: «C’è un’anima d’acciaio che rappresenta la resilienza delle genti di questa terra, che vogliono non lasciare la propria casa, vogliono ricominciare e non vogliono soprattutto essere abbandonate al loro destino»
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Mauro Morganti (a destra) con il sindaco Mauro Bochicchio

Pubblichiamo la lettera di Mauro Morganti, artista di Castel di Lama, al sindaco Mauro Bochicchio in occasione della donazione alla città di una sua opera in memoria di tutte le vittime del terremoto del 24 agosto 2016.

«A tre anni dal traumatico sisma che ha colpito il centro Italia il 24 agosto 2016, devastando e distruggendo la cittadina di Amatrice, di Arquata e il borgo di Pescara del Tronto, causando diverse vittime e provocando ingenti danni in una vasta area, sento profondamente il bisogno di lasciare una testimonianza a memoria non del terremoto bensì dell’imperizia umana, affinché sia da monito per le generazioni future in quanto non è il terremoto che uccide ma la cattiva gestione del territorio e l’edificare in modo non corretto.

Ed è proprio per questo che intendo donare alla comunità di Castel di Lama, paese inserito nel cratere sismico, una scultura che racchiude in sé e cerca di esprimere questo sentimento e questa necessità. E’ una struttura in bilico, in un equilibrio fragilissimo, dove sono evidenti spaccature, danneggiamenti e crepe per evidenziare la forza dell’evento naturale che ci ha colpito. Nonostante ciò questa struttura, seppur fragile, rimane “in piedi” perché dentro ogni mattone c’è un’anima d’acciaio che rappresenta la resilienza delle genti di questa terra, che vogliono non lasciare la propria casa, vogliono ricominciare e non vogliono soprattutto essere abbandonate al loro destino.

La base di questa struttura è una lastra in cemento non tanto spessa che ha una particolarità, è stata costruita su un’anima di cartongesso tenuta insieme da una rete metallica su ambo i lati, onde sottolineare ancora di più la fragilità di un territorio che è sottoposto da sempre a eventi naturali che ne possono condizionare l’aspetto e la morfologia: su questa base fragile comunque noi costruiamo cattedrali immense e mega costruzioni che dovrebbero salvarci da qualsiasi calamità e invece, come ci ha dimostrato il terribile evento del 24 agosto, ciò non accade e sono sempre le nostre opere che ci uccidono crollandoci addosso e non il terremoto».


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