di Franco De Marco
Pianeta Mark Kostabi. E’ uno stimolante e imperdibile viaggio all’interno dell’arte di questo poliedrico personaggio americano, pittore, pianista e compositore, l’evento in programma sabato sera 7 settembre nel foyer del Teatro Ventidio Basso. Alle 17,30 Kostabi/Di Toro Project, conversazione in musica a 176 tasti, con Mark Kostabi e il pianista Michele Di Toro, originario di Sant’Eusanio del Sangro, uno che suona nei più prestigiosi teatri nazionali ed internazionali e in jazz club affermati e che collabora con gente come Paolo Fresu, Franco Cerri, Enrico Intra, Fabrizio Bosso, Beppe Barra, Irio De Paula.
Mark Kostabi
Kostabi e Di Toro in un concerto in duetto che sa di straordinario. Ma non è solo questo. Nel corso della imperdibile serata viene anche presentato il libro di Maria Pia Cappello “Mark Kostabi” sulla vita e sulle opere dell’artista americano. Quindi “Tra suono e solitudine” con l’artista al pianoforte. Il tutto con esposizione di alcune opere di Kostabi. L’assessorato comunale alla cultura, guidato da Donatella Ferretti, vista l’occasione, si è subito buttato su questa iniziativa. Kostabi è molto legato, per amicizie personali, all’Abruzzo e al Piceno. Sta trascorrendo un periodo di vacanza e di relax nella magnifica Villa Corallo di Sant’Omero (Teramo). Come detto non è solo un pittore importante ma anche un pianista e un compositore. Nel corso della sua carriera ha realizzato quasi 200 mostre in tutto il mondo. Le sue opere sono presenti nelle collezioni permanenti del Museum of Modern Art, Metropolitan Museum, Brooklin Museum, Corcoran Gallery of Art, Museo di Groningen in Olanda.
Un’opera dell’artista
Nell’isola pedonale di San Benedetto è collocata una sua scultura, che ha fatto discutere non poco – quindi è pienamente riuscita – , intitolata “To See Through is Not to See Into” (Guardare attraverso non è come guardare dentro). Kostabi dipinge figure senza volto, senza tempo, che vogliono esprimere la paura dell’uomo nella società. L’umanoide con la finestra aperta sul cuore, realizzato per San Benedetto, è il simbolo di un’umanità che rischia l’omologazione. Tema di attualità sempre maggiore.
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