“La Disfida di Barletta”
risorge grazie
all’ascolano Pizzingrilli

ASCOLI - Lo storico e manager ha collaborato alla regia e alla ricerca storica della rievocazione medievale che era caduta nel dimenticatoio. «Ben centomila persone hanno assistito al corteo lungo il percorso»
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Lo scontro finale tra i cavalieri italiani e francesi (Foto da Viaggiare in Puglia)

di Renato Pierantozzi

Dopo Carlo Vittori, mitico allenatore della “freccia del Sud” Pietro Mennea, un altro ascolano si è fatto onore in terra di Puglia e precisamente nella città di Barletta. Lui, con la sua solita modestia e pacatezza, naturalmente si schernisce di fronte al paragone con il professore-allenatore, ma i fatti sembrano dargli ragione. Parliamo di Aldo Pizzingrilli, manager di lungo corso in multinazionali e grandi imprese locali come i Magazzini Gabrielli, storico medievale nonché autore di due recenti pubblicazioni di poesie e ballate. La sua ultima “fatica” è stata quella di contribuire alla rinascita di una storica manifestazione medievale: la Disfida di Barletta, caduta da 14 anni nell’oblio e riportata alla luce dal 19 al 21 settembre scorso. Pizzingrilli, in particolare, ha affiancato il regista Sergio Maifredi nella regia e nella ricerca storica.

«E’ stato il sindaco – racconta Pizzingrilli – a voler rilanciare l’evento e per questo abbiamo deciso di teatralizzarlo chiamando alcuni attori e costruendo una storyboard. Abbiamo realizzato tre palchi fissi alti 2,20 metri spostando il giuramento in piazza. Sono stati chiamati gruppi come i trombonieri di Cava dei Tirreni e i cavalli luminosi già protagonisti a Matera insieme ad attori-cantori come Mario Incudine, già autore di testi di Biagio Antonacci».

Risultato? Sold out con 3.500 persone sulle tribune negli eventi a pagamento e una stima di centomila persone lungo il percorso. «Con tanti turisti giunti dalla Francia e un grande coinvolgimento popolare – dice Pizzingrilli – anche se abbiamo dovuto rifare tutto, dai vestiti alle scenografie. C’è qualcosa da replicare alla Quintana? Magari si può portare l’elemento della narrazione anche da noi. Lo stesso Fieramosca ha lasciato traccia anche nel Piceno, prima ad Ascoli per risolvere lotte intestine e poi per liberare Offida».


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