di Monia Orazi
«L’Ufficio speciale Ricostruzione approva 50 pratiche a settimana, sono circa 2.600 l’anno. Arriveranno pratiche per altri dieci anni. Che Ricostruzione vi immaginate ci sarà? Dopo il 1997, con un quarto dei danni rispetto al 2016, ci sono voluti otto anni per uscirne fuori. Nelle Marche ci sono un migliaio di tecnici pieni di lavoro fino al collo, solo 800 imprese edili. Sono stati aperti 2.500 cantieri, di cui 700 hanno concluso i lavori. Lo Stato deve essere consapevole delle condizioni reali della Ricostruzione, facendo i conti con i numeri effettivi, sennò non ne verremo mai fuori». La stima, tutta d’un fiato, è del direttore dell’Ufficio Ricostruzione, Cesare Spuri.
Lo ha detto nel corso dell’incontro organizzato dalla Filca Cisl che si è svolto all’università di Camerino: “Costruire e ricostruire, sfide aperte”. Spuri ha continuato l’analisi spiegando che «per quanto riguarda i settecento interventi sui beni culturali non ne è partito nemmeno uno, c’è un problema per la firma digitale di un funzionario del Ministero, tra le domande presentate all’ufficio ricostruzione mancano ancora tremila cantieri, ma la capacità produttiva è quella massima data dal numero di professionisti ed imprese. È questo quello che passa il convento. In uno scenario post bellico come questo, in stato di emergenza, non si può non agire tutti insieme, ciascuno per la sua parte, altrimenti non c’è piattaforma che tenga. Non avremo nelle Marche 46.000 cantieri, ci sono gli aggregati ne prevediamo circa 30.000, già 6.000 sono le domande di contributo arrivate. Mancano gli alloggi per le maestranze, la ricostruzione soggiace a meccanismi finanziari che ci tolgono ogni illusione, è una ricostruzione che non ha cassa, basata tutta sul debito». E ancora, aggiunge Spuri, «i professionisti vantano 100 milioni di euro di credito, alle aziende viene pagato il primo stato di avanzamento lavori dopo 45 giorni, a cui si devono aggiungere i due mesi che deve attendere prima di riscuotere. Con questi tempi non ha senso parlare di anticipazione».
Spuri ha lanciato una stoccata anche sulla mancanza di prevenzione: «C’è il vuoto normativo sulla prevenzione del rischio, poi arriva il disastro e siamo paralizzati, con difficoltà il sisma bonus è stato accoppiato alla ricostruzione». Spuri ha accennato anche al meccanismo del credito per pagare le imprese che ricostruiscono, spiegando che dentro l’Usr sono solo 13 i tecnici che pagano i vari stati di avanzamento dei lavori e se una ditta non viene pagata entro un certo termine, poi i soldi tornano a Cassa depositi e prestiti e vanno chiesti di nuovo. Il prefetto di Macerata Iolanda Rolli ha detto che per il gran numero di cantieri previsti va realizzata una piattaforma per i controlli, poiché è impensabile che siano attuati solo dal gruppo interforze tra forze di polizia e forze dell’ordine. Tanti gli interventi dei vari sindacalisti Cisl che hanno denunciato criticità e colli di bottiglia che bloccano il processo di Ricostruzione, per cui sono state presentate solo il 12 per cento delle pratiche.
Jacopo Lasca della Filca Cisl Marche, ha evidenziato il grosso divario tra le domande di contributo presentate ed i cantieri attesi, Luca Tassi segretario regionale Filca ha spiegato come sia necessario affrontare le sfide della Ricostruzione, tra cui quella di rifare edifici che possano resistere ai terremoti del futuro, garantire la qualità del lavoro, tramite il rispetto dei diritti dei lavoratori. Su questo fronte ha denunciato la scarsa incisività delle misure messe in campo: sono state solo 35 le richieste del documento unico di regolarità contributiva delle imprese edili e non è partito il settimanale di cantiere, che permette di sapere quanta gente vi lavora a settimana, per problemi allo strumento informatico. Difficile così tracciare i flussi di personale, baluardo contro il lavoro nero ed il distacco di manodopera tra un cantiere e l’altro che favorisce il lavoro sommerso o irregolare.
Per Franco Turri segretario nazionale Filca Cisl «è imprescindibile la qualità della Ricostruzione per ridare qualità di vita alle comunità, sono state presentate solo il 12 per cento di domande di contributo, si deve capire perché, dando una risposta operativa, altrimenti il rischio sono lo spopolamento ed una pessima qualità di vita delle comunità colpite». La buona notizia della mattinata è stata la busta paga pesante, la cui rateizzazione è slittata al 20 gennaio 2020.
A conclusione dell’intensa mattinata il segretario nazionale Cisl, Andrea Cuccello, ha ricordato come in questi tre anni sia calata l’attenzione del mondo politico per le zone terremotate: «Troppo spesso anche la politica nazionale ha fatto venir meno la sua presenza. Se in queste zone non rinnestiamo un forte e stabile sistema economico rischiamo che la ricostruzione diventi un investimento senza ritorno economico. Occorre far tornare lavoro, giovani e servizi, ma senza disperderli. Dobbiamo farci carico di sbloccare risorse economiche per creare nuova occupazione. Serve una semplificazione legislativa che deve colpire i colli di bottiglia della Ricostruzione, ma non deve scalfire la sicurezza e la qualità del lavoro. Dobbiamo creare elementi di sinergia tra tutti gli attori economici e sociali per raggiungere insieme gli obiettivi che servono al territorio».
La mattinata è stata aperta dai saluti del rettore Claudio Pettinari, del sindaco di Camerino Sandro Sborgia, Sauro Rossi segretario generale Cisl Marche. Emanuele Tondi geologo Unicam ha illustrato il sisma dal punto di vista geomorfologica, è intervenuto anche l’assessore regionale Angelo Sciapichetti, Vanni Petrelli della Filca Cisl nazionale.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati