Donne contagiate con l’Hiv:
fissata l’udienza d’appello per Pinti

ANCONA - Tornerà in aula il prossimo 26 novembre l'uomo condannato a 16 anni e 8 mesi di carcere in primo grado per aver trasmesso l'infezione all'ex convivente, poi morta, e all'ultima fidanzata
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Claudio Pinti in Tribunale

Claudio Pinti tornerà in aula il prossimo 26 novembre. E’ questa la data in cui è stata fissata l’udienza in Corte d’Appello per il 36enne jesino accusato di omicidio volontario e lesioni personali gravissime. Per entrambi i reati è stato condannato in primo grado a scontare 16 anni e 8 mesi di reclusione. La sentenza è stata emessa in abbreviato lo scorso 14 marzo.

Tra poco più di un mese affronterà i giudici del Tribunale di via Carducci dopo il ricorso presentato in estate dal difensore Massimo Rao Camemi. Pinti, malato di Hiv da almeno dieci anni, è recluso nel carcere di Rebibbia da giugno 2018. Ad arrestarlo era stata la Squadra Mobile di Ancona dopo le indagini partite dalla denuncia sporta da Romina Scaloni, ex fidanzata del 36enne e parte civile al processo.

La donna ha scoperto di aver contratto l’infezione nel maggio dello scorso anno. E’ lei la vittima delle lesioni gravissime contestate dalla procura. L’accusa di omicidio, invece, fa riferimento alla morte di Giovanna Gorini, ex convivente di Pinti e madre di sua figlia. E’ spirata nel giugno 2017 per una patologia tumorale connessa all’Hiv. Nel ricorso d’appello viene sottolineato come il 36enne non abbia mai nascosto il suo stato di salute alla Gorini. E non le avrebbe mai impedito di curarsi, come invece contestato dalla Procura. Non ci sarebbero le basi, dunque, per supportare la tesi dell’omicidio.

(fe.ser)


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