di Giorgio Tabani
WhatsApp (formalmente WhatsApp Messenger) è un’applicazione di messaggistica istantanea, creata nel 2009 e venduta il 19 febbraio 2014 a Facebook. Gli utenti possono scambiare messaggi di testo, immagini, video e file audio, nonché informazioni sulla posizione, documenti e informazioni di contatto tra due persone o in gruppi. Originariamente era stata ideata solo per i dispositivi mobili, oggi invece c’è anche una versione desktop; il servizio richiede comunque agli utenti di fornire un numero telefonico di cellulare.
Le truffe su WhatsApp sono un fenomeno abbastanza insidioso. Una notifica, un messaggio e magari un pizzico di ingenuità: bastano pochi ingredienti per dare il via a truffe che poi riescono a dilagare a causa dell’estrema popolarità dell’app. Di solito si parla di phishing. Un malintenzionato cerca di ingannare la vittima convincendola a fornire informazioni personali, dati finanziari o codici di accesso, fingendosi qualcuno di affidabile. Purtroppo, quasi sempre le richieste arrivano da un contatto (inconsapevole) presente in rubrica e quindi è facile cadere nella trappola.
Nei casi di cui è stata portata a conoscenza la Polizia Postale che opera nella provincia di Ascoli, l’adescamento è partito da ignari utenti conosciuti dalle “vittime” e attraverso sia il servizio Messenger di Facebook sia attraverso la richiesta di costituire gruppi WhatsApp. Dietro il tentativo parrebbe esserci anche uno studio dei profili degli obiettivi, per risultare credibili nelle conversazioni. Per fortuna però gli utenti si sono accorti in tempo dell’inganno e hanno denunciato tutto.
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