Isola San Biagio, con il campanile
torna svettare la speranza

MONTEMONACO - Seriamente danneggiata dal sisma del 2016, soprattutto con la scossa del 30 ottobre, la chiesa è stata restituita alla comunità il 26 ottobre. Alla cerimonia hanno preso parte Carlo Bresciani, vescovo di San Benedetto-Ripatransone-Montalto, Luca Ceriscioli governatore delle Marche, Andrea Spaterna neo presidente del Parco Nazionale dei Sibillini e il sindaco Francesca Grilli
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Andrea Spaterna, il sindaco Francesca Grilli, il vescovo Carlo Bresciani, Luca Ceriscioli

di Maria Nerina Galiè

Il crollo di un campanile è il simbolo della devastazione, la perdita di uno dei principali punti di riferimento di una comunità. Questo è accaduto a Isola San Biagio di Montemonaco il 30 ottobre 2016, con la peggiore delle tremende scosse iniziate il 24 agosto prima. Una volta rialzato il campanile, anche con una sola campana perché l’altra si è rotta nella caduta, il tessuto sociale si rinsalda e riti e tradizioni possono sperare di tornare a vivere. Concetti ribaditi sabato 26 ottobre dal vescovo della diocesi di San Benedetto Carlo Bresciani, da Luca Ceriscioli Governatore della Regione Marche, dal neo presidente del Parco Nazionale dei Sibillini Andrea Spaterna e dal sindaco di Montemonaco Francesca Grilli, nel corso dell’inaugurazione della chiesa di San Biagio.

Il vescovo Bresciani durante la messa

E’ il quindicesimo edificio di culto restituito alla popolazione dopo il sisma dalla diocesi di San Benedetto del Tronto, «dando la priorità a quelli parrocchiali», ha precisato monsignor Bresciani che ha poi sottolineato: «Le chiese antiche sono beni di inestimabile valore storico e artistico, ma ad animare le mura sono le persone, eredi diretti della fatica e della dedizione dei nostri padri che secoli fa con grandissima fatica le hanno erette in nome della fede e del desiderio di creare aggregazione. Le zone montane sono a rischio di spopolamento e di un ulteriore scivolamento verso la costa. E’ necessario intervenire al più presto per arginare questo pericoloso fenomeno». «Per noi oggi è un giorno di festa», ha affermato il sindaco Grilli, ringraziando le istituzioni «che con la loro presenza hanno dato un forte segnale di vicinanza alla popolazione colpita dal sisma». «L’auspicio è di trovare altrettanta velocità nella ricostruzione delle altre chiese e delle case», ha aggiunto.

L’intervento di Paola Di Girolami

Spaterna ha visto nel «recupero di una realtà spirituale e storica come la piccola chiesa di San Biagio un’occasione di riqualificazione del tessuto sociale che deve però andare di pari passo con quello economico e di cui l’Ente che presiedo si farà promotore».  La Regione Marche aveva messo la ricostruzione delle chiese al terzo posto dopo le scuole e le strade, «importanti luoghi di aggregazione», ha commentato il presidente Ceriscioli, che si è avventurato fino a Isola San Biagio nella convinzione che «queste piccole frazioni sono il cuore delle comunità, di cui tanti sono originari e le considerano un punto di riferimento, un luogo dove tornare».

Dopo le autorità, ad esprimersi con parole cariche di emozione per il coinvolgente lavoro svolto nella chiesa di San Biagio sono state l’ingegner Benedetta Marcozzi, progettista e direttore dei lavori, e Paola Di Girolami direttrice dei Musei Sistini del Piceno. Il Museo di Arte Sacra di Montemonaco ha custodito la campana superstite, facendola rintoccare tre volte al giorno nel campanile metallico realizzato dall’associazione leccese “Sala delle Asse”, insieme a quelle sottratte dalle macerie di San Lorenzo di Vallescgrascia e San Giorgio. Il Museo ha ancora il crocifisso ligneo della seconda metà del ‘400 che tornerà a San Biagio dopo il restauro finanziato dalla Fondazione Carisap.

La Marcozzi ha evidenziato l’entità dei danni subiti dalla struttura, resa fragile da numerosi interventi che si sono susseguiti nel tempo. Ha raccontato di quello che ha trovato, come «il calcestruzzo tra le macerie del campanile». E che cosa ha pensato per «reinsegnare all’arco trionfale, deformato, a come comportarsi in caso di sollecitazioni», tanto per fare un esempio.   Il campanile, esternamente è come era, ma dento ci sono «centine metalliche dotate di tirafondi inglobati nella muratura ricostruita».

Da parte di tutte le autorità, sono andati il ringraziamento ed i complimenti per «la professionalità dimostrata» a Piergiorgio Carosi responsabile tecnico della curia, all’ingegnere Marcozzi e all’architetto Gloria Marcozzi, alla ditta appaltatrice dei lavori Walter Sparti ed al restauratore Osvaldo Pieramici.

 

 

 


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