Tre anni dalla grande scossa
Incubo burocrazia e (non) ricostruzione
Quasi 50.000 pratiche,
protesta degli ingegneri

POST SISMA - Le riflessioni di Antonio Zamponi, presidente dellOrdine degli Ingegneri della Provincia di Fermo, a tre anni dal terremoto del 30 ottobre 2016
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di Andrea Braconi

Sono 7.700 le pratiche presentante nelle Marche e riguardanti i danni lievi e gravi provocati dai terremoti del 2016, rispetto alle 16.000 attese per quelli lievi e alle 30.000 da pesanti. Dati che spingono Antonio Zamponi, presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Fermo, ad una doverosa riflessione nel terzo anniversario della “grande scossa”: proprio il 30 ottobre, infatti, alle 7.40 del mattino una magnitudo 6.5 fece tornare nell’incubo il centro Italia, in particolare la nostra regione che registrò le ferite strutturali più significative.

“Credo di interpretare il pensiero dei tecnici in generale, di tutti quelli che sono operatori in questa ricostruzione – commenta -. Abbiamo a monte di una vasta zona terremotata una quantità considerevole di pratiche, con tanti tecnici occupati nelle progettazioni, ma c’è anche una serie di ordinanze eccessiva che, se non complica le cose, certamente non le facilità”.

L’ultimo decreto con il quale il Governo Conte sembrava aver voluto dare forma ad una sorta di panacea per i mali della ricostruzione, mettendo in capo ai progettisti le capacità e le responsabilità dell’esito dei progetti, non convince affatto l’Ordine. “In realtà scarica su di noi degli oneri significativi. E cito la questione delle conformità urbanistiche: ci troviamo spesso a confrontarci con edifici la cui conformità urbanistica va attestata dai Comuni, come da prassi. Questo, invece, andrebbe a gravare sul professionista: io sono tutto meno che uno che non si prende le proprie responsabilità, però capisco benissimo quelli che fanno fatica ad accettare questo passaggio. Intanto non è vero che i tempi si accelerano, perché comunque quello che dovrebbero fare gli istruttori comunali dovremmo farlo noi: prima di dare una conformità devo andare a vedere la storia dell’edificio e se uno è stato fatto dopo gli anni ’70-’80 ha una storia più facilmente ricostruibile, se è stato fatto prima diventa più complicato”.

Il secondo tasto dolente riguarda gli Uffici della Ricostruzione. “A volte – rimarca il presidente – fanno le pulci sia nella determinazione della spesa che nella rappresentazione anche grafica del tipo di danno e degli stessi edifici. Invece, a nostro parere, a volte potrebbe essere vista con una lente di ingrandimento meno potente. Guardiamo i 5 centimetri di una finestra o di una porta, piuttosto che l’estensione di un pavimento di qualche metro in meno o in più. Intendiamoci: capisco il lavoro degli Usr, ci sono persone qualificate con centinaia di pratiche sui tavoli, numerosi casi difficili e tutte le ordinanze da rispettare, però la realtà è questa. C’è un altro aspetto che riguarda la collaborazione, declamata anche da Spuri e dagli altri funzionari regionali. ma a volte prendere un appuntamento diventa complicato, per ovvi motivi considerando l’enorme mole di lavoro”.

Uno dei temi su cui l’ Ordine si sta battendo riguarda i tempi di presentazione delle pratiche. “Non possono darci delle scadenze, soprattutto quando non sono stati ultimati i rilievi del danno. Bisogna valutare caso per caso e capire perché, per alcuni progetti, ci sono difficoltà. Molte pratiche non sono state ancora depositate, portarle entro il 31 dicembre significherebbe far scoppiare un pandemonio”.

(si ringrazia l’Ordine per la concessione delle immagini)


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