Matteo Calvaresi e il gruppo di ricercatori fra cui Matteo Di Giosia
di Giorgio Tabani
Da adolescente divorava “Le Scienze” e oggi, appena quarantenne, è professore associato presso il dipartimento di Chimica “Giacomo Ciamician”, nel settore della chimica organica, presso l’Università di Bologna. Si tratta di Matteo Calvaresi, cresciuto fra Castel di Lama e Spinetoli e scienziato specializzato nella nanomedicina, con all’attivo più di 100 lavori scientifici nelle più prestigiose riviste di Chimica, Nanotecnologia e Scienze, oltre che essere un brillante oratore nelle più importanti conferenze sull’argomento.
Matteo Calvaresi
Stavolta era ospite dell’Istituto di Istruzione Superiore “Fermi-Sacconi-Ceci” di Ascoli, insieme a un ex studente dello stesso istituto, Matteo Di Giosia, oggi anche lui a Bologna come assegnista di ricerca. L’invito è avvenuto nell’ambito degli incontri organizzati insieme agli ex studenti dell’istituto ed era rivolto in particolare a ragazzi e ragazze dell’indirizzo “Chimica e Materiali”. Al centro della conferenza uno degli argomenti attualmente più importanti per ogni chimico, le nanotecnologie. Un’ottima prospettiva occupazionale per gli studenti di oggi e non soltanto nel settore della ricerca ma anche come consulenti, funzionari di agenzie, comunicatori e imprenditori.
COSA SONO LE NANOTECNOLOGIE – Si intende la capacità di produrre, studiare e sfruttare a fini applicativi sistemi finiti su scala nanometrica (1-500 nm), di natura inorganica, organica, biologica o ibrida. Queste nanostrutture, composte da un limitato numero di atomi o di molecole, eventualmente organizzate in matrici ordinate, posseggono proprietà molto particolari rispetto ai materiali tradizionali. Si tratta di un settore alla confluenza fra chimica, fisica, biologia e ingegneria. Il padre è il premio Nobel Richard Feynman che in celebre discorso disse: «Nel grande futuro che ci aspetta saremo in grado di disporre gli atomi nel modo che vogliamo; proprio gli atomi, laggiù sul fondo! Che cosa accadrebbe se potessimo disporre gli atomi uno per uno come vogliamo?».
Il grafene
COSA SI PUÒ OTTENERE? – Le applicazioni sono innumerevoli: dalla metallurgia all’elettronica, dalla farmacologia alla fisica dei materiali. Si pensi a strutture molecolari molto più leggere dei metalli, ma caratteristiche molto migliori di resistenza meccanica o di conducibilità elettrica. Oppure molecole di interesse farmacologico in grado, grazie alla loro struttura, di colpire selettivamente le cellule malate risparmiando quelle sane. O anche trovare modalità per combattere l’inquinamento o realizzare supporti molto più capienti per la memorizzazione.
IL GRAFENE – Una delle esperienze più interessanti che sono state presentate. Si tratta di un materiale fatto di atomi di carbonio secondo una struttura a esagonale. Il più sottile mai creato (lo spessore di un atomo di carbonio), il più resistente (200 volte più dell’acciaio), il più leggero e flessibile, conduce l’elettricità meglio del rame ed è un ottimo conduttore termico, resiste ad alte temperature e a variazioni di ph e ha notevoli caratteristiche che interessano il campo dell’elettronica. Si è approfondita l’applicazione, un brevetto dell’Università di Bologna e Italcementi, per ottenere “cementi fotocatalitici mangiasmog” (il cemento che pulisce l’aria delle città): il grafene aumenta considerevolmente l’efficacia del principio fotocatalitico e ne estende la sensibilità in condizioni di scarsa illuminazione.
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