di Pietro Frenquellucci
(vice presidente del Consiglio comunale di Ascoli)
«Il dibattito aperto sull’utilizzo delle piazze monumentali della città dovrebbe spingere ad una riflessione complessiva sulla città stessa e su quale sia l’idea del suo sviluppo. E partiamo dallo scorso weekend e dall’ultima manifestazione che si è svolta in piazza Arringo in cui l’approssimazione, l’incuria e l’indifferenza sono state sotto gli occhi di tutti. Un evento organizzato senza un minimo decoro e privo di ogni attenzione sia nei confronti dello spazio occupato che dei cittadini.
Pietro Frenquellucci
A cominciare dalle transenne (quelle che vengono usate per deviare il traffico sulle strade cittadine) messe indecorosamente a perimetro di un lato della fiera – quello opposto all’Arengo – con le loro strisce biancorosse ben evidenti a ricordarci che l’attenzione per l’arredo della piazza era pari, se non sotto, zero. Per non parlare poi dei rettangoli di stoffa buttati a terra senza un minimo di contesto su cui sono stati fatti giocare i bambini. L’obbrobrio del palco dedicato agli spettacoli e agli intrattenimenti (quali?) è ben descritto dalla foto pubblicata da Cronache Picene mentre qualcuno dovrebbe spiegare il senso di uno stand che vendeva crepes olandesi ripiene di Nutella.
A ben guardare la piazza ha ospitato una rappresentazione tra le più deteriori della peggiore sagra di paese. Con tutto il rispetto per queste ultime e per l’impegno dei titolari degli stand partecipanti che hanno svolto il loro lavoro in modo comunque encomiabile. La responsabilità non è loro, ma di chi ha messo a disposizione e organizzato gli spazi e di chi doveva svolgere il necessario controllo. Per non parlare poi del porticato del palazzo comunale trasformato in un retrocucina dove sono stati sistemati i cassonetti per i rifiuti. Una vergogna in sé e uno spregio al valore istituzionale che rappresenta. E’ lì che ha sede la massima autorità cittadina, ma forse qualcuno l’ha dimenticato.
Cronache Picene ha giustamente indicato i tanti spazi del centro che potrebbero essere utilizzati per ospitare manifestazioni come quella di cui parliamo e come le tante altre, con le stesse caratteristiche e con gli stessi vizi di fondo, che abbiamo visto nel corso dell’estate. Ammucchiate senza senso in cui, non di rado, il frastuono di pseudo eventi annichiliva il piacere di ammirare la bellezza di ciò che ci circonda e spingeva ad allontanarsi in tutta fretta. E per tornare all’ultimo weekend, che dire del mercato settimanale spostato in piazza del Popolo a causa del quale i turisti presenti ad Ascoli non hanno potuto ammirare nemmeno una minima parte del tesoro più bello della nostra città?
Quindi che fare? Sicuramente bisogna mettere mano ad un regolamento degli spazi pubblici, o rivedere, se c’è, quello in vigore perché dimostra evidentemente di non essere in grado di tutelare il patrimonio cittadino. Un regolamento che, guardando alla città nel suo complesso e alle opportunità che la stessa offre, riesca a distribuire in modo equilibrato appuntamenti ed eventi in modo che ognuno, per le sue caratteristiche, riesca a valorizzare la parte di città in cui si svolge. Un regolamento condiviso, e non calato dall’alto, che coinvolga tutta la città in modo di contribuire alla crescita culturale dei cittadini e alla condivisione delle scelte che impattano sui beni comuni. Come le due straordinarie piazze del centro.
Ma per fare ciò bisogna partire da un presupposto ineludibile: avere un’idea, una prospettiva di sviluppo, un progetto per il futuro della città che l’Amministrazione attuale evidentemente non ha se si sta a quello che abbiamo visto nei primi mesi di governo. Le promesse mirabolanti e fantasmagoriche, prima o poi, si scontrano con la realtà e a farne le spese sono e saranno sempre i cittadini».
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