di Stefania Mistichelli
Comune e Diocesi di Ascoli insieme per donare presepe e albero di Natale, i due simboli principali della cristianità e della cultura dell’accoglienza, alle scuole cittadine. «Tramite il vescovo di Ascoli Giovanni D’Ercole – spiega il primo cittadino Marco Fioravanti – abbiamo acquistato i presepi realizzati a Betlemme per donarli a tutte le nostre scuole comunali, paritarie e pubbliche. L’abbiamo fatto perché crediamo che i simboli della nostra cristianità siano importanti per riconfermare la nostra identità e le nostre radici».
Il sindaco ha poi proseguito: «Con questo gesto, vogliamo mandare un messaggio alle nostre famiglie, che è quello di tornare a fare nelle nostre case sia il presepe sia l’albero, entrambi simbolo delle nostre tradizioni. Sicuramente si tratti di un piccolo gesto, ma per noi è un voler tendere una mano alle scuole e alla nostra comunità. Il messaggio che vogliamo diffondere è che per aprirci veramente al confronto con le altre religioni dobbiamo contemporaneamente difendere i simboli della cristianità e del Natale: il confronto si apre conoscendo e riconoscendo le differenze, solo così si può crescere. Ci teniamo molto che questo gesto non venga strumentalizzato. Con molta semplicità, nei prossimi giorni andremo a portare all’interno delle scuole i presepi e l’albero donato da Ecoinnova, per augurare un buon Natale a tutti i bambini».
I presepi, acquistati dall’amministrazione comunale, sono stati recapitati in città direttamente da Betlemme grazie alla collaborazione con il vescovo D’Ercole. «Con questa scelta abbiamo preceduto il Papa – ha spiegato il vescovo – che ieri è andato appositamente a Greccio a firmare una lettera sul presepe, che dice proprio quello che il sindaco ha espresso. Il presepe è simbolo della nostra fede ma anche della nostra cultura e, nella sua semplicità, parla di famiglia e di accoglienza. Gesù nasce in una grotta perché non è stato accolto: è un richiamo forte a ciò che spesso accade oggi. Per questo il presepe ha un alto valore educativo, il collante di una cultura inclusiva, dell’accoglienza e del rispetto per la vita, oltre che per l’amore nei confronti degli animali. San Francesco, infatti, volle aggiungere il bue e l’asinello per mostrare come gli animali abbiano un ruolo all’interno della nostra società.
Il vescovo ha poi spiegato: «Per tutti questi motivi ho subito appoggiato e sostenuto questa iniziativa del sindaco. Ridare valore ai simboli significa unire. Sono contento che al presepe sia stato unito l’albero, perché tenere insieme questi due simboli significa riconciliazione. Non tutti sanno, infatti, che l’albero di Natale nasce nella cultura del nord Europa ai tempi di Lutero, in opposizione al cattolicesimo. Ma da quando si è percepita l’esigenza di riunire il messaggio evangelico, ecco che l’albero – sempre verde, simbolo della vita che non muore – torna ad essere accanto al presepe come forte richiamo all’importanza della fede. Ricoperto di luminarie, poi, è un ricordo del fatto che in avvento nelle prime comunità cristiane dove non esisteva ancora il presepe, che nasce con San Francesco, esisteva invece l’albero della vita, che veniva posto davanti alle chiese e riempito di doni che poi erano distribuiti ai poveri. Ancora oggi infatti sotto l’albero mettiamo i regali per i nostri familiari».
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