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Villa Sgariglia di Campolungo
in stato di abbandono
Lo sconcerto e l’allarme
di Italia Nostra

ASCOLI - Una situazione di massimo degrado alle porte della città, sotto gli occhi di tutti. Struttura di proprietà del Comune, compresa la chiesa dell'Assunta, capolavoro settecentesco di Lazzaro Giosafatti. Dalla donazione degli Istituti Riuniti al moderno inguardabile gazebo, fino ai terreni incolti con pali di cemento piantati nelle vigne. Chiesti gli interventi di Amministrazione comunale e Soprintendenza
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Villa Sgariglia  a Campolungo, prima della realizzazione del gazebo

La sezione ascolana di Italia Nostra, intitolata a William Scalabroni, scende di nuovo in campo. E lo fa a difesa di Villa Sgariglia di Campolungo, proprio alle porte della città, una fetta di storia di Ascoli, un vero e prorio monumento – di proprietà comunale, da anni abbandonato a se stesso, compresi i terreni circostanti, un tempo coltivati.

«Siamo sconcertati di fronte al caso della spettacolare Villa Sgariglia di Campolungo – dice Gaetano Rinaldi, presidente di Italia Nostra – che venne lasciata in eredità agli allora Istituti Riuniti e, poi, dopo la soppressione di questi enti, entrata nella disponibilità del Comune. La Villa venne abbandonata e lasciata nel degrado. Ma poi arrivò il Giubileo del 2000 e non sembrò vero distribuire denaro a pioggia in tutta Italia, prevedendo il recupero anche per questo prestigioso edificio, nobilitato tra l’altro dalla presenza dalla chiesa dell’Assunta, capolavoro settecentesco di Lazzaro Giosafatti. Doveva ospitare i pellegrini diretti a Roma per il Giubileo. Naturalmente, trattandosi di turismo povero, era prevista la realizzazione dei bagni al piano».

«Ma nessun pellegrino ha potuto mai godere dell’eleganza e del prestigio della nobile dimora, anche perché non furono per tempo realizzati i lavori di recupero. Nel frattempo – ricorda Rinaldi – si pensò bene di abbandonare la strampalata idea dei bagni al piano, prevedendo opportunamente la realizzazione dei servizi igienici in ognuna delle eleganti camere della villa. Si trattò, poi, di utilizzare l’edificio recuperato. Previo un bando, la struttura fu assegnata a un privato. Evidentemente  essendo mancata probabilmente un idea della clientela cui destinare il prestigioso manufatto – copiando magari l’azione illuminata avviata dalla principessa Panichi Seghetti per la fruizione dell’omonima Villa di Castel di Lama, nobilitata da un parco storico bioenergetico e inserita nell’elenco delle “Dimore Storiche Italiane” – si ritenne che, forse, l’utilizzazione per ospitare gli invitati alle cerimonie nuziali potesse essere la modalità in grado di rendere economicamente valida la sua gestione».

Il terreno in abbandono con la vigna e i suoi pali in cemento

«Per questa utilizzazione era necessaria la presenza di un ampio locale per ospitare           un numero adeguato di persone. Cosa si decise di fare? Venne realizzata una struttura in ferro, un maxi gazebo, addossata alla parete della Villa coprendo il terrazzo preesistente per tutta la lunghezza della facciata. Rompendo, in questo modo, l’armonia e il decoro di una edificio prestigioso. Ma anche questa modalità di fruizione sembra non dette i frutti sperati. La gestione del concessionario si è chiusa miseramente, e ora la villa giace nel più completo triste abbandono alla pari della chiesa. E, visto che i guai non vengono mai soli, anche il terreno che si stende ai piedi della villa sino alla sottostante Strada Salaria, giace, almeno per il momento, nel più completo abbandono. Insomma – insiste il presidebte di Italia Nostra – è una dimostrazione ulteriore di come non dovrebbe essere utilizzato il nostro patrimonio. Ma in questo caso va evidenziato un aspetto che rende più inquietante la vicenda, cioè la manomissione dell’integrità della immagine architettonica dell’edificio, sfigurata irrimediabilmente dalla costruzione dal gazebo».

Italia Nostra ha preso, come sempre, carta e penna ed ha segnalato lo stato di abbandono in primis al sindaco di Ascoli, Marco Fioravanti, ma anche al direttore della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio delle Marche, Marta Mazza, al direttore della Scuola di Archiettura dell’Unicam di Ascoli, Giuseppe Losco, ai presidenti nazionale e regionale di Italia Nostra, Mariarita Signorini e Maurizio Sebastiani, e a tutte le Associazioni culturali e di tutela che perano sul territorio ascolano.

Gaetano Rinaldi, presidente di Italia Nostra

«Ci auguriamo – dice Rinaldi – che questa segnalazione alla Soprintendenza possa contribuire alla effettuazione degli accertamenti che il caso richiede, per chiarire se per la realizzazione dell’intervento inopportuno siano state rilasciare le autorizzazioni che il valore architettonico e storico del bene richiedeva. A nostro parere si dovrà fare in ogni caso tutto quanto possibile per ridonare all’edificio la primitiva prestigiosa forma architettonica voluta dai nobili committenti e dal Giosafatti. Poi si dovrà individuare una forma di utilizzazione intelligente e responsabile del bene, magari prendendo in considerazione qualcuna delle proposte formulate nel nostro progetto di realizzazione del “Parco culturale e ambientale delle nobili Ville Picene”, uno dei moduli elaborato nel più complesso prrogetto del “Distretto delle risorse e testimonianze di civiltà delle Terre della Primavera Sacra e della Riviera delle Palme”, che da tempo Italia Nostra sta proponendo – conclude il presidente – per consentire una valorizzazione sistemica del nostro prestigioso patrimonio nel rispetto di quattro principi fondamentali: tutela attiva; conservazione; fruizione responsabile; creazione di nuova cultura per la società della conoscenza, innovazione e tolleranza. Abbiamo coinvolto anche la Scuola di Archiettura che otrebbe fornire sicuramente sapienti pareri e suggerimenti».

Lo stato attuale di Villa Sgariglia

Il moderno gazebo

La chiesa dell’Assunta, capolavoro settecentesco di Lazzaro Giosafatti


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