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La rabbia dei sindaci del cratere:
«Decreto Sisma inutile,
a gennaio protesteremo a Roma»

ASCOLI - «Non vogliamo più passerelle nei nostri territori. Il presidente del Consiglio ci aveva promesso un decreto shock sul sisma, invece non si risolvono i problemi a partire dalla mancata stabilizzazione dei tecnici che se stanno andando, ai 22 passaggi burocratici per un'opera pubblica e alla difficoltà per le autocertificazioni per le pratiche private»
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Gli amministratori sul piede di guerra (Foto Renoir)

di Renato Pierantozzi

«Chi sta a Roma non si rende conto che i nostri territori stanno morendo e che la gente ritornerà a viverci, ma come seconda casa. A gennaio protesteremo in piazza a Roma e intanto chiediamo a Mattarella di recepire le nostre istanze prima di firmare il Decreto Sisma». E’, in sintesi, il messaggio pieno di rabbia espresso dai sindaci dei Comuni del cratere sismico (da Arquata a Force passando per Folignano, Montegallo, Venarotta, Acquasanta, Maltignano, Rotella, Castignano, Offida, Palmiano, Montemonaco, Force) che hanno deciso di far sentire il loro grido di protesta. Guidati dal coordinatore Anci dei Piccoli Comuni, Augusto Curti di Force e dalla vice presidente della Regione Anna Casini, hanno tenuto una conferenza stampa unitaria a Palazzo San Filippo dove hanno reso noto una missiva inviata al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Le richieste, in fondo, sono quelle che vanno ripetendo da mesi: eliminare le responsabilità dei tecnici sulle autocertificazioni in caso di difformità urbanistiche; estendere la norma europea sulle procedure negoziate per gli appalti in modo da risparmiare mesi di tempo e deroga ai vincoli contrattuali per il personale impegnato nella ricostruzione post sisma.

«Chiediamo rispetto per i sindaci e per i terremotati -dice Curti- Anzi a questo punto chiediamo la revoca dello stato di emergenza visto che per il sisma i passaggi burocratici, compreso quello all’Anac, sono 22 rispetto ai 16 di una tradizionale opera pubblica». «Chi ha fatto abusi -dice la vice presidente Casini- non lo ha fatto per arricchirsi, anzi ci ha rimesso. Parliamo di territorio che non sono paragonabili a Cortina d’Ampezzo. Grazie al governo gialloverde (Conte I), per due anni le Regioni non hanno avuto nessun potere nel campo della ricostruzione. C’è voluta una sentenza della Corte Costituzionale per ristabilire quello che c’era prima». «Serve un rappresentante delle Marche Sud nel governo -tuona Matteo Terrani di Folignano- invece si è pensato a fare le nomine in base alle correnti». «Mandiamo la lettera a Mattarella -propone Fabio Polini di Castignano- per far accogliere le nostre richieste». Durissimo anche il presidente della Provincia, Sergio Fabiani, che si scaglia anche sull’entità del Cas.

«Per le messe in sicurezza -dice- sono stati spesi 2,8 milioni di euro che invece potevano servire per perimetrare le frazioni. Io e mia moglie prendiamo un caso di 900 euro quando ne spendiamo 400 di affitto. Perché non si rimborsano effettivamente le spese che si sostengono? Riprendiamo la strada del 1997 quando tutto funzionò». «Non voglio vedere più nessuno ad Acquasanta -dice il sindaco Sante Stangoni riferendosi ai politici in visita- Non serve più un commissario unico, ma una struttura regionale. Ora siamo pronti per proteste eclatanti».

«Ad Arquata ci saranno ormai 600 residenti effettivi -dice il vice sindaco Michele Franchi– ed anche la normativa del Cas per come è stata fatta rischia di essere la prima causa di spopolamento. Il Decreto ci fa fare solo piccolissimi passi avanti invece dello scatto che serviva». «Ad Ischia sono stati condonati interi palazzi -tuona il sindaco di Rotella, Giovanni Borraccini– e a Genova si sta facendo mezzo ponte nuovo in deroga. Mentre per il sisma Centro Italia non è possibile derogare a nulla». «Il caso dei residenti andati a vivere fuori Regione è emblematico -accusa Armando Falcioni di Maltignano- e ci fa capire che si ignore anche le geografia»

 


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