di Renato Pierantozzi
Alla fine toccherà, come preventivato, ai giudici della Suprema Corte di Cassazione sciogliere dei casi giudiziari più intricati degli ultimi decenni: a chi appartiene la grande sede (quattro appartamenti per circa 400 mq, ndr) di corso Vittorio Emanuele numero 21 che ospita l’Ascoli Calcio? Il Comune, infatti, con una delibera di giunta approvata giovedì scorso, ha deciso di ricorrere all’ultimo grado della giustizia italiana contro la sentenza della Corte di Appello di Ancona numero 236 del 2019 che di fatto aveva ridato i locali agli eredi della famiglia Del Duca (leggi l’articolo) respingendo le richieste dell’Arengo e quelle delle altre parti come la Curatela fallimentare Ascoli Calcio e la domanda dell’Ascoli Picchio 1898 di Francesco Bellini.
La vicenda giudiziaria va avanti addirittura dal 2005 tra cause, ricorsi, sentenze e fallimenti come quello della vecchia Ascoli Calcio 1898 spa a cui è subentrata la Curatela. Anche in primo grado (era il luglio del 2012), il giudice Marangoni del Tribunale di Ascoli aveva respinto la domanda del Comune di entrare in possesso dei locali in quanto l’Ente non avrebbe provato l’accettazione dei beni. Di parere opposto invece è l’avvocatura dell’Arengo secondo cui la donazione sarebbe stata accettata con atto notarile e successiva notifica alla vedova Del Duca. Tuttavia tale atto non sarebbe stato presentato materialmente nella causa di primo grado. L’Ascoli Picchio, invece, aveva richiesto il possesso del bene per usucapione. Ora la palla passa ai giudici di terzo grado per la pronuncia, si spera, definitiva.
«Non è del Comune né dell’Ascoli»: la Corte di Appello ridà la sede sociale a Del Duca
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