di Luca Capponi
(foto di Andrea Vagnoni)
Nel prato verde di Gianni Morandi, che nel 1967 cantava “Un mondo d’amore”, nascevano speranze. In quello del grande parco di via Zeppelle, invece, nascono…aghi di siringa. Nel migliore dei casi, rifiuti e sporcizia. Eppure non è stato sempre così. Tanti anni fa, prima del ventennale abbandono, questa zona verde a due passi dalla città (e dallo stadio “Del Duca”) era un panoramico punto di riferimento per il passeggio, il gioco e lo sport.
Oggi, invece, lo scenario che si prospetta agli occhi del visitatore è di quelli da videogame post nucleare. Già dall’ingresso, con la cancellata (una volta lì c’era una specie di portineria/rimessa) che ben illustra le finalità odierne della struttura sanitaria (l’ex ospedale Luciani) posta in cima alla strada che percorre il parco, in primis guardia medica, centro diurno e residenza sanitaria assistenziale; peccato che dopo due passi sembra di osservare il set di un film ambientato in una favela, con tanto di water in bella vista.
Si prosegue a piedi, come ancora alcuni temerari talvolta fanno (ovviamente alla luce del giorno, di notte meglio di no), e si spalanca la (ex) magnificenza del parco: centinaia di metri quadrati di verde, camminamenti, scalette, alberi. Ad avvicinarsi, però, scatta l’ennesimo amaro sorriso: un cartello, ovviamente attaccato alla corteccia di un albero con alcuni chiodi, parla di area videosorvegliata e di divieto di scarico. E per fortuna, verrebbe da dire.
Più ci si addentra, infatti, più si nota l’assenza di cestini, con quei pochissimi che ci sono stracolmi, vandalizzati o pericolanti perchè risalenti agli anni ’80, con tutte le conseguenze del caso. E poi sterpaglie, camminamenti quasi del tutto ostruiti, passaggi divenuti col tempo pericolosi. Anche se il pericolo maggiore riguarda le decine di siringhe che si incontrano lungo il tragitto: in un punto ci sono addirittura i resti, freschi, di un “buco” recente, con parte dell’occorrente ancora in loco. Poco lontano, qualcuno (un operatore ecologico?) ha accatastato un po’ di “aghi”, forse per rimuoverli, ma poi deve averci rinunciato e li ha lasciati lì. Sono solo due esempi, però, perchè le siringhe abbandonate sono davvero tante. Camminando ancora, quasi arrivati in cima, un altro cartello epocale dice “Vietato fumare“. Fumare no ma il resto…alzi la mano chi, anche stavolta, non riderebbe. Infine, a pochi metri dalla struttura sanitaria, su un prato, i resti di un altro bivacco, sembrerebbe stavolta a suon di whisky e cola.
La domanda è: portereste un bimbo a passeggiare e giocare da queste parti? Sicuramente no, per motivi facilmente intuibili. Alcuni temerari, però, ci portano a spasso il cane…
Sulle potenzialità di questo luogo, poco noto a molti ascolani, non c’è neanche da discutere. L’unica cosa a cui si è messo mano in questi anni è la strada, che era ridotta a una mulattiera ed oggi, per fortuna, può essere percorsa in sicurezza da mezzi sanitari e privati. Sulle condizioni di tutta l’area, invece, meglio stendere un velo pietoso.
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