di Bruno Ferretti
«Non ho visto partite ma, da lontano ho seguito le vicende dell’Ascoli, la mia ex squadra dove ho iniziato la carriera di tecnico allenando per quattro anni nel settore giovanile». Così dice Francesco Monaco che alla guida della Lucchese ha vinto il girone A del campionato di Serie D.
«Inizialmente l’Ascoli ha avuto un andamento positivo restando sempre nelle prime posizioni, poi è andato in calo fino a scivolare ai margini della zona playout – prosegue Monaco – e devo dire che lo stop del campionato è giunto quasi provvidenziale perché, continuando così l’Ascoli avrebbe corso qualche rischio. Il cambio di panchina non ha portato giovamento e con Stellone le cose sono andate addirittura peggio».
Francesco Monaco, 60 anni compiuti il 6 maggio, pugliese trapiantato ad Ascoli, ha vinto il proprio girone riportando in Serie C la Lucchese, squadra con la quale ha giocato per ben 10 anni (dal 1984 al 1995 con un anno di intervallo al Lanciano nella stagione 86-87).
Da calciatore Monaco a Lucca è stato una bandiera, capitano e uomo simbolo della squadra. Squadra che lo ha visto protagonista, tanti anni dopo, anche in panchina. La Lucchese dovrebbe fargli un monumento.
«Siamo partiti piano poi siamo cresciuti e nel girone di ritorno abbiamo conquistato il maggior numero di punti. Siamo davanti a Prato e Casale. Adesso stiamo aspettando comunicazioni ufficiali, ma con la cristallizzazione delle classifiche la promozione in Serie C sembra certa. Ma nel calcio non si può mai essere sicuri di niente».
Tornando all’Ascoli, Monaco ha aggiunto: «Ho letto che adesso la società ha scelto il giovane allenatore Abascal della Primavera. Una scommessa? Non lo conosco e non saprei cosa dire ma, con i giovani ha dimostrato di saperci fare, inoltre ha allenato anche la prima squadra del Lugano in Svizzera e quindi potrà far bene».
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