Gigi Bamonti (a destra) con Sergio Pirozzi ai tempi della Primavera
di Bruno Ferretti
Da ragazzo ha indossato la maglia bianconera: terzino della squadra giovanile della Del Duca Ascoli, la Primavera di allora che si chiamava “De Martino” perché partecipava all’omonimo torneo. È sempre rimasto vicino agli ambienti calcistici e, in tempi più recenti, é rientrato in veste di team manager e dirigente accompagnatore della Primavera. Quattro anni intensi, vissuti con vera passione accanto ai ragazzi fornendo loro assistenza e sostegno anche nella vita di tutti i giorni.
Con Gianni Tardini, presidente Asc Confindustria
Parliamo di Gigi Bamonti, per tanti anni dipendente Enel e attualmente segretario generale dell’Asc, l’ente di promozione sportiva di Confindustria Ascoli. Ricopre anche l’incarico di dirigente presso il comitato Figc di Ascoli.
«Sono stato quattro anni con la Primavera: uno ai tempi della Serie A con Favo allenatore, due in B con Pirozzi e Fabbro, uno in C con Oddi. Con la squadra di Pirozzi vincemmo il campionato disputando le finali nazionali a Ortona, ci eliminò l’Inter di Balotelli. Ci siamo sempre fatti onore, anche al Torneo di Viareggio dove siamo andati tre volte – dice Bamonti – valorizzando tanti giovani che sono arrivati in Serie A e B come Bellusci, Di Tacchio, Raffaello, Giorgi, Fanka, Pennesi, Pasqualini, Conocchioli e diversi altri».
Bamonti, che ha esperienza da vendere, non condivide la gestione odierna del settore giovanile, e lo dice senza peli sulla lingua: «Negli ultimi anni è mancata quella ascolanità che in passato ha portato ottimo risultati tecnici e di crescita. La dirigenza è quasi completamente forestiera e segue con scarsa attenzione le squadre – dice Bamonti – troppi i calciatori che arrivano da fuori, mentre gli ascolani, alcuni anche molto bravi, sono stati allontanati».
«E’ una politica sbagliata che andrebbe cambiata nell’interesse dell’Ascoli – aggiunge – spero che le cose possano cambiare al più presto e spero che l’ascolanità torni ad essere centrale. Vedo purtroppo che i dirigenti ascolani si sono fatti tutti da parte. Avranno certamente le loro ragioni e non le discuto, ma mi dispiace. Ai miei tempi – conclude Bamonti – eravamo una grande famiglia, mi risulta che adesso non sia più così. Il clima è ben diverso e si vede».
«Perché sono andato via dall’Ascoli? Sarei rimasto volentieri, perché mi piace stare con i giovani, ma con Di Mascio non mi sono trovato bene. Fra noi non c’era sintonia e ho preferito farmi da parte».
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