L’arte che include ed educa (Foto e video)

ASCOLI - Nata nel 2015, dopo una gestazione trentennale come costola del Laboratorio Minimo Teatro, e presieduta da Roberto Paoletti, "La Casa di Asterione” è in prima linea per favorire l'integrazione tra persone normodotate e persone con disabilità attraverso il teatro, la musica, la danza e il disegno. Il video del "TG Corona"
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di Stefania Mistichelli

Integrazione e inclusione sociale attraverso l’arte. Nasce con questo focus “La Casa di Asterione”, nel febbraio del 2015, dopo una gestazione trentennale come costola del Laboratorio Minimo Teatro.

Roberto Paoletti

«Nell’associazione di volontariato artistico Laboratorio Minimo Teatro – spiega Roberto Paoletti, il presidente de La Casa di Asterione – abbiamo sempre pensato che il teatro potesse servire sì per la produzione di spettacoli e di intrattenimento, ma anche che altrettanto valido e importante fosse il teatro sociale. Questo secondo aspetto ad un certo punto è diventato talmente preponderante da caratterizzarsi nella creazione di un’associazione ad hoc. Lo stesso laboratorio minimo teatro, per seguire meglio la specificità di teatro sociale, ha favorito la nascita di questa associazione di promozione sociale».

Nel primo nucleo, ci sono Roberto Paoletti, Mara Mancini, Elisa Maestri, Paola Lucidi, tutti provenienti dal Laboratorio Minimo Teatro. «Da subito ci è stato chiaro che la nostra poteva essere una mission positiva – continua Paoletti – perché eravamo i primi ad offrire un certo tipo di servizio: l’utilizzo delle arti a fini pedagogico-educativi o di inclusione sociale. Il resto del lavoro è stato creare reti, proposte progettuali e servizi. Oggi abbiamo una novantina di iscritti (una parte sono soci attivi e una parte sono quelli che ottengono i servizi dall’associazione), mentre lo zoccolo attivo, quello professionale, è composto di cinque persone che seguono la governance della Casa di Asterione: oltre a me, Mara Mancini, Davide Cannella, Francesca Calogiuri e Sofia Capone. Inoltre – e questa è la nota più lieta che mi gratifica – ci avvaliamo di una quindicina di operatori che seguono le varie progettualità. Ne servono così tanti perché i progetti sono numerosi e soprattutto perché le nostre proposte sono sempre multidisciplinari: guardano al teatro, alla musica, alla danza, al disegno, alla costruzione di oggetti artistici attraverso la manipolazione. C’è, quindi, bisogno di una forte specializzazione».

REMI – Parlando di progetti, quello che più assorbe l’attività de La Casa di Asterione è  REMI – rete educativa mete per l’inclusione, che proviene da Mete abili equilibri d’arte. «L’idea di base è creare integrazione e inclusione attraverso la mediazione artistica. Cinque anni fa, quando è nata La Casa di Asterione, c’è stato un primo gruppo da 15 persone e un minipercorso di teatro sociale con ragazzi con disabilità e normodotati. Negli anni questa offerta si è moltiplicata: l’anno dopo si è aggiunta la danza, poi il canto, l’anno dopo ancora il circo e infine abbiamo anche inserito il disegno e la pittura. Quello che era un piccolo gruppetto con il quale lavoravamo è diventato un progetto che vede cinque percorsi al Palafolli – che sono corsi veri e propri con saggi finali – ognuno composto da circa venti partecipanti. C’è poi un gruppettino che abbiamo fatto partire questo anno – Mete Kids – con i bambini più piccoli (anche qui in forma integrata, bambini normodotati e con disabilità) che fanno però un percorso più interdisciplinare».

REMI è poi uscito dal Palafolli per entrare nelle scuole. «Abbiamo creato un format, un laboratorio di dodici incontri, che  abbiamo inserito negli istituti scolastici. Quindi, nel progetto REMI – chiarisce Roberto Paoletti – ci sono venti istituti scolastici che dentro al POF hanno inserito questi percorsi di integrazione e inclusione sociale. In pratica, con i nostri operatori andiamo a fare i laboratori dentro alle scuole, trovando un gruppo classe con uno o più ragazzini disabili o un gruppo eterogeneo che è stato creato prendendo giovani studenti dai vari gruppi classe. Questo accade in tutti gli ordini di scuola. La cosa è piaciuta anche a Folignano, dove lavoriamo con dieci classi».

Altra azione ricompresa dentro a REMI è quella del Residenziale Estivo, da agosto fino ai primi di settembre a Castel Trosino all’Aula Verde, dove si tengono residenze integrate e multidisciplinari d’arte. «Stiamo insieme 6 ore al giorno – aggiunge il presidente dell’associazione – e non solo ad Ascoli. Collaboriamo attraverso REMI anche con i Comuni di Appignano, Acquasanta, Comunanza e Monteprandone».

Il macroprogetto REMI, ogni anno, impatta direttamente su 1.500 persone circa, senza considerare il beneficio del quale godono anche le famiglie.

METE PICENE – «Dopo REMI – continua Roberto Paoletti – mi sento di menzionare il progetto METE Picene portato avanti dal Bim Tronto in collaborazione con noi, presentato anche alla Bit di Milano. Il Bim, dopo il sisma, ha voluto creare  un percorso di turismo esperienziale e sostenibile, mettendo insieme 19 comuni e 64 musei del nostro territorio, uniti nel sistema museale Piceno. Oltre alle varie azioni previste, c’è tutto uno spazio di turismo sociale e accogliente per persone con disabilità e noi ce ne occupiamo. Infatti stiamo testando – anzi eravamo pronti con questa azione ma con il coronavirus ci siamo dovuti fermare – dei percorsi su quattro musei: il Museo della Sibilla di Montemonaco, dei Piceni di Montedinove, del baco da seta di Colli del Tronto e delle Icone Sacre di Castignano. In queste quattro strutture “pilota” noi creiamo una sorta di visita museale speciale».

FACCE DA MUSEO – Speciale per due aspetti: ad affiancare le guide ci sono accompagnatori con disabilità, le cosiddette “facce da museo”, e l’accessibilità al museo non è solo strutturale ma di contenuto. «Gli aspetti importanti – spiega Roberto Paoletti – sono da un lato che i nostri ragazzi, le nostre facce da museo, acquisiscono competenze finalizzate ad una professione nuova. Dall’altro, la visita è caratterizzata da una fruizione speciale. Abbiamo pensato, infatti, che non basti rendere i musei inclusivi eliminando le barriere architettoniche, ma dobbiamo occuparci anche della fruizione ai contenuti, dando la possibilità di capire cosa viene esposto. Il nostro intento è creare una mediazione artistica attraverso un atelier, dove il turista con disabilità si immerge; una sorta di laboratorio che gli fa comprendere meglio cosa ha di fronte. La facilitazione all’accesso dei contenuti può essere sia tattile per i non vedenti ma anche di tipo cognitivo. Ecco l’azione “Facce da museo” con una squadra di nove accompagnatori museali e i laboratori che sono stati creati dai nostri esperti. Speriamo di partire presto».

TG CORONA – Ma “La Casa di Asterione” non è stata ferma neanche in questo periodo di pandemia, arrivando perfino a guadagnare le cronache nazionali grazie al  TG Corona. «Mi stanno chiamando da Napoli, da Milano, Vita No Profit ne ha fatto un articolone l’altro giorno – racconta Paoletti – per parlare del TG Corona. Tutto è nato da quando i laboratori al Palafolli non sono stati più possibili e ci siamo inventati un format a distanza, con tutte le difficoltà del caso, prevedendo dodici  minilaboratori formati da gruppi di 4 o 5 ragazzi, nel corso dei quali stiamo producendo dei contenuti che poi riversiamo dentro al TG Corona. Questa è la nostra risposta alla quaranterna per poi ripartire. D’altra parte – conclude – nelle difficoltà, secondo me, si trovano spunti che non avresti mai immaginato. Adesso stiamo aspettando le linee guida per capire come e se organizzare i centri estivi».

 


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