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Senti come…tatua! Il dotwork di Giulia Cardinali

Giulia Cardinali, ascolana doc, ci racconta la sua esperienza da tatuatrice, parlando di illustrazioni e della sua tecnica particolarissima!
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di Francesca Aquilone

Giulia Cardinali ha 25 anni e lavora in uno degli studi di tatuaggi più prestigiosi in Italia, l’Inside Tattoo di Donna Mayla. Scopriamo come un giovane talento sia passato dalle illustrazioni per bambini ad una tecnica unica e praticata da pochissimi nel nostro territorio.

Giulia ci racconti la tua formazione?

«Ho studiato all’Istituto d’arte, indirizzo grafica pubblicitaria, ma avevo già un’impronta più illustrativa. Fin da bambina ho sempre disegnato, dipinto ovunque, avevo una vena artistica un po’ matta. Mi sono avvicinata alla fotografia ma è stata poco importante prima di entrare alla NEMO a firenze. Lì ho capito che volevo diventare un’illustratrice di favole per bambini».

 

E come sei arrivata alla persona che sei ora?

«Ho iniziato a cercare il mio stile, trovandolo lentamente tra arte tradizionale e digitale. Il mio primo lavoro sono state le illustrazioni per “Paco & Camelia – il mistero di Venere e altri segreti” in collaborazione con lo scrittore Francesco Ciai. Lì mi accorsi di non avere pazienza per stare dietro al mondo delle case editrici. Volevo fare altro e volevo farlo in fretta!»

Dai libri per bambini ai tatuaggi dunque?

«Ero molto tatuata e vedevo tatuatori che utilizzavano una tecnica simile al puntinato, come se fosse a matita e ho pensato di buttarmi.

Mi dava molta ansia pensare di avere una macchinetta in mano e tracciare sulla pelle delle persone un qualcosa che sarebbe rimasto per sempre. Mi ero sempre immaginata come illustratrice, ma mai tatuatrice!

Ho iniziato a tatuare a Firenze mentre facevo la pastaia: ho comprato il primo kit e il materiale. Poi ho cercato le mie “cavie”, disposte a farsi fare qualsiasi cosa. Non è semplice trovare qualcuno che ti dica “Prova-sperimenta-tatuami!”. Proprio così sono nate situazioni belle che mi hanno fatto dire “ok, facciamolo!”.

Ora ci sono più corsi, mentre io dovetti cercare un tatuatore per capire come muovervi e se il mio materiale fosse adatto

E devo comunque dire che non ho abbandonato del tutto le illustrazioni poiché lavoro ancora su commissione ad alcuni progetti!».

Come sei arrivata all’Inside Tattoo?

«Ho potuto fare il tirocinio da Donna Mayla, ma tutto iniziò da un incontro casuale. Lei mi ha conosciuta tramite un tatuaggio visto su una mia amica. Donna Mayla disse che l’idea era bella ma si vedeva che ero inesperta dalle linee tremolanti.

Ad una convention sono andata da lei con il mio book ma non avevo la qualifica quindi ho fatto un corso di 600 ore a Francavilla e poi sono stata presa da lei per il tirocinio! Inizialmente i rapporti non furono idilliaci, anzi, non ci eravamo proprio prese! Lei però mi ha cresciuta completamente a livello artistico e tecnico, direi non stilistico. Potrei definirla la mia mamma artistica, la mia insegnante e la mia leader. Siamo completamente diverse ma unite: immaginate me come un tenero cioccolato bianco, tranquillo, avvolgente, contrapposto ad un extra dark fondente. Ci bilanciamo!

Le devo tanto. Dopo due mesi di stage, ho avuto un contratto, la situazione è andata molto bene e sono stata presa ufficialmente come Resident Artist! Insieme a me ci sono Marco Lamolinara, Gianni Olimpio e, ovviamente, Donna Mayla».

 

Come state vivendo questa fase post Covid?

«La nostra categoria è stata abbandonata a sé stessa e ci sono state parecchie proteste dalle associazioni.

La realtà è che usavamo già quasi tutti i DPI previsti dai decreti. Tutto è stato sempre sanificato, sterilizzato, coperto con la pellicola oltre all’uso di guanti e mascherina, e adesso anche dei manicotti sopra al camice. La vera difficoltà ora è reperire i materiali a buon prezzo.

Stiamo godendo delle persone che devono recuperare i loro appuntamenti e tutti sono felici di tornare da noi. L’inside esiste da 25 anni, le persone sono tranquille, vanno a fiducia per la nomina dello studio e per le misure di protezione che abbiamo adottato. L’inside ha anche la fortuna di avere le cabine singole.

Forse ci sarà un calo verso l’estate visto che siamo in una località di mare..aspettiamo e vediamo!».

Come nasce un tuo tatuaggio?

«Esistono situazioni molto differenti. Alcune persone arrivano con una foto da pinterest (fonte di amore e odio per ogni tatuatore) e io cerco sempre di portare una persona a ragionare sul fatto che non rifarò mai qualcosa di già fatto, non esiste il copia e incolla, ma cercare di essere il più originale possibile. Adesso ad esempio va tanto la parola “resilienza”: io cercherò sempre di spingere verso un disegno che simboleggi la resilienza.

Ti può piacere il lettering certo, ma se vieni da me ti piacciono le mie illustrazioni, quindi perché non fare un disegno simbolico?

I clienti che più amo sono quelli che vengono e mi dicono: “ho portato una poesia, fai tu”, oppure “vorrei qualcosa che rappresenti amore e passione” e io cerco sempre di portare originalità».

Con questi clienti che rapporto si instaura?

«C’è uno scambio di idee, di pensieri. È un lavoro di squadra, e va a finire che conosci la persona e lei è disposta a conoscerti, si fida di me, di quello che io vedo per lei.

Spero di rimandare con i miei lavori ad un’emotività, i tratti sottili fini delicati, propri del dot work sono la mia firma».

Questa tua unicità ti ha salvata dalle richieste assurde che solitamente toccano ad un tatuatore?

«Sembra strano e lo dico anche col sorriso: le persone vengono da me per lo più a piangere. Il mio tratto è malinconicamente dolce e le persone vengono per sfogarsi, si sciolgono sotto la macchinetta. Essendo situazioni emotive ovviamente anche io mi sono a volte mi sono sentita molto coinvolta. 

Se ci pensiamo bene il tatuatore è un po’ uno psicologo in alcuni casi: ascoltare e capire chi ti sta di fronte è parte del nostro lavoro».


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