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Strage di Corinaldo,
chiesti oltre 100 anni di carcere
per la banda dello spray

ANCONA - Dopo quasi sette ore di requisitoria, le richieste in aula dei pm Gubinelli e Bavai per i sei componenti della gang presente alla Lanterna Azzurra la notte della tragedia. Gli imputati, come da loro ammesso, erano venuti appositamente per rubare collane. Sono stati definiti dai magistrati inquirenti «macchine da guerra»
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Souhaib Haddada

di Federica Serfilippi

Poco più di cento anni di reclusione. E’ la pena complessiva chiesta dalla procura per i sei ragazzi della Bassa Modenese considerati i componenti della banda arrivata alla Lanterna Azzurra di Corinaldo appositamente per rubare collane, dice l’accusa, con la tecnica dello spray al peperoncino.

Le richieste di condanna sono arrivate al termine della lunga requisitoria dei pm Valentina Bavai e Paolo Gubinelli, titolari dell’inchiesta aperta per associazione a delinquere, omicidio preterintenzionale, lesioni personali (anche gravi) e singoli episodi di furti e rapine commessi – stando alla pubblica accusa – nelle discoteche di mezza Italia.

Il luogo della tragedia

Le pene più alte sono state inoltrare per Ugo Di Puorto e Raffaele Mormone: entrambi rischiano 18 anni. Per Andrea Cavallari è stata chiesta una condanna a 17 anni e 3 mesi, 16 anni e 10 mesi per Moez Akari, 16 anni e 7 mesi per Souhaib Haddada e 16 anni e un mese per Badr Amouiyah. In totale, sono 102 anni e 9 mesi di reclusione. Gli imputati, presenti in udienza e reclusi in carcere da agosto 2019, sono stati definiti dalla procura come «macchine da guerra» facenti parte di una «realtà consolidata e professionalizzata» dedita alla commissione di rapine e furti nelle discoteche.

Gli imputati, stando a quanto riportato dal pm Bavai, non avrebbero mai avuto «una cesura rispetto alle continue condotte criminali» che potevano avvenire anche «due o  tre volte a settimana». La scorsa udienza, tutti e sei avevano smentito di far parte di un solo gruppo, sostenendo anzi l’arrivo a Corinaldo di ben tre bande differenti, rivali tra loro. La loro presenza alla Lanterna sarebbe stata del tutto casuale. Inoltre, tutti avevano smentito l’utilizzo dello spray all’interno del locale. Sulla bomboletta, i Ris hanno trovato l’impronta di Di Puorto. Diversa la ricostruzione dell’accusa, per cui invece si può parlare di associazione a delinquere.

Il pm Gubinelli ha parlato di «una realtà consolidata e professionalizzata di persone che agiscono come macchine da guerra nei locali di tutta Italia e anche fuori». Le attività di furto e rapine, ha continuato il pubblico ministero, «non sono incidenti di percorso o condotte casuali». E ancora: «La concezione di queste persone è che rubare in quel modo è una cosa bella, facile e senza rischio».  Stando alla procura, la banda – dopo lo spray – era pronta ad utilizzare anche il taser «acquistato da Cavallari». Il dispositivo era stato intercettato dai carabinieri nel corso di un controllo. «Pensate cosa sarebbe potuto accadere» ha detto il pm Gubinelli. L’eco della collega Bavai: «Per fortuna è stata evitata una seconda Corinaldo».

 

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Mormone

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Andrea Cavallari

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