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Maxi inchiesta sul riciclaggio,
Minichelli: «Mai rivelato segreti»
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OPERAZIONE BACKGROUND - Iniziati gli interrogatori di garanzia. Il militare ascolano delle Fiamme Gialle si trova ai domiciliari con l’accusa di corruzione (l’inchiesta è una costola di quella principale). Il suo legale: «Arrestato a due anni dai fatti, chiederò che venga annullata l’ordinanza». Oltre a lui compare anche il sambenedettese Marco Di Girolamo
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La conferenza per l’operazione Background

di Gianluca Ginella

«Non ho rivelato segreti d’ufficio, l’indagine era segretissima e condotta da alcuni colleghi che lavoravano chiusi in una stanza e non avrei avuto modo di venirne a conoscenza».

Il maresciallo Luigi Minichelli, 59 anni, ascolano, ora in servizio alla Guardia di Finanza di Ascoli, si è difeso così questa mattina davanti al gip Annalisa Giusti del tribunale di Ascoli, dall’accusa di corruzione e violazione del segreto di ufficio per aver rivelato, presume la procura, circostanze sull’indagine che riguarda una lunghissima serie di presunti reati finanziari che sono oggetto di una articolata indagine della Dda di Ancona.

Minichelli rientra in uno stralcio di quella maxi inchiesta che lunedì scorso ha portato in carcere 9 persone, e che è relativa solo alla questione della rivelazione di segreti di indagine. Oltre a lui in questo stralcio dell’inchiesta principale compaiono altre due persone (entrambe accusate di corruzione): Marco Di Girolamo, detto “Barone”, 61 anni, sambenedettese, al quale Minichelli, all’epoca dei fatti (avvenuti nel 2018) in servizio a Fermo, avrebbe rivelato le informazioni e che poi le avrebbe riferite al terzo indagato, Marco Cimorosi, ritenuto il capo dell’associazione a delinquere oggetto dell’indagine della Dda.

Per tutti e tre è stata disposta la misura degli arresti domiciliari (anche se Cimorosi è in carcere in base alla misura che è stata chiesta per l’indagine di Ancona). Il presunto leader del sodalizio sarà sentito venerdì mattina nel carcere di Montacuto di Ancona.

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L’avvocato Francesco Voltattorni

Intanto oggi Minichelli, difeso dall’avvocato Francesco Voltattorni, ha respinto le accuse. Ha spiegato che si trattava di una indagine segretissima «non potevo venire a conoscenza di cosa si trattasse». Conosceva Di Girolamo, al quale avrebbe rivelato i segreti, secondo la procura, ma non sa chi sia Cimorosi.

«Gli contestano di aver rivelato i segreti in cambio di soldi, ma di questi soldi non si sa come, quando, perché – dice l’avvocato Voltattorni -. Il mio assistito nega di aver mai preso un soldo da questi soggetti».

Il legale è pronto a fare ricorso: «Chiederò l’annullamento dell’ordinanza. Mancano i presupposti per farla. Mi pare abnorme che si possa arrestare qualcuno per un fatto che finisce nel giugno 2018, oltre due anni dopo. È un po’ a scoppio ritardato, diciamo».

L’interrogatorio del finanziere è durato 45 minuti, poi è stato sentito Di Girolamo, difeso dall’avvocato Roberta Alessandrini, che è anche il legale di Cimorosi. Di Girolamo si è avvalso della facoltà di non rispondere ma ha reso dichiarazioni spontanee negando quanto gli viene contestato.

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La conferenza stampa dell’operazione Background

L’INDAGINE PRINCIPE – Per la Dda di Ancona esisteva una presunta associazione per delinquere, creata dal montegranarese Marco Cimorosi, 46 anni, che avrebbe agito «impiegando una pluralità di società ed imprese allocate in Italia ed all’estero – si legge nel capo di incolpazione -, al fine di consumare una serie indeterminata di reati di bancarotta fraudolenta, riciclaggio e reimpiego in attività imprenditoriali di proventi di attività delittuose, autoriciclaggio, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, presentazione di dichiarazioni rilevanti ai fini delle imposte dirette e Iva infedeli, omessa presentazione delle dichiarazioni obbligatorie».

IL CAPO – Cimorosi: «In qualità di capo, promotore nonché finanziatore dell’associazione, si adoperava in maniera stabile e continuativa a gestire e sovraintendere le varie fasi dell’attività delittuosa, promuovendo la costituzione di società, in Italia ed all’estero, strumentali ai bisogni dell’associazione, curandosi di individuare i soggetti ai quali far ricoprire, solo formalmente, le cariche sociali delle predette che, di fatto, amministrava personalmente anche attraverso la diretta gestione dei conti correnti e delle linee di credito, delle operazioni di finanziamento intrattenendo i rapporti con i fornitori, con gli istituti di credito, gestendo i rapporti finanziari e organizzando la predisposizione delle fatture per operazioni inesistenti, a ricercare nuove società da coinvolgere nell’associazione anche partecipando agli incontri dai notai per la costituzione di società, della cessione o acquisizione delle quote».

Dalle intercettazioni è emerso inoltre come Cimorosi avrebbe voluto sfruttare anche i contributi statali previsti per le aziende in crisi dopo l’emergenza Covid.

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Gabriele Cofanelli

I “MACERATESI” – Tra gli arrestati del Maceratese ci sono Massimiliano Cimmino, 41 anni, residente a Civitanova e il padre, Pio Cimmino, 68, residente a Morrovalle.

A loro viene contestato, in qualità di organizzatori, finanziatori e capi di essersi adoperati nel gestire l’attività dei cosiddetti prelevatori, in cambio di 10mila euro mensili. Avrebbero accompagno i prelevatori, stessi nel momento in cui aprivano conti correnti alle Poste, e quando andavano a prelevare denaro contante. Soldi che, prosegue l’accusa, dovevano poi essere restituiti a Cimorosi.

Stessa contestazione viene mossa anche a Lucia Cocozza, 58, napoletana residente a Civitanova. Gli altri arrestati del Maceratese sono l’argentino Maximiliano Ivan Gonzalez, 36, residente a Potenza Picena e l’ex commercialista Endrio Mancini, 54, (radiato dall’albo). Secondo la Dda, Mancini avrebbe coadiuvato Cimorosi «nel gestire e sovraintendere le varie fasi dell’attività delittuosa, promuovendo la costituzione di società, in Italia ed all’estero, strumentali ai bisogni dell’associazione».

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Simone Santoro e Gian Luigi Boschi

Inoltre avrebbe individuato le persone alle quali far ricoprire, solo formalmente, le cariche sociali delle aziende.

GLI ALTRI ARRESTATI – In carcere sono finiti anche: Teresa De Las Mercedes Torres, 61 anni, residente a Sant’Elpidio a Mare; Domenico La Manna,  61, residente a Milano, Rodolfo Lattanzi, 57, residente a Torre San Patrizio. Gli arrestati sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati Gian Luigi Boschi, Simone Santoro, Gabriele Cofanelli, Ivan Gori, Paolo Carnevali.

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Luca Russo

BACKGROUND – Nel complesso l’indagine della Dda detta “Background” comprende 146 persone indagate. Si parla di un maxi giro di riciclaggio per 130 milioni di euro.

L’inchiesta è partita nel 2017 sotto la regia della Dda dorica a seguito di una segnalazione della Direzione nazionale antimafia e di elementi poi acquisiti dalle successive verifiche effettuate dalla Guardia di finanza di Ancona, Fermo e Civitanova e dallo Scico di Roma. Novanta le società coinvolte, sparpagliate in 9 regioni (Lazio, Veneto, Campania, Lombardia, Toscana, Valle d’Aosta, Emilia Romagna, Abruzzo e Marche).

Giovedì 30 luglio partiranno anche gli accertamenti tecnici disposti dalla procura su cellulari e pc, sono stati affidati al consulente Luca Russo.

 


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