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Padel, Nazario Scarpetti (Circolo Tennis Piceno) presenta lo sport del futuro

ASCOLI - Il pioniere del padel ascolano è il gradito ospite della nuova puntata di “L’altro sport”, che questa settimana va a conoscere più da vicino una delle discipline più in voga del momento. Semplice moda o fenomeno di massa?
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di Federico Ameli

C’è chi parla di rivoluzione nel mondo degli sport di racchetta, per alcuni è il tennis di domani. Per Nazario Scarpetti, presidente del Circolo Tennis Piceno, è innanzitutto una piccola soddisfazione personale.

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Fino a quattro anni fa, ad Ascoli, prendere in mano una racchetta voleva necessariamente dire giocare a tennis, o al massimo concedersi una partita a ping pong come fanno gli amici della VFL Virtus Ascoli (leggi l’articolo). Se ad oggi le cose sono un po’ diverse è anche grazie al coraggioso investimento del presidente Scarpetti, che nonostante la perplessità di appassionati e addetti ai lavori ha deciso di dare una chance a quella che qualche anno fa sembrava la moda del momento e che col passare del tempo si sta imponendo come un vero e proprio fenomeno di massa.

«Sono stato il primo – racconta con giustificato orgoglio Scarpetti – a portare il padel in città e a fare in modo che Ascoli avesse una struttura in cui praticare questo sport, pur contro la volontà di tutti, soci e semplici cittadini, che vedevano questa disciplina come una moda temporanea che ci avrebbe costretto a smantellare il campo nel giro di sei mesi.

Ammetto di essere testardo e di aver portato avanti il progetto contro tutto e tutti, ma devo dire che ad oggi, per la richiesta che c’è in città, persino il nostro secondo campo è insufficiente. Non è mai bello ricevere commenti offensivi e denigratori, il padel è un qualcosa a cui tenevo molto e l’enorme successo di questo sport smentisce con i fatti le parole di tanti ascolani».

Nazario Scarpetti (a destra) insieme agli assessori Dario Corradetti e Massimiliano Brugni in occasione dell’inaugurazione di due campi coperti nell’ottobre 2019 (Foto Vagnoni)

Sul fatto che i due campi da padel del Circolo Tennis Piceno siano sempre sold out ci fidiamo ciecamente: alzi la mano chi non ne ha mai quantomeno sentito parlare da un amico appassionato. Conoscerne le regole è un altro paio di maniche, ma per fortuna c’è Scarpetti a farci da Cicerone nel tutto sommato non così complesso universo del padel. Ci perdoneranno gli adepti più intransigenti, ma il termine di paragone non poteva che essere rappresentato dal ben più conosciuto tennis.

«La racchetta da padel è un po’ più piccola, così come il terreno di gioco, che con i suoi dieci metri per venti è circa la metà di quello da tennis. Il campo è delimitato da sponde composte da un mix di vetro e griglia metallica che fanno a tutti gli effetti parte del gioco: una volta che la palla ha rimbalzato a terra, i giocatori possono ricorrere alle sponde per rispedirla all’avversario, dando vita a scenari impensabili nel tennis tradizionale. Un’altra sostanziale differenza riguarda l’esclusività del doppio: non esiste il singolare, si gioca sempre due contro due, il che contribuisce a rendere le cose più divertenti».

Con tutta probabilità, è stato proprio questo mix tra tradizione tennistica e innovazione a fare breccia nel cuore del presidente Scarpetti, che ha avuto il merito di credere fino in fondo nel progetto dopo averlo sperimentato direttamente in Spagna, dove il padel spadroneggia ormai quasi incontrastato.

«La prima volta che ho giocato a padel è stata dodici anni fa a Valencia e non appena ho avuto la possibilità ho cercato di portarlo ad Ascoli. Mi sono battuto in prima persona finanziando le opere di costruzione del primo campo da padel della città e diventando istruttore nazionale, intuendo prima di tutti le potenzialità di questo sport che nasce in Argentina – anche se il primato assoluto in termini di strutture è detenuto dal Messico e risale al 1972 – e che col passare del tempo ha fatto il giro del mondo.

Parliamo di una disciplina che in Spagna, per numero di iscritti e campi dedicati, è il secondo sport nazionale dopo il calcio».

Un vero e proprio successo planetario quello del padel, che giustifica ampiamente l’entusiasmo e l’orgoglio del presidente del Circolo Tennis Piceno per quella che ad oggi in città rappresenta una delle intuizioni più felici degli ultimi anni, quantomeno in ambito sportivo.

«All’interno del circolo promuoviamo corsi di avviamento al padel grazie al contributo di istruttori qualificati. Ci limitiamo a fornire una formazione di base ai neofiti, senza per questo avere velleità di insegnare qualcosa in più a chi già conosce bene la materia.

In casi del genere, preferiamo affidarci a dei maestri di alto livello, solitamente argentini o spagnoli, organizzando degli stage tenuti da veri e propri esperti del settore. In questi giorni, ad esempio, abbiamo la fortuna di ospitare il maestro Andres Carlomagno, allenatore di diversi giocatori di primo piano in Italia».

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Una delegazione del Circolo Tennis Piceno in trasferta a Malaga, in compagnia del maestro Gustavo Machuca Perez e del campione juniores di Spagna Jairo Bautista

A questo punto, è più che lecito domandarsi cosa spinga giocatori di ogni età, non necessariamente a loro agio con la racchetta in mano, a prendere letteralmente d’assalto i campi del Piceno, quando invece il più nobile e antico tennis fatica a trovare consensi al di fuori della cerchia degli habitué. Da pioniere del padel, Nazario prova a fornire una sua spiegazione.

«Parliamo di uno sport molto più semplice e intuitivo rispetto al tennis. Per fare un esempio, quattro ragazzi che non hanno mai visto una racchetta in vita loro sono in grado di divertirsi già alla prima partita. Ovviamente, a un livello più avanzato serve anche una buona dose di tecnica, ma tra neofiti è più che sufficiente riuscire a colpire la palla e mandarla dall’altra parte.

È un po’ come un racchettone, chi gioca si diverte e non vede l’ora di tornare a giocare. Nel tennis, invece, dove la tecnica è il punto di partenza, la situazione è completamente diversa: due esordienti privi di un’infarinatura di base getterebbero la spugna già alla prima partita perché non sarebbero in grado di oltrepassare la rete.

Come dicevo, nel padel amatoriale basta un po’ di buona volontà per divertirsi, fermo restando che per competere a livelli più alti serve un po’ più di padronanza nel gesto tecnico. A questo proposito, il mio istruttore, nonché allenatore della Nazionale, ripeteva sempre che fare un colpo che esula dai canoni del manuale del padel va più che bene se si riesce a fare punto, concetto inammissibile nel tennis.

Inoltre, a mio avviso anche il fatto di giocare in doppio rende il gioco più divertente e soprattutto aggregante: si ha sempre un compagno con cui affrontare le difficoltà ed esultare dopo un punto, un fattore da non sottovalutare nell’ambito della componente ludica».

Al di là dell’aspetto più spiccatamente amatoriale e dilettantesco, il circuito sportivo del padel contempla un’organizzazione molto simile a quella del tennis, con tornei federali che danno punteggio nell’ottica di una classifica generale divisa per categorie. Nel corso degli anni è stato istituito anche un campionato a squadre, a cui il Circolo Tennis Piceno partecipa prendendo parte al campionato di Serie D.

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La squadra del Circolo Tennis Piceno nel maggio 2018, all’esordio nel campionato di Serie D

Per ovvi motivi, agli occhi dei padri fondatori del padel il tennis rappresenta il classico fratello maggiore da cui prendere spunto, ma cosa pensano i puristi della racchetta di questa disciplina che sta prendendo sempre più piede anche nel nostro territorio? Senza troppi giri di parole, Scarpetti ci mette di fronte alla cruda verità.

«Tra i tennisti c’è molta diffidenza, per loro giocare a padel significa snaturare uno sport nobile e antico. Per questo motivo, generalmente, preferiscono starne alla larga. Io ho una mia personale teoria a riguardo: sono dell’idea che la maggior parte di loro, dopo aver provato il padel, abbia paura di poter abbandonare il tennis, come hanno già fatto in molti. Capita spesso, anche perché a una certa età il tempo libero a disposizione non è molto ed è normale che le persone preferiscano impiegarlo per divertirsi.

Negli anni scorsi ne ho sentite davvero di tutti i colori: chi accampa scuse paragonando il padel a quello che rappresenta il calcetto rispetto al calcio vero e proprio, per altri invece è solo una moda del momento, ma sono fermamente convinto che si sbaglino e i fatti mi stanno dando ragione.

A breve il padel diventerà una disciplina olimpica, il movimento è in continua crescita in tutto il mondo e l’Italia non fa eccezione. Tanto per fare un esempio, a Roma ci sono ben 600 campi dedicati al padel, ma riuscire trovare posto il giovedì sera senza aver prenotato con almeno una settimana di anticipo è un’impresa quasi impossibile».

Nel panorama sportivo nazionale a tema padel, quella di Ascoli costituisce una splendida realtà in rapida espansione. «Abbiamo la fortuna di avere un campo coperto – il secondo del nostro circolo – unico nel suo genere nel raggio di 100 chilometri, una struttura bella e funzionale che rappresenta un’eccellenza del nostro territorio. Anche la prima struttura, all’aperto, ha rappresentato una svolta per lo sport della nostra città, si tratta di un’opera che quattro anni fa era quasi fantascientifica.

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Il campo scoperto da padel del Circolo Tennis Piceno

Visto il grande seguito ottenuto nel giro di pochi anni, nella prossima primavera abbiamo in programma di realizzare un terzo campo, per permettere a sempre più persone di conoscere questo sport e di divertirsi insieme».

Nell’attesa che il progetto veda la luce, non resta altro che provare a cimentarsi con pallina, racchetta e sponde nei due campi del Piceno. Guai a non prenotare in tempo utile, però: la concorrenza sembra piuttosto agguerrita.


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