di Stefania Mistichelli
Era la fine dell’estate 2016 quando, all’indomani del terremoto che ha devastato il centro Italia radendo al suolo interi centri abitati, un gruppo di ragazzi – radunati grazie all’iniziativa del Sermig di Torino e la Pastorale Giovanile Diocesana – trasformava il cortile della parrocchia del Cuore Immacolato di Maria in un luogo di preparazione panini per i tanti volontari che ogni giorno si recavano sui luoghi colpiti.
«Quello è stato il primo nucleo dell’associazione Laboratorio della Speranza – racconta Gianluca Santo, un operatore della segreteria – nata ufficialmente nel dicembre dello stesso anno. Infatti in quel periodo nella parrocchia del Cuore Immacolato di Maria c’era un’iniziativa con il Sermig, quindi erano tantissimi i giovani che si misero da subito a servizio, anche vivendo esperienze davvero forti, come prestare servizio d’ordine all’obitorio. Siamo partiti da quella esperienza forte raccogliendo, in seguito, tanti giovani. Quasi subito sono partite le prime attività nelle tende e man man che il gruppo prendeva corpo sono state promosse iniziative di formazione o di intrattenimento, animazione delle liturgie, laboratori ludico educativi, grazie anche al lavoro di volontari con competenze specifiche, come pedagogisti e psicologi. Primo grande obiettivo dell’associazione, presieduta da don Paolo Sabatini, fu fare rete anche nel marasma di aiuti che arrivavano».
Fortemente sostenuta dal vescovo di Ascoli Giovanni D’Ercole, il Laboratorio della Speranza è un’associazione di ispirazione cristiana che ha avuto il merito di supportare e coordinare anche le diverse azioni attuate dai sindaci nella gestione dell’emergenza. «Quando le popolazioni si sono trasferite dalle tende negli alberghi della costa – racconta Gianluca Santo – il laboratorio si è organizzato di conseguenza con azioni di ascolto e di sostegno allo studio, alla genitorialità e agli anziani; ce n’erano veramente tanti che popolavano le nostre montagne. Quando c’è stato questo passaggio, è emersa la necessità di costituirsi ufficialmente come associazione, per poter fare rete con le istituzioni e coordinarci anche con altre realtà come PsyPlus, Albero della Vita onlus, La miniera delle Arti e, in un primo momento, anche le Acli».
Il lavoro dei volontari è continuato durante la lunga sequenza sismica e successivamente, quando dopo l’estate del 2017 gli acquasantani sono potuti cominciare a tornare nel loro paese. «A differenza di Arquata che ha subito una vera distruzione – spiega Santo – i territori di Acquasanta, Roccafluvione, Venarotta, Montegallo hanno subito gravissimi danni. Una differenza piccola ma che ha permesso alla popolazione di tornare. Per esempio, molti acquasantani sono potuti andare a vivere a Centrale che, collocata su una solida base di travertino, ha avuto pochi danni. Ad Arquata hanno dovuto aspettare la SAE, con tutto quello che ha comportato».
Tanti i progetti che hanno caratterizzato il lavoro dell’associazione, che negli anni si è avvalsa anche della collaborazione di professionisti come Micaela Gasparrini e Margherita Anselmi. Tra questi spicca quello di Botteghe della Speranza con sede ad Acquasanta Terme. «Il progetto è partito grazie ad un crowfunding con Fondazione Vodafone e Sermig di Torino e il contributo di tanti altri grandi e piccoli donatori- racconta Gianluca Santo – e si può definire un progetto di tradizione e innovazione, per proporre formazione al lavoro, accompagnamento allo studio per i giovani, laboratori educativi per i bambini. La nostra sede, che ha cominciato ad operare a dicembre 2017, è diventata un punto di ritrovo per la comunità intera. Durante l’estate abbiamo fatto i grandi Campus organizzati per bambini e ragazzi di questi paesi con la partecipazione di tantissimi volontari (distribuiti tra gli alberghi della costa e i vari paesi). È stata un’esperienza forte anche di Chiesa, con i ragazzi provenienti dagli oratori e dalle associazioni ecclesiali che hanno offerto una settimana delle loro vacanze per venire ad aiutare. I volontari facevano campo base nella parrocchia di Villa S. Antonio e facevano formazione anche loro stessi. In questo primo anno, forte è stata la collaborazione forte con L’Albero della Vita onlus. Gli anni successivi è stata ripetuta l’esperienza con le Settimane della Visitazione, sempre gratuite».
Nella sede di Aquasanta diversi sono stati i corsi professionalizzanti proposti alla popolazione, da quello di cucito a quello di falegnameria, frequentati non solo dai giovani ma da tutti i coloro che, nonostante l’età, hanno voluto rimettersi in gioco. Da citare anche i percorsi di sviluppo per la rinascita pensati per le piccole e medie imprese: una proposta formativa del progetto Botteghe della Speranza realizzata in collaborazione con “Live Srl” legata all’UNIVPM, Diocesi di Ascoli , Confartigianato e Progetto Policoro, cui hanno partecipato docenti del calibro del professor Gian Luca Gregori (attuale rettore della Politecnica) e Danilo Scarponi.
Da un paio d’anni è, inoltre, attiva la collaborazione con il comitato sisma Centro Italia Confindustria CGIL CISL e UIL. «In particolare – spiega – abbiamo organizzato un corso di editing digitale nel comune di Folignano e negli ultimi due anni ci hanno dato un contributo per il Campus Antichi Mestieri organizzato ad Acquasanta sia l’anno scorso sia quest’anno. Quest’anno oltre al comitato sisma Centro Italia c’è stato anche l’aiuto della Caritas all’interno del progetto Radici nel Futuro»
A fine 2019 l’associazione, con i suoi diciassette soci e guidata da un organo direttivo composto da don Paolo Sabatini (presidente), Emi Spinucci (vice presidente), Chiara Occhionero, don Alberto Fossati e don Giuseppe Felicetti, si è fermata per guardare quanto fatto e progettare il futuro. «Era necessario un piccolo stop per fare la quadra del progetto. Saremmo dovuti ripartire a marzo, ma purtroppo c’è stato il problema sanitario». Sistemata la sede di Botteghe in corso Schiavi ad Acquasanta (che riaprirà a breve) e dopo aver dato luce ad una costola dell’associazione, la cooperativa sociale Botteghe della Speranza (che durante il lockdown ha contribuito, tra le altre cose, producendo mascherine), oggi il Laboratorio della Speranza sta mettendo le sue Radici del futuro.
«Radici del futuro è un progetto di Caritas nazionale di inclusione e formazione sociale – spiega Gianluca Santo – che vuole coinvolgere tutte e tre le diocesi terremotate del centro Italia: Ascoli, San Benedetto e Fermo. Ad Ascoli i partner sono Caritas diocesana, associazione Betania, il Laboratorio della Speranza e le cooperativa sociale Botteghe della Speranza. Il progetto consta di tre macromomenti: un’azione trasversale di animazione territoriale che comprende la mappatura del territorio di Arquata, Acquasanta, Venarotta, Roccafluvione e Montegallo, attraverso interviste a parroci, amministratori, imprenditori, commercianti, famiglie eccetera; un’azione di formazione di operatori delle varie compagini e comunità che andiamo a toccare; un’azione sociale ed educativa di supporto e accompagnamento allo sviluppo del territorio e accompagnamento psicologico».
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