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Un libro per celebrare
i 150 anni dell’Anisetta Meletti

ASCOLI - La nascita del celebre liquore all'anice risale al 20 settembre 1870 ad opera del quattordicenne Silvio Meletti. Oggi l'azienda è guidata dalla quinta generazione della famiglia ascolana: «Il legame con la città è stato sempre fortissimo»
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Da sinistra Aldo, Mauro, Silvio e Matteo Meletti

di Renato Pierantozzi

Dalla bottega dei genitori via Pretoriana dove il quattordicenne Silvio Meletti inventò l’Anisetta ai film con Sofia Loren e l’esposizione nei più esclusivi negozi di liquori di New York senza dimenticare il Caffè di piazza del Popolo. Domani, 20 settembre, lo storico liquore ascolano compie 150 anni.

Il fondatore Silvio Meletti

«Dai documenti in nostri possesso -afferma Matteo Meletti, quinta generazione della famiglia ascolana da sempre al timone dell’azienda- e in particolare da una lettera di nonno Silvio che invitava alla festa per i 50 anni dell’azienda in programma il 20 settembre 1920, abbiamo ricostruito la data del 20 settembre 1870 che coincide anche con la breccia di Porta Pia. E’ un traguardo sentito per l’azienda, per la famiglia ma anche per la città di Ascoli visto che il legame e l’identificazione sono stati sempre fortissimi».

E così per celebrare l’anniversario, la famiglia Meletti ha deciso di scrivere un libro sulla storia centenaria della Ditta, definita “l’aristocrazia dei liquori italiani”. Il volume, presentato naturalmente al Caffè Meletti, è stato scritto e prodotto dall’editore ascolano Domenico Capponi al termine di un lavoro di ricerca storica (tra l’archivio aziendale, quello di Stato  di Ascoli, quello nazionale di Roma e altre fonti private e dei maggiori mass media italiani) durato due anni.

«Il compleanno -continua Matteo Meletti– è servito anche per riorganizzare l’archivio e ritrovare curiosità, aneddoti relativi a quello che è il liquore più antico d’Italia. I genitori di Silvio Meletti erano già dei distillatori e la sua creazione ebbe subito successo visto che nel 1878 ricevette i primi premi e l’anno successivo diventò fornitore della Real Casa.

Matteo Meletti

Abbiamo ritrovato anche foto di cartelloni pubblicitari con il nome Meletti e di Ascoli presenti sulle piste da sci di Cortina, Courmayer e della Val Gardena a testimonianza dell’attenzione alla comunicazione che il fondatore ha sempre avuto.

C’è poi forse l’aspetto meno conosciuto relativo all’impegno sociale di Silvio Meletti che è stato per 30 anni presidente della società di mutuo soccorso che all’epoca era il welfare per le classi più disagiate. Anche mio nonno Silviano ha guidato per 17 anni la Camera di Commercio di Ascoli. Il libro sarà disponibile tra una decina di giorni in libreria e nei maggiori store».

«Non è semplice raccontare 150 anni di storia -aggiunge Mauro Meletti– anche se in azienda e in famiglia c’è stata sempre attenzione a conservare la memoria per tracciare la rotta per il futuro. Abbiamo anche trovato foto inedite grazie alle testimonianze di familiari di persone che avevano lavorato in azienda come nel caso della visita dal Papa in occasione del 1° maggio 1950».

«Il motto aziendale scelto da Silvio Meletti “per aspera ad astra” (attraverso le asperità fino alle stelle) mi ha attirato e colpito tantissimo -dice l’autore Domenico Capponi– a testimonianza anche delle capacità e della determinazione del messaggio fondatore che ancora oggi è un esempio per gli imprenditori soprattutto quello giovani.

Da sinistra il medico e storico ascolano Augusto Agostini e Silvio Meletti

Tra i tantissimi documenti trovati ed episodi che abbiamo ricostruitone me ne è rimasto impresso uno in particolare. Meletti aveva spinto i contadini della zona ad impiantare coltivazioni di anice che prima erano rare.

Purtroppo poco dopo si diffuse un bruco che mise a rischio tutti i raccolti. Di fronte alla soluzione degli esperti di estirpare i campi con conseguente rovina per i coltivatori, Meletti si mise a studiare e trovò un metodo per salvare i raccolti».

«Ringraziamo chi ci ha preceduto -conclude Aldo Meletti, quarta generazione della famiglia insieme al fratello Silvio- come nel caso di mia nonna Anna Maria Chiari che rimasta vedova del marito guidò l’azienda da vera e propria donna manager. E poi nostro padre Silviano nel periodo 1990-2005 con i sacrifici fatti per l’azienda».

 


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