Al microfono il sindaco Marco Fioravanti
di Andrea Pietrzela
Come ricostruire le aree interne ed i piccoli comuni colpiti dal terremoto per ripopolarli e per far ripartire il territorio dell’Appennino tramite il turismo e grazie al buon vivere che lo caratterizza. Questo, in sintesi, è stato il dibattito promosso da Officina Italia(un progetto di Carsa, The thinking company, e di Symbola, Fondazione per le qualità italiane), che è tornata in città con “Il Piceno: ricostruzione, comunità, buon vivere”, una tre giorni di panel alla Pinacoteca Civica volta a creare sinergia e una rete di collaborazione tra istituzioni, personaggi di spicco, professionisti del settore, università e cittadinanza tutta.
FIORAVANTI – A fare gli onori di casa ci ha pensato il sindaco di Ascoli Piceno Marco Fioravanti: «Il nostro primo obiettivo è quello di focalizzare l’attenzione sulla ricostruzione, che ha spazzato via i sogni e la fiducia di gran parte del territorio a causa di anni di immobilismo – esordisce il primo cittadino – Noi vogliamo dare una spinta sia dal basso, anche attraverso dibattiti come questo di Officina Italia, per cercare di trasmettere il giusto spirito per la ricostruzione e la volontà di costruire un futuro, sia dall’alto, con un nuovo modello economico che abbiamo lanciato pre-Covid e che viene accelerato dalla pandemia in atto.
L’essere umano non sarà più strumento del mercato ma sarà protagonista, non dovrà più rincorrere il modello economico ma, insieme all’ambiente e alla città, essere al centro di un nuovo disegno per generare economia.
Ascoli deve essere una fonte d’ispirazione e punto di riferimento per tutta l’area montana, noi vogliamo tendere la mano a tutto il territorio piceno che rappresenta una ricchezza di cui disponiamo e non un malato che necessita di assistenza.
L’intervento del sindaco Fioravanti
Lo smart-working ci avvantaggia: con il lavoro che va sempre di più verso uno sviluppo di tipo telematico, il cittadino vuole scegliere dove poter vivere e vuole vivere bene. Nei nostri luoghi tutto ciò è possibile, ciò che dobbiamo fare è soltanto connettere Ascoli al mondo ed il mondo ad Ascoli. Miriamo a costruire un progetto nuovo, anche se c’è bisogno di impegno, di pazienza, di coinvolgimento e di risorse che non devono essere vanificate come purtroppo è successo spesso in passato. Dobbiamo andare dal centralismo al glocal: il piccolo e il bello deve essere competitivo a livello nazionale e internazionale».
ACQUAROLI – Sulla stessa linea l’Acquaroli-pensiero: «In questi mesi più di una volta abbiamo affrontato la ricostruzione come elemento essenziale per ridare vita a parte della nostra Regione, dalla quale non possiamo prescindere – spiega il neo Presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli collegato con la Pinacoteca in video call – eccellenze paesaggistiche, storia, arte e tradizioni incontrano una qualità della vita molto alta.
Serve capacità per valorizzare i borghi e per rinforzare e destagionalizzare il turismo, serve un modello di sviluppo che sappia incrociare diverse politiche e diversi attori. In tanti mi hanno chiesto se era in progetto un assessorato esclusivo per la ricostruzione, io ho sempre detto che la ricostruzione non può essere esclusiva di un solo assessorato.
C’è anche bisogno di politiche di rilancio fiscale, dobbiamo creare le condizioni per innescare dei circuiti che favoriscano di pari passo la ricostruzione sia materiale che immateriale. L’economia deve tornare florida, perché altrimenti si va incontro definitivamente verso il fenomeno di spopolamento regionale che in realtà è già in atto. Noi crediamo che gli Appennini e la zona del cratere possano essere fondamentali non solo per la Regione ma anche per l’Italia intera».
L’intervento di Legnini in video call
LEGNINI – Il Commissario Straordinario per la ricostruzione nei territori di delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria Giovanni Legnini, infine, fa un riassunto di quanto accaduto finora: «Strada facendo, a me era parso sempre più chiaro quali potevano essere gli ambiti nei quali esercitare interventi di radicali cambiamento senza dover ricominciare dall’inizio: raddrizzare un albero storto è più difficile che piantare un nuovo albero.
Noi però ci siamo, perché le procedure sono state ridisegnate e rese più semplici possibili. Lo abbiamo fatto non solo sotto il profilo procedurale ma anche sotto quello del contesto urbanistico: l’ordinanza 107, ad esempio, costituisce un vero e proprio atto di coraggio nel settore. I piani attuativi ad oggi sono pochi, ma sono affiancati da programmi speciali per la ricostruzione che consentono a chiunque di dotarsi degli strumenti giusti per ripartire.
Per quanto riguarda i professionisti, noi abbiamo fatto il massimo con la distribuzione dell’eco-compenso e con l’ordinanza delle nuove tariffe che è stata appena firmata. Abbiamo aperto lo sportello per il sisma per fare sempre più chiarezza ed è stato istituito un fondo strutturale per stabilizzare i tecnici del cratere, almeno i primi. Il quadro si va componendo, quel senso di precarietà che caratterizzavala procedura pubblica istruttoria si sta modificando.
Ora però occorre che ognuno eserciti fino in fondo la responsabilità che le norme di legge richiedono: mi riferisco a tutti, dai sindaci, agli uffici, ai tecnici. Spero che ciascuno dei protagonisti ne sia profondamente consapevole, perché non basta fare le regole ma poi occorre che ciascuno degli attori coinvolti faccia la sua parte. I fondi europei ci mettono di fronte non solo di fronte ad un’opportunità, ma ad un imperativo: di fianco alla ricostruzione è necessario che si sviluppi un processo di rinascita economica e sociale».
Parla Fabio Renzi della Fondazione Symbola, co-organizzatore dell’evento. Al centro del tavolo Roberto Di Vincenzo, Presidente di Carsa e coordinatore di Officina Italia
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