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La Coldiretti sostiene il circo
ma lancia l’allarme:
«Le aziende agroalimentari
sono a rischio»

ASCOLI - La Coldiretti Ascoli-Fermo ha donato quintali di fieno in rotoballe a circensi e animali, bloccati in città dall'ultimo Dpcm. Ma la presidente regionale lancia l'allarme: «Tante aziende agroalimentari del territorio sono a rischio, essere zona arancione non ci aiuta»
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Le rotoballe di fieno consegnate dalla Coldiretti al circo Madagascar

 

Ben 50 quintali di fieno per aiutare e sostenere settanta persone e più di cento animali. È stata questa la consegna speciale effettuata dagli agricoltori di Coldiretti Ascoli-Fermo e destinata ai protagonisti del Circo Madagascar, bloccati ad Ascoli, a Monticelli, e impossibilitati a lavorare per via delle misure di contenimento del Covid.

Un aiuto ai circensi è stato quello degli agricoltori e degli allevatori piceni, che segue le consegne avvenute nel periodo di lockdown quando già si era risposto presente alle difficoltà del settore.

IL CIRCO – Difficoltà che riguardano in primo luogo la cura ed il sostentamento degli animali, spese fisse che gli artisti devono sostenere anche se non hanno la possibilità di lavorare. Coldiretti, già attiva la scorsa primavera in soccorso dei circhi fermi in Regione e degli animali del “Parco Zoo” di Falconara (Ancona), non si è tirata indietro nemmeno stavolta.

«La Coldiretti è sempre vicina alle imprese che sono vicine al mondo agricolo – spiega Maria Letizia Gardoni, la presidente regionale di Coldiretti Marche in questo caso c’è stata una richiesta specifica del circo, così abbiamo deciso di allertare gli agricoltori per raccogliere un po’ di fieno».

LA DIFFICOLTÀ DELLE AZIENDE – Ma le difficoltà, purtroppo, non riguardano solo i circensi. L’occasione è stato motivo di dibattito per evidenziare le condizioni in cui versano numerose aziende agricole, anche loro messe in ginocchio dal periodo pandemico. La chiusura della ristorazione a livello regionale è un danno per tutte le aziende agricole fornitrici di ristoranti e bar (produttori di vino, carni, formaggi, olio e verdure). Dopo l’esperienza primaverile in cui le aziende si sono reinventate per garantire la produzione e la vendita di cibo, la “zona arancione” è una decisione che rischia di dare il colpo di grazia a diversi settori agroalimentari regionali.

«È la tempistica dell’annuncio che ci ha lasciato perplessi – denuncia la Gardoni – la notizia è arrivata dopo che le attività agrituristiche avevano già preso prenotazioni e avviato il lavoro della domenica. In questi mesi i ristoratori hanno adottato rigide misure anti-covid con un impegno economico aziendale non indifferente, la nuova chiusura va ad aggravare una situazione già compromessa. Servono subito ingenti misure di sostegno, liquidità per le imprese colpite con meno chiusure e più controlli per far rispettare le norme».

LE INIZIATIVE – Sono subito partite, dunque, alcune iniziative per cercare di salvare il salvabile. «In questi giorni abbiamo concordato con la Regione l’apertura di altri due fondi per agriturismi e allevamenti bovini, vogliamo continuare a lavorare su questo fronte almeno fino alla fine della fase emergenziale – conclude la presidente di Coldiretti Marcheci rivolgiamo infine ai consumatori delle Marche e alla grande distribuzione affinché prediligano acquisti di prodotti marchigiani, per sostenere la filiera e per scongiurare lo spreco di cibo». Tra le misure chieste da Coldiretti c’è l’inserimento immediato degli agriturismi, a livello nazionale, nel Fondo ristorazione da 600 milioni di euro per ottenere contributi a fondo perduto fino a un massimo di 10.000 euro, da destinare ovviamente all’acquisto di prodotti agroalimentari nostrani.

a.p.


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