«Violenza sulle donne, preoccupante il numero di casi che avvengono nelle Marche, 471 l’anno scorso. E per una vera parità di genere servono servizi a sostegno della famiglia e della conciliazione tra tempi di vita e di lavoro».
E’ il quadro fatto dall’assessore alle pari opportunità Giorgia Latini. L’occasione è la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Latini oggi presenterà alla quarta commissione consiliare il rapporto su ciò che accade nelle Marche.
«Dai dati raccolti nei 5 centri antiviolenza delle Marche in relazione all’anno 2019 risulta un lieve calo dei nuovi contatti (-11,8%) ma i 471 casi segnalati sono comunque un numero davvero preoccupante -prosegue l’assessore Latini-. Si tratta in media di 6 donne ogni 10.000 abitanti che salgono a 8 nella provincia di Pesaro (30% dei casi sul totale regionale)».
«La violenza solitamente si sviluppa in ambienti domestici, mentre sono pochissimi i maltrattamenti sul lavoro (2%) -continua-. Le caratteristiche della vittima e del maltrattante delineano profili personali tipicamente “normali” non riconducibili ai connotati del disagio sociale. Per questo, e per la sua dimensione trasversale, la violenza di genere è un fenomeno complesso che va approfondito nello studio delle sue dinamiche e affrontato tramite un approccio multisettoriale che solo una rete organizzata può supportare. In questi anni sono stati fatti sicuramente dei passi avanti, le donne si stanno affermando sempre più in tutte le professioni, ma restano delle evidenti disparità soprattutto quando si tratta di ruoli apicali e stipendi».
Latini sottolinea la necessità di un cambiamento culturale: «La Regione nell’interpretare il ruolo di indirizzo, programmazione e coordinamento delle attività contro la violenza alle donne, in collaborazione con l’ampia rete territoriale costituita, deve affrontare la lotta mettendo in campo azioni di prevenzione e sensibilizzazione che agiscano soprattutto nei confronti delle nuove generazioni, sapendo che, il cambiamento culturale è alla base della crescita del rispetto nei confronti delle donne e dell’educazione alla parità di genere. Al cambiamento culturale va affiancata ovviamente, un’efficiente azione di programmazione e supporto alla continuità e alla stabilità dei servizi, i quali, ad oggi, sono risultati essere concretamente utili alla donna per uscire dal suo vissuto violento. Nel contempo, occorrerà avviare azioni innovative sul versante dell’autore della violenza al fine di evitare la vittimizzazione secondaria delle donne stesse e dei loro figli».
I dati confermano che nelle Marche la violenza si sviluppa all’interno del quotidiano familiare della donna. La relazione problematica si instaura in contesti affettivi di coppia, dove sia la donna che il maltrattante hanno un’età media tra i 39 e i 58 anni, sono di nazionalità italiana, hanno un livello di istruzione medio alto e sono per lo più occupati in modo stabile.
La rete dei servizi e delle strutture residenziali nelle Marche è composta da 5 Centri Antiviolenza e 8 strutture residenziali che hanno dato ospitalità nel 2019 a 108 donne e 11 minori per un totale di 11.949 giorni di ospitalità totali. Le donne hanno passato in media 50 giorni nelle Case rifugio, i minori in media 74 giorni. Oltre il 90% delle ospiti provenivano dalle Marche.
Altra questione è quella di avere davvero parità di genere. «Le donne per poter arrivare ad una vera parità di genere hanno bisogno di servizi di welfare a sostegno della famiglia, dei figli minori e della conciliazione tra tempi di vita e di lavoro-dice Latini-. Alla base di tutto è però essenziale un cambiamento culturale a partire dalle nuove generazioni».
«Insieme all’assessore alla sanità Filippo Saltamartini stiamo studiando nuove misure di welfare a sostegno della donna nella gestione della vita quotidiana tra figli, lavoro e spesso anche anziani bisognosi di assistenza -è la conclusione-. Procederemo infine al più presto, pandemia permettendo, al rinnovo del Forum Permanente contro le molestie e la violenza di genere, importante luogo di confronto tra le istituzioni, le associazioni e la società civile».
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