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Ascoli: la scommessa
persa di Pulcinelli
e il mese di fuoco
per Delio Rossi

SERIE B - Dopo l'esonero di Zanetti e metora Stellone, è andata male con Abascal, bene con Dionigi e male con Bertotto. Dal 4 dicembre al 4 gennaio nove partite che segneranno la stagione dei bianconeri. Poi il mercato per cercare una punta e, soprattutto, sfoltire la rosa
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di Andrea Ferretti

La corsa l’ha vinta Delio Rossi, il secondo allenatore più anziano (dopo Pillon) che faceva parte della lista di circa venti nomi di tecnici in procinto di prendere il posto di Bertotto dopo il disastroso 1-1 interno con l’Entella. Dopo la classica rinnovata fiducia che non si rifiuta a nessuno (con gli allenatori equivale al pre-licenziamento), e il ko di Venezia, stavolta il patron Pulcinelli e i suoi collaboratori-consiglieri (forse il dg Ducci, due volte forse il ds Bifulco) sono andati sull’usato sicuro seguendo le diverse migliaia di persone che, fin dall’esonero di Zanetti dello scorso anno, speravano che per la guida tecnica dell’Ascoli fossero bandite parole come esperimento e scommessa.

Pulcinelli, convinto di fare il bis dopo la scelta (felice) di Dionigi, avrà detto “ci riprovo, vuoi vedere che mi va bene pure stavolta?”. Ma ha clamorosamente sbagliato e, probabilmente, anche capito.

Dopo Zanetti aveva chiamato Stellone che in effetti la B la conosceva ma che ha lasciato traccia solo per gli amanti delle statistiche. Poi c’è stata la super scommessa di Abascal, allenatore giovane e preparato ma ancora acerbo per la B.

La storia di Costantino Rozzi (il presidentissimo siamo certi ci perdonerà solo per averlo citato) che affidò la squadra a uno sconosciuto Carlo Mazzone, ex capitano costretto al ritiro da un brutto infortunio, meglio lasciarla ai ricordi indelebili dei 122 anni dell’Ascoli.

Delio Rossi ha appena fatto colazione al Bar Angelini di corso Vittorio Emanuele. Lì davanti c’è la sede dell’Ascoli, dove lo aspettano per la firma

Delio Rossi non difetta in esperienza e nemmeno in carattere. E’ ancora negli occhi di tutti quella volta che, alla guida della Fiorentina, nel 2012 prese a sberle un calciatore (Ljajic) appena sostituito che aveva avuto qualcosa di troppo da dirgli. Immagini che da otto anni lo “perseguitano” e che hanno fatto il giro del mondo.

Per il 60enne tecnico riminese, che fa questo mestiere da trent’anni ed ha allenato una quindicina di squadre tra Serie A e Serie B, quell’immagine è molto riduttiva rispetto alla sua onorevole carriera.

Ad Ascoli non ci sarà bisogno di trovare il Ljajic di turno. Rossi trova invece una squadra che, se sistemata bene in campo e con le giuste motivazioni (Dionigi aveva saputo infonderle, Bertotto forse no), può fare anche molto bene.

Una squadra che ha un tallone d’Achille confermato non solo dai numeri. Ovvero la mancanza di un attaccante vero, in grado di segnare una decina di gol. Il mercato di gennaio, sia in entrata ma soprattutto in uscita, è alle porte.

E Rossi non farà certo come un suo vecchio predecessore (Mialich) che nel campionato di B 1976-1977 subentrò a Riccomini apportando una bizzarra novità: Magherini sempre mezzala ma col numero 9, Villa sempre centravanti ma col numero 10. Un paio di mesi e Rozzi richiamò Riccomini. 

Ora non c’è tempo da perdere. La situazione è rimediabilissima. L’Ascoli ha giocato solo otto partite. Deve recuperare quella di Pisa, prima di una incredibile serie che per Rossi è una prova del fuoco: nove partite in un mese, dal 4 dicembre al 4 gennaio. Dovrà essere il mese dell’Ascoli. Il mese di Delio Rossi.


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