di Luca Capponi
«Come tantissimi, temo per il mio lavoro. Ho nostalgia del palco, degli abbracci, delle emozioni: dobbiamo attendere. Eppure proprio in questi giorni ho ricevuto l’invito per una nuova tournée in Giappone nel 2022. Mi sembra un miraggio lontano, è una speranza alla quale mi aggrappo, ma sono convinto che tutti, prima o poi, torneremo al nostro lavoro, ancora più carichi di energia».
Un libro, un programma tv e un…”incidente” davanti alla statua di Bernini. Giovanni Allevi è “in the jungle”. Una giungla di pensieri, emozioni, sensazioni. E soprattutto musica.
Il compositore torna ad Ascoli per una puntata di “Allevi in the jungle”. La nuova avventura, stavolta televisiva, che lo vede girare l’Italia e che, appunto, tra le tappe ha fissato anche la sua città natia, a cui di recente ha dedicato il brano “Back home”.
Del progetto per il piccolo schermo, che girerà tra le cento torri mercoledì 2 dicembre, è lui stesso a parlare.
«Premesso che io non ho alcuna attitudine ai social perché non amo mostrarmi per un problema di autostima, durante il primo lockdown mi sono lanciato con incoscienza in una serie di sette dirette Facebook tra filosofia e pianoforte -spiega Allevi-. Tra coloro che si sono messi in ascolto c’erano i pazzi genialoidi della Twisterfilm di Roma, una delle agenzie di produzione video più innovative e sperimentali, votata al linguaggio pubblicitario di livello cinematografico. Dal nostro incontro è nato “Allevi in the jungle”, una docuserie che non so paragonare a nulla. Uscirà su RaiPlay prima di Natale».
Fa strano vederlo davanti a una telecamera, al timone di un programma tv, un mondo apparentemente distante dal suo modo di essere.
«Il bello è proprio questo! -continua- Sono fondamentalmente asociale, timidissimo, riflessivo, amo la musica e la filosofia, amo stare in disparte. Mi ritrovo invece a girare per le strade di diverse città italiane, circondato da una troupe numerosa, per incontrare in video degli artisti ribelli, visionari e sovversivi. Ed è bellissimo! Li ascolto, li incalzo, cerco la scintilla, la motivazione che ha fatto loro scegliere la libertà, la poesia. Mi esaltano, mi commuovono. E’ importante quello che dicono, soprattutto oggi. La squadra delle riprese video, dai tecnici, al regista e gli autori, è composta principalmente di giovani di grandissimo talento. Tutto questo è “Allevi in the jungle”, una esperienza nuova, forse irripetibile, che sono sicuro lascerà il segno».
Come sempre però, quando si tratta del buon Giovanni, il colpo di scena è dietro l’angolo. E stavolta ha preso fattezze di marmo e bronzo dorato, trasfigurato da un capolavoro dell’arte mondiale.
«La paura del virus, la ripresa dei contagi, lo sconforto generale, mi avevano assalito in una pausa delle riprese, mentre ero a Roma -racconta Allevi-. Sono voluto andare allora a vedere una statua del Bernini, situata in una chiesa non troppo distante dall’hotel: l’Estasi di Santa Teresa d’Avila. La sua visione mi ha scosso a tal punto che, una volta uscito, sono caduto a terra davanti a tutti. Ho vissuto così la mia prima esperienza di Sindrome di Stendhal. Ora ho una costola rotta, ma sono felice».
Ma la televisione non è l’unica novità dal mondo Allevi. Il Nostro ha infatti recentemente pubblicato “Revoluzione – Innovazione, follia e cambiamento” (Solferino), libro che va ad arricchire la sua nutrita galleria di carta.
«Il lockdown è stato un momento drammatico e al tempo stesso straordinario: per molti ha rappresentato l’occasione di una espansione della mente -conclude-. In questo clima di riflessione, ripensamento e di ascolto interiore, ho scritto il mio saggio filosofico “Revoluzione”, in cui affronto un percorso di ricerca spregiudicato senza pormi alcun limite. Attraverso le sue parole voglio afferrare, in un’ottica nuova, il senso del sacro, del sublime, del femminile e della follia».
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