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«La Regione arretra,
le donne avanzano»
La battaglia per il diritto all’aborto

COLLI DEL TRONTO - Nella mattinata di sabato 9 gennaio proteste in tutte le Marche. L'associazione "Qualcosa di sinistra" dura con la giunta Acquaroli e l'assessore Latini: «Hanno travalicato un confine che pensavamo non fosse travalicabile»
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«Le parole, irricevibili, dell’assessora Latini hanno evidenziato qualcosa che a noi era già molto chiaro: il corpo delle donne continua ad essere terreno di propaganda e di cattive narrazioni, a scapito del nostro diritto di scelta, come capacità di decidere di sé e come tutela della nostra salute, sessuale e riproduttiva».

Lo striscione esposto a Colli

La protesta di oggi ha riguardato gran parte del territorio marchigiano. Alla base ci sono alcuni provvedimenti che la Regione vorrebbe adottare in materia, nonché alcune dichiarazioni dell’assessore Giorgia Latini ritenute incongrue.

A manifestare, anche l’associzione “Qualcosa di sinistra” di Colli del Tronto.

«Ci piacerebbe poter dire all’assessora che i consultori non si toccano, che l’aborto farmacologico deve essere garantito (soprattutto in un momento pandemico), che questa giunta regionale sta cercando di demolire le virtuose esperienze consultorie e ambultaroriali marchigiane -spiegano Paula B. Amadio e Paola Cantalamessa-. La verità è che i consultori marchigiani sono strutture cannibalizzate da un’obiezione di coscienza massiccia e consolidata. La somministrazione della pillola abortiva Ru 486 non ha mai davvero preso piede; solo il 6% delle interruzioni di gravidanza, nelle Marche, avviene con metodo farmacologico, fanalino di coda di un dato nazionale già deprimente, il 21%».

«La giunta Acquaroli, nelle parole e nella persona dell’assessora Latini, ha travalicato un confine che pensavamo non fosse travalicabile -continuano da “Qualcosa di sinistra”-. Oggi, in tutte le Marche ed anche a Colli prendiamo, ancora una volta, posizione e parola: nessuna interferenza dello Stato nel rapporto delle donne con il proprio corpo. I consultori devono essere a tutela delle donne, della loro salute sessuale e riproduttiva, attraverso le buone pratiche di educazione, contraccezione, possibilità di decidere quando essere madri e di compiere scelte informate e consapevoli».

La chiusura lascia poco spazio a dubbi: «Questa è guerra».

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