«Noi non ci saremo». E’ lo slogan scelto dagli avvocati della Camera Penale “Ugo Palermi” di Ascoli Piceno per disertare, simbolicamente, l’inaugurazione dell’anno giudiziario svoltasi oggi e limitata nelle presenze fisiche a causa dell’emergenza covid.
A spiegare i motivi del dissenso ci pensa il presidente dei penalisti ascolani, l’avvocato Mauro Gionni.
«La cerimonia di inaugurazione del presente Anno Giudiziario -spiega Gionni- differirà da quelle precedenti, poiché la presenza fisica sarà limitata ai soli “protagonisti istituzionali” in osservanza delle esigenze di prevenzione e contenimento del contagio da Covid-19.
L’avvocato Mauro Gionni
Per tali ragioni, ossequiosamente, “noi non ci saremo”.
Tuttavia, vogliamo richiamare l’attenzione sui temi che hanno segnato l’anno da poco conclusosi e che persistono anche in quello che sta iniziando».
Che cosa non va nello specifico?
«L’anno 2020 -continua- si è aperto con l’entrata in vigore della osteggiata riforma sulla prescrizione, in relazione alla quale la nostra battaglia è stata solo temporaneamente sospesa per l’emergenza sanitaria ancora in corso. In ragione della pandemia, inoltre, abbiamo assistito all’introduzione del sistema “da remoto” sia della celebrazione dei processi che dell’espletamento degli interrogatori, nonché al tentativo di imporre tale modalità anche nello svolgimento delle udienze d’appello in camera di consiglio.
Il proliferare di norme emergenziali è apparso, talvolta, quale grimaldello per scardinare i principi del giusto processo, con compressione del diritto di difesa, garantito non solo da norme processuali, ma da superiori norme Costituzionali».
Gli avvocati annunciano anche le loro priorità per il 2021.
«L’anno 2021 -continuano i penalisti del Foro di Ascoli- ci vedrà pertanto uniti e compatti nel sostenere questioni che da tempo l’Avvocatura mette sul tavolo del confronto. A partire dalla ragionevole durata del processo, attraverso una riforma puntuale e organica; il sovraffollamento carcerario; l’opposizione al diniego a forme alternative di detenzione per reati contro la Pubblica Amministrazione. E ancora: la riforma dell’ordinamento giudiziario, nel segno della separazione delle carriere dei magistrati e dell’introduzione di forme di responsabilità professionale; la strenua difesa del principio dell’oralità del processo, dell’immutabilità del giudice e del doppio grado di giudizio.
Su questi temi -concludono- non cesseremo di far sentire la nostra voce, stimolando confronti costruttivi con gli operatori della Giustizia.
Ci opporremo a interventi legislativi contrastanti con i principi del giusto processo, in strenua difesa di quei principi costituzionali che rappresentato il patrimonio irrinunciabile della nostra cultura giuridica».
rp
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