«I disabili sono sempre gli ultimi»:
mamma coraggio chiede il ripristino
del trasporto per il centro diurno

ASCOLI - Il servizio è stato interrotto a marzo per il lockdown. Chiusa anche la struttura che però nel frattempo è ripartita. Gina D'Andrea: «Ho chiamato più volte l'assessore comunale alle politiche sociali, ma non ha saputo darmi una data. A questo punto, pretendo anche di usufruire dell'andata e ritorno, non solo solo del ritorno come facevo prima»
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Davide Cangemi

di Stefania Mistichelli

Una quarantena senza fine è quello che si trovano ad affrontare le persone con patologie croniche o con disabilità e le loro famiglie. Condizioni spesso aggravate dalla sospensione, durante il lockdown, dei servizi che, in condizioni di normalità, fungono da sollievo per i parenti e di sostegno e aiuto di vario tipo per gli utenti stessi.

E se adesso tanti servizi sono potuti ripartire, la situazione è ancora difficile per tanti. Un’importante testimonianza in questo senso è quella di Gina D’Andrea, madre di un ragazzo con una disabilità grave e affetto da una patologia rara.

«L’unico servizio del Comune di cui usufruivo per quanto riguarda mio figlio, che purtroppo è disabile gravissimo – racconta – era il trasporto di ritorno dal suo centro diurno. Premetto che Davide frequentava il centro soltanto per motivi ludici nella sessione pomeridiana e che mi sono adattata, nel senso che ho sempre pagato la retta intera nonostante andasse solo mezza giornata, perché lui ha diverse problematiche sia fisiche che a livello di nutrizione, quindi ho scelto di non dare agli operatori l’onere di cambiarlo né di dargli da mangiare, ci ho sempre pensato io e mi dà una mano anche mia figlia che è una terapista.

L’unico servizio di cui ho usufruito a titolo gratuito era il trasporto di ritorno del Comune, visto che l’andata era prevista solo per il mattino e non per il turno pomeridiano».

A marzo, la chiusura di tutti i servizi ha bruscamente interrotto questa quotidianità così preziosa per Davide e per la sua famiglia.

«Devo dire che il centro diurno si è adoperato subito per riattivare il servizio appena è stato possibilecontinua la signora D’Andreama io sia per paura, sia perché fare il tampone a mio figlio era una problematica abbastanza grande, per un anno l’ho tenuto a casa, con tanta fatica perché comunque, a parte mia figlia che lavora, non ho aiuti.

Infatti, è vero che, a gestirlo bene, Davide è la persona più amorevole del mondo. Però adesso si è isolato parecchio, ha chiuso anche la piscina dove mia figlia gli faceva la fisioterapia. Dopo un anno il ragazzo sta avendo delle difficoltà cognitive importanti quindi, finito il picco influenzale, ad aprile, lo vorrei reinserire, naturalmente facendo sempre il tampone molecolare ogni 15 giorni a mie spese, anche perché l’infermiera che viene a casa oramai conosce Davide».

Il problema nasce qui e riguarda il nodo dei trasporti. «Mi sono informata sul fatto del trasporto per il ritorno, perché vorrei portarlo sempre al solito orario del pomeriggio, ma del trasporto non se ne vede la luce.

Ho chiamato più volte l’assessore alle politiche sociali, mi ha sempre assicurato che il trasporto ripartirà, mai io vorrei capire quando. A questo punto, visto che è la mia prima lamentela di questo servizio e visto che i disabili sono sempre gli ultimi, gli invisibili, io pretendo, per un diritto di mio figlio che non usufruisce di nulla, il trasporto di andata e ritorno, visto che al centro diurno si fanno i turni mattina e pomeriggio.

Se il problema è attivare più pulmini per trasportare i ragazzi per garantire il distanziamento, che il Comune si organizzi per fare più corse».

 


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