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Capitale della cultura, l’idea
di Rinaldi: «10 parchi e laboratori
tutto l’anno nelle chiese chiuse»

ASCOLI - Le proposte del presidente di “Italia Nostra”. «E' augurabile che sia assicurato il coinvolgimento, nella modalità che si riterrà  opportune, delle associazioni culturali cittadine , del mondo della scuola ed in particolare di quello universitario». «Si dovrà individuare un elemento unificante  per definire l'immagine della città»
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di Franco De Marco

E’ il presidente della sezione di Ascoli di “Italia Nostra”, il professor Gaetano Rinaldi, a fornire subito un contributo di idee, anche interessanti, alla costruzione del progetto di Ascoli capitale italiana della cultura 2024. Cronache Picene è pronta ad ospitare le idee e le proposte di associazioni, operatori, istituzioni e organizzazioni varie per dar vita ad una raccolta a 360 gradi di elementi utili al raggiungimento dell’obiettivo.

Presidente Rinaldi, su quali binari bisognerebbe muoversi per Ascoli Cultura 2024?

«E’ da ritenersi, in primo luogo, che una ipotesi progettuale per risultare vincente non si debba  limitare alla indicazione delle tante e pur pregevoli  testimonianze artistiche ed architettoniche di cui la città e il territorio sono ricchi. Né ad elencare le tante e variegate manifestazioni che nel corso di ogni anno vengono proposte e realizzate. Si dovrà invece individuare un elemento unificante di tutto ciò che si propone che valga a definire  una immagine, una finalità, una prospettiva, che distingua e qualifichi la città come un modello da prendere come esempio virtuoso delle modalità di risposta alle sfide di un mondo in rapida trasformazione, di come si possano superare   le criticità prodotte dalla pandemia che ha colpito il mondo intero e cosa occorre fare per ridare vitalità alle aree interne  del nostro territorio in una condizione di grave deprivazione demografica,  economica e sociale,  aggravata per giunta, per le aree interne del Centro Italia,  dal verificarsi degli eventi sismici.

Non sarà sufficiente basare la candidatura sulle eccellenze del patrimonio artistico, architettonico, urbano e naturalistico o sulle bontà delle manifestazioni, pur di rilievo, che già distinguono il panorama culturale della città. Si dovrà, invece, indicare quale cultura  possa porsi come volano per invertire il senso di marcia  e avviare un processo virtuoso di sviluppo responsabile, solido e duraturo».

Quale ruolo per il centro storico di Ascoli considerato tra i più affascinanti d’Italia?

«Si deve rilevare che la presenza degli  elementi pur pregevoli ed importanti presenti in città non hanno evitato che si  producesse  per la parte interna del nostro territorio,  ed in particolare per il prestigioso centro storico,  un processo drammatico di perdita di ruolo, una progressiva  deprivazione demografica , economica e sociale, una progressiva  desertificazione  delle attività commerciali. E certamente non ha  ridotto se non in termini residuali la gravità del fenomeno un certo incremento  del turismo di tipo escursionistico che non ha determinato  una sostanziale inversione del senso di marcia dell’inquietante fenomeno. E’ sufficiente  constatare la chiusura  di tanti esercizi commerciali, l’abbandono e il degrado di  palazzi nobiliari di grande pregio (basti pensare, per esempio, al grandioso Palazzo Saladini Pilastri). Ma  il fenomeno che in maniera  più drammatica  conferma  questo fenomeno è la presenza di un numero rilevate di edifici di culto (in una nostra nota ne indicammo circa 25) in condizione di abbandono, di uso incongruo e comunque non più fruiti da una comunità che  in realtà non è  più presente nel centro storico.

La candidatura di Ascoli quale Capitale della cultura deve essere una occasione per affrontare queste vitali problematiche in maniera innovativa . Deve tradursi, cioè, nella individuazione di quale  cultura possa diventare  il volano che permetta la rivitalizzazione della città, del suo centro storico ed insieme delle aree interne del Piceno».

Quali sono secondo lei le linee di azione concreta da mettere in campo?

«Rivitalizzazione, rinascita, resilienza, ricostruzione, rinnovamento. Per raggiungere questi obiettivi esaltanti si deve elaborare  un progetto che miri alla valorizzazione sistemica di tutte le testimonianze di civiltà della città e del territorio, da quelle urbane a quelle artistiche, a quelle architettoniche, a quelle naturali e paesaggistiche, a quelle artigianali sino a quelle delle tradizioni. Da tempo Italia Nostra ha elaborato concrete proposte  e, nell’ambito del progetto del Distretto delle Risorse e Testimonianze di Civiltà delle Terre della Primavera Sacra e della Riviera delle Palme, ha proposto la realizzazione di dieci parchi culturali ed ambientali. Alcuni di questi Parchi riguardano proprio la città di Ascoli indicata, in maniera evocativa, come Giardino di Pietra.

Un altro Parco, proposto in maniera esemplare da un gruppo di lavoro coordinato dall’ingegner Stefano Odoardi,  è quelle della Nuova Montagna dei  Fiori. A questi vanno aggiunti i Parchi dei sistemi fluviali del fiume Tronto e del Castellano, quello della Montagna dell’Ascensione, dei Calanchi e dei Geositi e l’altro delle Ville nobiliari picene».

Come si potrebbero utilizzare, con una idea nuova, i tanti contenitori culturali della città?

«Penso in particolare alla realizzazione di laboratori o botteghe magari da sistemare nelle chiese chiuse al culto o nei tanti numerosi edifici di qualità di cui la città è ricca. Laboratori di teatro, musica, danza, pittura, scultura, fotografia, gastronomia, letteratura, storia, filosofia, eccetera. Tenuti da maestri riconosciuti. Aperti a tutti e funzionanti a rotazione tutto l’anno.

Privilegiando in questo modo la sviluppo del turismo, della conoscenza e degli scambi culturali. Estendendo la realizzazione dei laboratori anche al territorio contiguo alla città, dal Colle San Marco alla Montagna dei Fiori, dalla Montagna dell’Ascensione al sistema dei corsi d’acqua che circondano la città sino alle prestigiose ville nobiliari ancora presenti nella Valle del Tronto, per realizzare percorsi alla scoperta degli angoli naturalistici, dei paesaggi di stupefacente fascino e  della tradizionali colture agrarie e di nicchia che ancora la sapienza la sapienza e l’amore di antichi coltivatori continuano  a tenere vive.

Tutto ciò permetterebbe di presentare  una cultura del territorio viva, responsabile, coinvolgente, solida e duratura che sicuramente potrebbe creare le condizioni per una  esisto positivo nella gara concorsuale».

«La sezione di Italia Nostra – conclude Rinaldi – esprime la più viva soddisfazione per la decisione  di proporre la candidatura di Ascoli quale Capitale della cultura per il 2024 e per la costituzione di una  comitato  composto da personalità di grande competenza e prestigio che, ne siamo certi , saranno in grado di elaborare una progetto di grande spessore per concorrere con possibilità di successo nella impegnativa sfida.

E’ peraltro augurabile che  sia assicurato il coinvolgimento, nella modalità che si riterrà  opportune, delle associazioni culturali  cittadine , del mondo della scuola ed in particolare di quello universitario, per l’elaborazione in maniera concorde di ipotesi progettuali in grado di rendere veramente competitiva la candidatura della città».

 


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