di Luca Capponi
Se un lato positivo si vuole trovare, si trova. Il Carnevale che non c’è, quello del maledetto Coronavirus, almeno un merito ce l’ha: in una bella giornata di sole, dopo il freddo pungente del weekend, ha restituito la piazza ai bambini.
Maschere, coriandoli, sorrisi e corse a più non posso nel salotto buono. Meno colorato del solito, senza le macchiette dei grandi, è divenuto territorio preferito del divertimento dei piccoli. Che è un po’, anzi tanto, anche il nostro.
Nell’ultimo giorno della festa, martedì grasso, si chiude una festa che di fatto non è mai iniziata. Effetto strano, surreale. Non era mai successo. Si spera non accada più.
In uno spazio che fino all’anno scorso era pieno come un uovo di allegria e spensieratezza. Lontano, almeno per sei giorni l’anno, dai dispiaceri della vita di tutti i giorni. Il Carnevale è anche questo. Non solo piazza del Popolo, ma anche piazza Arringo, piazza Simonetti e tutte le vie del centro ribollivano di migliaia di visitatori.
Ma oggi, tra un lockdown e una zona gialla, tra divieti e paura, una piazza a mezzo servizio (anzi, meno di mezzo…) sembra comunque un bel segnale di vita.
I locali, almeno fino all’orario consentito (le 18), hanno lavorato e rivisto un barlume di normalità. E chi non ha rinunciato alla puntatina in piazza ha potuto trovare un po’ di sollievo, un pizzico di socialità e calore. Rigorosamente a distanza e in protezione.
Tutto sotto l’occhio vigile di Municipale e Carabinieri, che stavolta hanno potuto constatare il rispetto delle regole; tutto sembra essere filato liscio da questo punto di vista. Finalmente.
Plauso anche a chi, comunque, si è mascherato, nonostante tutto: quest’anno la festa si è “spostata” sul web, ma un manipolo di valorosi ha perpetuato la tradizione del Carnevale ascolano, anche nel suo anno più nero, scendendo in strada.
Dal giocatore ex Ascoli Ardemagni (punzecchiato per il suo “tuffo” durante la recente partita contro la Reggiana) fino al marito che prova a…comprare la luna alla incontentabile moglie, solo per citarne due. Ma sono tanti quelli che hanno provato a tenere alto l’onore. Il Carnevale di Ascoli non morirà mai anche grazie a loro.
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